martedì 8 dicembre 2009

La Difesa: 328 le domande di risarcimento presentate. Record in Sardegna

Per i pacifisti è una strage di Stato, per il Ministero della Difesa una serie di pratiche da esaminare in tempi stretti. Sono 328 le persone che hanno presentato la domanda di risarcimento per i tumori provocati dall'esposizione all'uranio impoverito e a nanoparticelle di metalli pesanti pervenute negli uffici del Ministero entro il 7 novembre scorso. Lo comunica la segreteria del ministro Ignazio La Russa con una nota ufficiale.

I DATI Nel dettaglio, si tratta di 233 militari, 173 dei quali hanno partecipato alle missioni all'Estero sotto la bandiera della Nato, mentre gli altri 60 si sono ammalati di cancro dopo aver prestato servizio nei poligoni di tiro come quelli di Quirra, Perdasdefogu e Teulada. Ventitré richieste sono state presentate da dipendenti civili dell'amministrazione militare che hanno lavorato al seguito del contingente italiano impiegato nelle missioni nei Balcani, in Somalia, in Iraq e in Afganistan. Dodici riguardano militari deceduti: a inoltrare la richiesta al Ministero della Difesa sono stati gli eredi, i genitori oppure i fratelli e le mogli dei soldati morti.

NELL'ISOLA L'ultimo dato è quello che più riguarda la Sardegna: sessanta cittadini civili residenti nelle zone nei pressi dei poligoni hanno chiesto di essere risarciti dallo Stato per i tumori causati dall'esposizione alle sostanze radioattive cancerogene contenute in certi armamenti utilizzati per le esercitazioni e le sperimentazioni belliche. Tutti questi sessanta casi di tumore registrati dal Ministero della Difesa riguardano cittadini sardi che abitano a ridosso di Quirra o Teulada. Un dato choc che assegna all'Isola questo primato, anzi, addirittura l'esclusiva: in nessuna altra parte d'Italia che pure ospita poligoni militari di una certa estensione (Ravesio in Friuli, Carpegna nelle Marche, Monte Rotondo Viterbo e Civitavecchia) ci sono ammalati di tumore che hanno presentato una domanda di risarcimento al Ministero.

LA SCADENZA La Difesa precisa che si tratta di un dato aggiornato al 27 novembre scorso. «Entro il 7 novembre - precisa il tenente colonnello Ciro Esposito - potevano presentare domanda di risarcimento in base al decreto del presidente della Repubblica numero 37 del 2009 i militari o i civili che si sono ammalati dopo aver preso parte alle missioni all'Estero oppure dopo aver lavorato o vissuto nelle aree dei poligoni militari e che sapevano della loro malattia alla data di pubblicazione del decreto. Gli altri che si sono ammalati dopo il 5 maggio hanno tempo sino al 31 dicembre». Il Ministero precisa che ogni domanda dovrà essere sottoposta al parere di una speciale commissione medica.

IN TRIBUNALE I dati ufficiali si prestano a una serie di riflessioni. Innanzitutto si tratta di numeri parziali. I malati a causa della guerra vera o simulata sarebbero molti di più. Tanti hanno seguito altre strade nella loro battaglia per ottenere giustizia dallo Stato. Per esempio in diversi casi ci si è rivolti a un Tribunale civile per il risarcimento dei danni. Ottenendo in alcuni processi cifre record: un milione e 400 mila euro sono stati assegnati ai familiari di un militare di Lecce malato di tumore dopo una missione nei Balcani e deceduto nel 2005 proprio a causa del mancato utilizzo da parte delle forze armate italiane delle protezioni per l'esposizione all'uranio impoverito in dotazione invece per esempio nell'esercito statunitense impiegato nelle stesse zone di guerra.

ALTRI NUMERI Secondo le associazioni a tutela dei soldati come Osservatorio militare, Vittimeuranio.com e Anavafaf, sono migliaia i militari malati dopo le missioni di pace o le esercitazioni nei poligoni italiani e sardi in particolare e centinaia di morti. Numeri molto superiori se confrontati a quelli delle persone che hanno presentato in questi giorni la richiesta di una speciale elargizione al Ministero.

I PACIFISTI Anche secondo Mariella Cao, portavoce del gruppo di pacifisti sardi “Gettiamo le basi”, impegnato da anni nella lotta civile per la chiusura dei poligono di Quirra, Teulada e Capo Frasca, si tratta comunque di dati raccapriccianti. «Solo la Sardegna paga un tributo in termini di malati di tumore per la presenza dei poligoni. Noi lo denunciamo dal 1999, dopo i primi casi di soldati morti per le esposizioni a sostanze radioattive, Giuseppe Pintus e Salvatore Vacca. In questi anni abbiamo tenuto una triste statistica: solo nella zona di Quirra, secondo noi, sono morti almeno venti militari e cinquanta civili. Il nuovo decreto, poi, esclude dalla possibilità di ottenere un risarcimento chiunque abiti in un paese distante più di un chilometro e mezzo dai poligono. Eppure a noi risulta che tante persone di Escalaplano, Villagrande e di altri paesi del Sarrabus, del Gerrei, dell'Ogliastra e del Sarcidano si sono ammalate per aver frequentato per lavoro le zone attorno a Quirra».

Articolo di Paolo CARTA - L'Unione Sarda - 8 Dicembre 2009

lunedì 7 dicembre 2009

"Un linfoma dopo la leva a Teulada"

Tra le tante mail che ci giungono in queste ore, pubblichiamo quella di un ragazzo che ci racconta la sua storia. Anche lui ci scrive dalla Sardegna.

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Buongiorno,

Sono il signor XXXXXXXXXXX, ho 32 anni e scrivo da Cagliari.

Espongo brevemente la situazione:

Nel 1997-98 sono stato reclutato al 116° Sudepaereo di Serrenti (Cagliari) per il servizio di leva nell’Aeronautica Militare. In quei mesi ho svolto diverse mansioni all’interno della polveriera o deposito armi militare, effettuando i servizi di guardia armata, sparando ai poligoni di allenamento della base di Teulada, adempiendo al mio dovere di soldato ho anche ricevuto i gradi di Aviere Scelto (comuni ai militari di leva del periodo) e sono stato congedato con buoni voti.

Nel mese di Febbraio Marzo 1998 c'e' stata una grande concentrazione di trasporto e deposito armi e munizioni presso tutta la base. I militari venivano a contatto con casse di munizioni abbandonate, aperte presso tutta la base, in quanto al suo interno vi era una armeria.

Nel 2003 ho riscontrato un tumore, un linfoma di Hodgkin maligno ai bronchi (vie respiratorie). I medici hanno supposto che la mia malattia poteva essere stata provocata dalle micropolveri inalate attraverso la normale respirazione. Dopo sei cicli di chemioterapia e un mese di radioterapia la mia situazione si è stabilizzata, ma è una malattia dalla quale è IMPOSSIBILE dichiararsi guariti, infatti devo sostenere a vita le visite mediche (un’ora ogni sei mesi) per accertare tale stabilita.

Questa malattia come potete immaginare mi ha causato una mancanza dal posto di lavoro (sono assunto dal 2001) per le cure per un tempo pari quantificabile a 8 mesi, tagliando ogni possibilità di promozione, carriera lavorativa e considerazione. Ho rischiato persino il posto di lavoro e tuttora sono considerato come una persona portatrice di handicap che non può svolgere mansioni comuni come recarmi alla sala macchine (servers) perché è una sala iperventilata a 16 gradi e questo mi potrebbe causare problemi di respirazione. Questo mi porta inevitabilmente a svolgere lavori minori.

Cordiali saluti

domenica 6 dicembre 2009

"Mio padre morto di leucemia dopo il servizio"

Ancora un caso di morte per presunta contaminazione da uranio impoverito. A rivolgersi a Vittimeuranio.com è stata la figlia di un un ex sottufficiale dell'Esercito, della provincia di Cagliari, che ha prestato servizio presso il poligono di Teulada, in Sardegna.

"Mio padre - ha detto la donna - ha sofferto per una mielodisplasia linfatica degenerata in seguito, nonostante lunghe cure, in leucemia mieloide acuta, causa tre mesi fa del suo decesso".
Secondo un bilancio del Goi (Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare) in Italia, sarebbero 158 i morti e 1991 i malati per possibile contaminazione da uranio impoverito.

Accame: rispettare le leggi in materia di assistenza

(ANSA) - ROMA, 6 DIC - ''Perche' la magistratura deve intervenire quando esistono leggi da applicare?''. E' la domanda avanzata da Falco Accame, presidente dell'Anavafaf - un'associazione che assiste i familiari delle vittime arruolate nelle forze armate - dopo la sentenza del tribunale di Roma che ha condannato la Difesa ad un risarcimento di 1,4 milioni ai parenti di un militare morto anni fa per presunta contaminazione da uranio.

''La notizia del risarcimento concesso per uno degli ormai numerosi casi di morte che possono essere causati da uranio impoverito - dice Accame - pone il problema di fondo del perche' e' necessario che intervenga la magistratura per avere il riconoscimento di cio' a cui l'amministrazione dovrebbe provvedere applicando le leggi esistenti''. Senza contare che ''le vittime debbono sobbarcarsi le spese degli atti giudiziari per ottenere cio' che dovrebbe essere loro dovuto'' e dunque ''c'e' da chiedersi come puo' ottenere giustizia chi non dispone di sufficiente denaro per ricorrere a un legale''.

mercoledì 2 dicembre 2009

Nuova condanna al Ministero della Difesa. Dovrà risarcire i familiari di una vittima con un milione e quattrocentomila euro

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito.

Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

>>> Le motivazioni della sentenza

martedì 3 novembre 2009

Altri casi di morte e malattia

Altri casi di militari morti o malati per presunta contaminazione da uranio impoverito vengono segnalati da Falco Accame. ''L'11 settembre scorso - riferisce - e' morto per leucemia mieloide cronica un maresciallo paracadutista di Roma che ha operato in Bosnia nel 2000. A Milano si e' ammalato di un linfoma di Hodgkin un militare che ha operato in Somalia dove ha effettuato pattugliamenti e scorte senza misure di protezione dal giugno 1993 all'ottobre dello stesso anno. Un altro militare della Folgore, residente in provincia di Milano, anche lui in servizio in Somalia nel '93, si e' ammalato di un carcinoma''. Un ulteriore caso segnalato da Accame e' quello di un militare che ha operato in Somalia, Bosnia e Albania, ammalatosi di un carcinoma papillifero. ''Entro il 6 novembre 2009 - sottolinea il presidnete dell'Anavafaf - scade il termine utile per la domanda di risarcimento in base al Dpr 37/2009 in attuazione di quanto disposto dalla Finanziaria 2008.

Ma praticamente (salvo eccezioni) nessuno dei militari malati conosce questo decreto perche' non reso noto dai mass media e di conseguenza non vengono avanzate le domande. Occorre quindi renderne nota l'esistenza e procrastinare la data di scadenza''. Secondo Accame, ''grandissima incertezza vi e' sul numero delle vittime che oscilla tra le 300 e le 2.000, il che denota grave incuria. L'Anavafaf ha indetto una manifestazione di protesta che si terra' domani, in occasione del 4 novembre, presso la stele dei Caduti in tempo di Pace a Roma''.