giovedì 23 aprile 2009

ALTRI CASI DI MORTE E MALATTIA

Dopo i casi resi noti il 3 marzo 2009 (un caso di morte, 5 di gravi infortuni) si è avuto notizia di altri 2 casi di morte e 4 di malattia.

Tra i casi di morte quello di un militare di Milano deceduto per leucemia nel 2007, il militare era stato impiegato in Somalia nella Operazione Ibis nel 93. Altro caso quello di un carabiniere di Cattolica che aveva operato nel poligono di Fossano (Cuneo) morto per un tumore ai polmoni. Tra i casi di malattia quello di un militare di Napoli, paracadutista e bonificatore NBC, ammalatosi di un linfoma di Hodgkin, che aveva operato in Somalia nella missione Ibis nel 93. E ancora un caso di un militare che aveva operato anch’egli in Somalia nel 93, ammalatosi di linfoma (10 linfomi su una gamba e uno sul dorso).

Altri due militari, uno che ha operato in Sardegna nel poligono di Decimomannu ammalatosi di un tumore e ancora un Sottocapo di Marina, di Palermo, che ha partecipato alla operazione Enduring Freedom ammalatosi di un linfoma di Hodgkin.

Da osservare che se il numero di casi di malattia era nel 2007 di 1991, come rese noto il GOI (Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare) alla Commissione di Inchiesta Senatoriale sull’uranio impoverito, ora il numero ha superato quello dei 2.000, una cifra veramente preoccupante. E’ da mettere in rilievo il numero dei casi che sono stati resi noti circa le operazioni condotte in Somalia. Ciò avviene dopo la sentenza del Tribunale di Firenze del 17 dicembre 2008, relativo appunto ad un caso verificatosi in Somalia. Finora ufficialmente la Somalia era stata esclusa dalle zone operative da considerarsi a rischio di uranio impoverito, tanto che i casi della Somalia erano stati esclusi dalle analisi delle Commissioni Mandelli.

C’è anche da notare, in relazione a questi casi, che si verifica, a più di 10 anni di distanza, che per alcuni di questi non si ha ancora una decisione circa la “causa di servizio” per la quale dovrebbero probabilmente essere sufficienti 3 mesi di tempo. Inoltre viene richiesta la sussistenza della “causa di servizio” quando la Legge 308/81, che regola gli infortuni anche per le missioni all’estero, prevede che sia sufficiente la molto più ampia condizione di “in continuità di servizio”.

Falco Accame

La Class Action per le vittime di possibile contaminazione da uranio

Vorrei portare l'attenzione su un elemento sul quale non si pone abbastanza l'accento, a mio avviso. Tutti coloro che hanno perseguito le vie legali hanno ottenuto sentenze favorevoli. Il vero problema è che possiamo parlare dei nostri morti per settimane, mesi, anni, sensibilizzsre l'opinione pubblica, rendere sempre più consapevoli coloro che fino ad oggi hanno vissuto ignorando questi fatti terribili.

In ultima analisi però, le Istituzioni ci impongono di ricorrere agli studi legali, agli avvocati. Ci impongono di affrontare cause lunghissime, sempre con l'incertezza di una sentenza avversa. In caso poi di sentenze favorevoli, gli enti che hanno rilasciato i provvedimenti da noi impugnati ricorrono al grado successivo di giudizio. Questo significa affrontare spese enormi, che la maggior parte degli ammalati di cancro e dei loro familiari non sono in grado di affrontare. Il caso di Marica è emblematico.

Chiediamo allora al governo di sbloccare la legge sulla "class action", ossia la causa comune, che consentirebbe ad un gruppo di persone con lo stesso problema di farsi rappresentare, da un unico legale, con un evidente vantaggio e risparmio per i ricorrenti.

Chiediamo al governo perchè la legge è bloccata alle camere da mesi, perchè è stato presentato un emendamento che consentirebbe solo a chi ha un' istanza "identica" di ricorrere allo stesso legale? Questo significa annullare totalmente il significato della legge. Infatti, quanti di coloro che sono morti, come mio marito, sono deceduti al luglio del 1999 per un tumore cerebrale?

L'alternativa alle cause civili, ai ricorsi, alla legge insomma, qual è? Stare qui a parlare tra di noi? Incatenarci ai cancelli del Ministero della Difesa?

Daniela Volpi

martedì 21 aprile 2009

"La verità sulla morte di Atonino Caruso". Scrive la moglie da undici anni senza risposte

Le Istituzioni, delle quali fino ad oggi ho avuto profondo rispetto, stanno danno risposte contradditorie e prive di logica, nonostante la grancassa della propaganda dica che tutti hanno ottenuto, o otterranno a breve, ciò che competeva loro.

Mio marito è deceduto nel 1999, ufficilale dgli incursori paracadutisti, uno stato di servizio costituito da continue missioni all'estero, a partire dal Libano nell'anno 83-84, giovane tenente, e continuare in tutti i teatri di guerra intenazionali Somalia, Ruanda, Bosnia, per finire nel reparto rianimazione dell'ospedale del Celio, ridotto ad una larva.

Nel 1998, già provato dalla malattia, egli stesso inoltrò una domanda per il riconoscimento della causa di servizio. Il mese scorso, dopo undici anni di attesa, ho avuto la risposta, NEGATIVA.
Per la medesima patologia della quale è morto mio marito, glioblastoma multiforme, i familiari di un altro militare deceduto hanno ottenuto il riconoscimento della causa di servizio.

Una vita dedicata allo Stato, per il quale gli uomini come mio marito, che compiono questa scelta, non esitano a sacrificare tutto, a partire dagli affetti. Undici anni di attesa, mio figlio, che ha visto morire suo padre, nel frattempo è diventato un uomo. Sono furiosa, date eco per favore ad un fatto come questo che non esiterei a definire SCANDALOSO.

Il Sig. Garofalo ha tutto il mio affetto e la mia comprensione.

Daniela Volpi

domenica 19 aprile 2009

"16 anni di silenzi sulla morte di mio figlio"

Volevo segnalarvi per l'ennesima volta il silenzio assordante che si è creato attorno alla vicenda di mio figlio Alessandro in relazione all'utilizzo di munizionamento all'Uranio impoverito.
Sulla sua vicenda ci sono TRE INTERROGAZIONI PARLAMENTARI: la prima, datata
febbraio 2001, presentata dall'attuale presidente del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia on.BALLAMAN, la seconda del sen. MALABARBA, la terza interrogazione è a doppia firma degli on.RUGGERI e BURCHIELLARO (tutto visibile su internet).

Sulla vicenda di mio figlio vi è anche un servizio di denuncia della RAI andato in onda
nell'Aprile 2002. Sulla questione Uranio impoverito sono state istituite una commissione scientifica presieduta dal prof.MANDELLI che ha chiuso i lavori con un "eccesso statisticamente significativo di Linfomi di Hodgkin". Sono state istituite due commissioni parlamentari
di indagine che hanno chiuso i lavori con il "nesso di probabilità " cioè nel dubbio si riconsce.

Sono 16 anni che sono in attesa di giustizia e di un riconoscimento per mio figlio ma ad
oggi non ho saputo ancora nulla,voglio sapere se mio figlio è morto per la patria..!
Nereo Garofalo

venerdì 17 aprile 2009

CONTINUA LA SERIE DELLE VITTIME: UN MORTO, NUMEROSI CASI DI MALATTIA FINORA IGNOTI

Una madre scrive da Milano: “Roberto è morto di leucemia due anni fa lasciando una moglie e un bimbo di tre anni. Vorrei sapere se è possibile inoltrare una domanda di risarcimento per mio nipote, almeno una certezza economica” Il militare è stato in Somalia nel 93-94 con la missione Ibis.

C’è da chiedersi in proposito come è possibile che non venga data alcuna assistenza ai familiari di questi militari vittime di possibile contaminazione da uranio impoverito e perchè che non ci si preoccupi di far conoscere loro e alle loro famiglie le procedure per la richiesta di un risarcimento. E’ possibile che si debba far ricorso alla magistratura per ottenere dei risarcimenti come nel recente caso del paracadutista Giambattista Marica?

Altre segnalazioni recentemente pervenute di grave malattia riguardano: un militare che è stato impiegato nel poligono di Decimomannu in Sardegna, ammalato di un tumore, un militare in missione in Somalia del 93 che riferisce: “Mi hanno diagnosticato dei linfomi che si sono manifestati in 10 su una gamba e 1 sul dorso. Da 10 anni non mi è pervenuta una risposta certa”. Anche a questo proposito si pone la domanda: quanti anni occorrono per avere una risposta circa l’attribuzione o meno della causa di servizio? Nel caso del capitano della Folgore Antonino Caruso, deceduto per un tumore al cervello, e che avanzò domanda di causa di servizio nel 1998 mentre era malato, sono passati oltre 11 anni, senza avere ancora una risposta. Ancora un militare di Napoli che è stato impiegato in Somalia (giugno 92 – maggio 93) paracadutista e bonificatore NBC, nel 92 si è ammalato di un linfoma di Hodgkin a sclerosi modulata, un militare della Marina di Palermo che ha partecipato alla operazione Enduring Freedom, nel 2005 si è ammalato di linfoma di Hodgkin. E infine un militare che ha operato nel poligono di Fossano, Torino, si è ammalato di tumore.

Da osservare che i numerosi casi verificatisi in Somalia sono stati del tutto esclusi dalle relazioni della Commissione Mandelli.

Falco Accame

giovedì 9 aprile 2009

Morto militare calabrese dopo missioni nei Balcani

(ANSA) - PAOLA (COSENZA), 9 APR - E' morto di cancro a 28 anni, Francesco De Seta, militare di carriera tra gli alpini a Vipiteno (Bolzano), al quale il male era stato diagnosticato di ritorno da una missione in Kosovo. Il giovane, che era stato piu' volte nei Balcani, e' deceduto a Paola, sua citta' d'origine, dove si sono svolti i funerali alla presenza di un picchetto d'onore dell'Esercito. Da tempo De Seta aveva subito ricoveri in diversi ospedali, ma le sue condizioni si erano aggravate nell'ultimo mese.

Del caso si e' occupato il blog di denuncia Vittimeuranio.com, che dal 2007 si occupa dei rischi legati all'uranio impoverito, curato dal giornalista Francesco Palese. ''I familiari - ha affermato Palese - chiedono adesso di fare luce sulla morte del giovane militare, consumatasi in maniera veloce dopo il rientro dall'estero. Quella di De seta e' solo l'ultima di una lunga serie di morti sospette legate alla possibile contaminazione da uranio impoverito''. ''E' il primo caso - ha aggiunto Palese - di militari calabresi che si sospetta possano essere rimaste vittima dell'uranio impoverito''. (ANSA).