domenica 14 gennaio 2007

A Roma protestano i familiari delle vittime

Proteste dei familiari dei caduti appartenenti alle forze armate questa mattina a Roma, presso la Stele del “Milite ignorato” a villa Glori. Grandissima delusione e amarezza per le tantissime persone "abbandonate" dallo Stato. Critiche per tutti, dal Ministero della Difesa, ai rappresentanti della maggioranza e del Governo, fino alle rappresentanze militari che nulla hanno fatto per sbloccare gli indennizzi non corrisposti ad oltre 10.000 infortunati e morti appartenenti alle forze armate. Vi proponiamo la lettera sfogo del presidente dell'Ana-Vafaf Falco Accame.


UN INCONTRO DI PROTESTA PRESSO LA STELE DEL “MILITE IGNORATO”
L’APPELLO AL CAPO DELLO STATO

Dopo tante riunioni davanti a Palazzo Chigi risoltesi senza alcun intervento del Governo, l’Ana-Vafaf ha deciso di riunirsi a debita distanza dai luoghi delle istituzioni, che non hanno saputo rispondere in alcun modo alle richieste di tanta povera gente, familiari di militari vittime di gravi infortuni o deceduti.

Da 15 anni, cioè dal 91 esiste una legge anti-costituzionale che impedisce il risarcimento al personale volontario per via di un errore di trascrizione effettuato presso la Camera dei Deputati che ha escluso gli aventi diritto volontari dai risarcimenti a partire dal 1° gennaio 69. L’Associazione si è rivolta al Presidente della Camera dei Deputati e al Presidente del Senato perché l’errore, che non esisteva nella Legge 308/81, venisse corretto reintroducendo la componente dei volontari che oggi è la sola componente delle Forze Armate (dopo che non esiste più la leva).

E quindi la Legge non ha più senso, è come la panchina di Tolstoi riverniciata e con un piantone di guardia, che decenni dopo la pitturazione, era ancor lì di guardia. Una grande incuria da parte delle istituzioni militari che da 15 anni avrebbero dovuto farsi parte dirigente per tutelare i militari volontari e le loro famiglie e nulla hanno fatto.

E gravissima è l’incuria del COCER delle Forze Armate. Questo vale naturalmente anche per i militari volontari gravemente infortunati e deceduti per l’uranio impoverito e quindi per le loro famiglie.

Proprio di ieri l’ennesima segnalazione di un caso di un militare con gravi disturbi di tipo neurologico a Martina Franca, in Puglia. L’Associazione ha rivolto un appello al Capo dello Stato, che è anche Capo delle Forze Armate, affinché intervenga per la correzione dell’errore nelle Leggi 280/91 e 308/81 con una sua richiesta al Parlamento, visto che tutti i tentativi finora fatti sono stati inutili e non si vogliono riconoscere i diritti che una legge aveva chiaramente stabilito per i cittadini nell’ambito militare e dei corpi militarmente ordinati (Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Carceraria, Corpo Forestale, Corpo dei Vigili del Fuoco).

Nei casi che si sono verificati presso il poligono di Salto di Quirra in Sardegna il Governo ha posto il segreto sulle operazioni che vi sono state effettuate da ditte civili negli ultimi 20 anni in modo che non si possa sapere quali armi all’uranio vi sono state usate.

Per quanto riguarda l’uranio impoverito la vastità del fenomeno in Italia è dovuta al fatto che per 6 anni non sono state adottate le norme di precauzione e il personale è rimasto completamente esposto.

Gli Stati Uniti hanno adottato le norme il 14 ottobre 93, noi le abbiamo adottate il 22 novembre 99 e le responsabilità di questi ritardi non sono mai state accertate, nemmeno dalla Commissione d’Inchiesta Senatoriale. Anche molti civili sono stati colpiti nei Balcani, come ad esempio il prof. Giovanni Caselli inviato dalla stessa Presidenza del Consiglio nei Balcani e come lui tanti altri a cui l’Ana-Vafaf invia un riconoscente pensiero di solidarietà in questo giorno dedicato alla memoria mentre invita il Presidente del Consiglio, On. Prodi, che sostiene di preoccuparsi prioritariamente dei più deboli, di tener presente che esistono anche i “più debolissimi” completamente trascurati dallo Stato.

Per quanto ancora riguarda l’uranio impoverito, come hanno dimostrato i recenti casi in Puglia e in Basilicata in questi giorni, è indubitabile che esista un alto legame di probabilità tra l’uranio e gli effetti causati in simili condizioni, una sola cosa è certa ed è quella che, appunto, non è stata rispettata.

Che quando non esiste la certezza che NON vi siano dei pericoli debbano essere adottate LE MISURE DI PROTEZIONE e su questo anche il Governo non può continuare come gli struzzi a nascondere la testa sotto la sabbia.

La corona di fiori che oggi abbiamo deposto deve servire di monito in primo luogo al Ministro della Difesa agli altri ministeri interessati a cui fanno capo i corpi militarmente ordinati a non trascurare i loro dipendenti nella vita e nella morte.

Ma oggi non abbiamo nemmeno dimenticato le popolazioni civili colpite da uranio impoverito nei luoghi dove sono state impiegate armi all’uranio. Per queste popolazioni non possono essere adottate misure di protezione.

Il Governo italiano che sembra volersi battere per l’abolizione della pena di morte dovrebbe battersi per l’abolizione delle armi all’uranio che sono ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA per l’uomo, gli animali e l’ambiente! Ma l’indifferenza sembra essere totale!