BARI, 22 OTT - Non vi e' alcuna inerzia del pubblico ministero inquirente: per questo motivo la procura generale presso la Corte d'appello di Bari quasi certamente non avochera' l'indagine della procura su casi di leucemie e tumori (anche mortali) contratti da numerosi militari italiani che hanno operato in Bosnia e Kosovo durante la guerra nei Balcani (nel periodo 1993-1999).
Lo si e' appreso da fonti giudiziarie.Nella richiesta di avocazione, avanzata nei giorni scorsi dalla Uil Puglia, si ipotizzava l'inerzia della procura a chiudere il supplemento di indagine per verificare il rispetto della normativa antinfortunistica del '91 da parte del ministero della Difesa.
L'istanza di avocazione ai sensi dell'art.412 del codice di procedura penale (quando il pm non esercita l'azione penale o non chiede l'archiviazione nei termini previsti) era gia' stata bollata nei giorni scorsi come 'non pertinente' dal procuratore della Repubblica, Emilio Marzano, perche' - aveva spiegato il magistrato - sulla vicenda 'sono in corso indagini e il termine fissato dal giudice (di 90 giorni, ndr) non e' ancora decorso e, comunque, non e' perentorio'.
Per l'indagine, dopo una serie di accertamenti, il pm inquirente Ciro Angelillis chiese al giudice l'archiviazione ma nell'aprile scorso il gip Chiara Civitano respinse la richiesta e ordino' al pm di compiere, entro 90 giorni, nuove indagini relativamente alla verifica delle misure antinfortunistiche. Il magistrato ha chiesto gli atti al ministero della Difesa, che finora non ha fornito risposte.