giovedì 26 aprile 2007

La Difesa sapeva dei rischi dal 1996

Le Forze Armate italiane erano state informate fin dal 1996 sui rischi e sulle precauzioni da adottare prima durante e dopo l'esposizione dei militari ai materiali a bassa radioattività come l'uranio impoverito. E' quanto emerge da un'inchiesta del network della sicurezza GrNews.it, che pubblica integralmente un documento “non classificato” della Nato del 2 Agosto 1996.
Nella direttiva ACE (Allied Command Europe) si afferma che "tra i principali rischi a lungo termine per i soldati esposti alle radiazioni vi è quello di contrarre il cancro", e vengono, di conseguenza, enunciati una serie di accorgimenti da adottare.

>>> VAI AL DOCUMENTO


Il documento sarà subito trasmesso alla Procura della Repubblica di Bari che sta verificando, attraverso il Pm Ciro Angelelillis, se gli organismi della Difesa italiana fossero a conoscenza dei rischi derivanti dall'esposizione all'uranio impoverito anche prima del 22 Novembre 1999, data di emanazione delle norme precauzionali firmate dal Col. dell'Esercito Osvaldo Bizzari.

Ma non solo questo, abbiamo avuto diverse testimonianze di soldati che hanno affermato che nessuna protezione era stata adottata anche in seguito all'emanazione delle norme del 1999, come quella di un ex caporalmaggiore dell’Esercito, originario di Lecce, impegnato nella missione KFOR in Kosovo, precisamente a Pec, centro ad una quarantina di chilometri ad ovest di Pristina, dal maggio del 2000 all’ottobre dello stesso anno.


Sarebbe il caso che la Procura di Bari sentisse questi militari, per verificare oltre al ritardo nell'emanazione delle norme anche le responsabilità di chi non le ha fatte adottare.

Francesco PALESE