sabato 9 aprile 2011

Poligoni: lettera aperta al Presidente Costa

Gentile Presidente,

L’Anavafaf ha seguito con grande interesse la visita della Commissione da Lei presieduta a Salto di Quirra ed ha appreso dalla stampa alcuni degli importanti risultati conseguiti. L’Anavafaf ha cercato di riunire nello specchio seguente, al punto 1) quelli che ritiene i punti essenziali su cio so riterrebbe interessante porre l’attenzione in futuro.

Punto 1) PROBLEMATICHE DEI POLIGONI DA CHIARIRE

a) Adozione di misure di protezione – Obbligo di impiego di personale del Genio

La Legge Finanziaria 2008 (art. 2, commi 78 e 79) prevede che vi possono essere rischi per il personale esposto sia agli effetti dell’uranio impoverito sia agli effetti delle nanoparticelle di metalli pesanti.

Nei poligono vi è un’altissima concentrazione di metalli pesanti. Il personale che opera nel poligono, specie in operazioni di sgombero e bonifica, ha operato ed opera a mani nude senza alcuna protezione non tenendo quindi conto dei rischi indicati nella legge succitata. E’ auspicabile che d’ora in avanti il personale possa operare con guanti, maschere, occhiali e quant’altro necessario, per la sua protezione e che vengano impartite quindi precise normative in merito.

Occorre comunque che operazioni di sgombero e di bonifica non vengano effettuate da personale che non appartenga al Genio Militare, l’unico qualificato per tali operazioni.

b) Impedire l’autocertificazione da parte delle ditte straniere

Non deve più essere consentito alle ditte straniere di coprire con una autocertificazione le loro sperimentazioni e ancor meno deve essere consentito di bonificare in proprio l’area utilizzata per i test, sfuggendo così a qualsiasi controllo e creando rischi per il personale che potrebbe venirsi a trovare nelle aree colpite (in quanto non si può essere sicuri dell’efficacia della bonifica eseguita).

c) Impedire la commistione nella gestione dei poligoni tra autorità militari italiane e ditte private

Gli interessi finanziari di ditte private che operano nel poligono e gli interessi dell’apparato militare a cui spetta la direzione del poligono, devono essere tenuti completamente distinti.

d) Rendere obbligatoria la valutazione dell’impatto ambientale

Nelle normative in atto non è erroneamente prevista la obbligatorietà della valutazione dell’impatto ambientale, la quale quindi deve essere introdotta.

e) Stabilire i requisiti per la validità di uno studio epidemiologico

Non deve essere consentito che vengano eseguiti studi qualificati come epidemiologici se non rispondono ai requisiti necessari che peraltro debbono venire precisati. Ciò per evitare, come è accaduto per i lavori della Commissione Mandelli, che semplici studi statistici vengano considerati come studi epidemiologici.

f) Emanare un bando internazionale che faccia divieto di impiego di armi non convenzionali (uranio impoverito ed anche fosforo) nei poligoni

Ciò al fine di poter applicare sanzioni in campo giudiziario per coloro che eventualmente trasgrediscono il bando.

g) Chiarire se sia accettabile che un’area di un poligono possa essere qualificata come interdetta (cioè non più bonificabile)

Nel poligono di Teulada l’area di Porto Scudo è stata qualificata come “interdetta”. Si tratta di un’area in cui sono stati effettuati test di penetrazione dei proiettili. L’area è considerata non più bonificabile in quanto evidentemente presenta dei rischi. In merito devono essere chiariti i motivi per i quali un’area di un poligono possa diventare “inaccessibile” e quali implicazioni, anche giuridiche, ciò comporta.

L’Anavafaf, in base alle sue precedenti esperienze, e in particolare ai risultati della Commissione Mandelli, e ai tentativi di analisi di salme di personale deceduto, ha formulato anche alcune considerazioni, riportate al punto 2).

Punto 2) CAUTELE DA ADOTTARE IN RAPPORTO ALLE ULTERIORI ATTIVITÀ DI RICERCA NEI POLIGONI

Sono stati previsti ulteriori studi nei poligoni per accertare le cause di morte e di infortunio che si sono verificati. In particolare è stata proposta l’effettuazione di studi epidemiologici e di studi relativi alle analisi da eseguire su salme di personale deceduto.

Per quanto riguarda gli studi da definirsi come “epidemiologici” il problema di tale qualifica si pose già in relazione ai lavori della Commissione Mandelli che vennero presentati in un primo tempo appunto come studi “epidemiologici”. Ma in seguito si convenne che non avevano i requisiti e che potevano essere considerati quindi solo come dei semplici studi statistici. E’ da tener presente che la epidemiologia dei tumori richiede una ricerca che si protrae per decenni perché tra l’altro è assai lungo il periodo di latenza dei tumori. Purtroppo nei poligoni non c’è stata alcuna raccolta sistematica di dati nei decenni passati ed è improbabile che la si possa ricostruire ora ex post. Non esistono tra l’altro dati esatti sulla causa della morte del personale (ad esempio certificato ISTAT) e non sono possibili confronti con i registri tumori perché non esistenti per la zona considerata.

Per quanto riguarda le ricerche dell’uranio nelle salme, occorre tener presente che in passato queste analisi non hanno prodotto risultati in alcun modo probanti. Tra l’altro anche su salme di persone sicuramente esposte non si è trovato traccia di uranio, a parte forse nel caso del militare francese Ludovic Acaries, un caso che per la prima volta venne esaminato dalla “nanodiagnostics” di Modena, con esito negativo. Si è poi saputo che vi è stato, attraverso ulteriori esami in Francia, un esito positivo, ma non si hanno sufficienti conoscenze delle analisi eseguite, sulle quali occorrerebbero ulteriori precisazioni. Certo non è da escludersi che con nuovi mezzi e metodologie si potrà ora fare qualcosa di probante. Tuttavia è necessaria ogni cautela anche per evitare ripercussioni negative riguardo alle ricerche da farsi.

Con viva cordialità

Falco Accame