Si tratta di mettere in atto una operazione che avrebbe, peraltro, dovuto essere stata compiuta prima dell’invio del contingente in Libano, facendosi dare dagli Israeliani la carta degli obiettivi colpiti, soprattutto per quanto riguarda le postazioni e depositi dei missili degli Hezbollah, perchè gli obiettivi colpiti sono delle possibili fonti di emissione di particelle radioattive.
Se non si conoscono le posizioni di questi obiettivi è ovviamente impossibile fare dei rilevamenti. Non si può certo ispezionare sistematicamente tutto il territorio coinvolto, perchè occorrerebbero, data la limitatissima portata esplorativa degli strumenti, delle rilevazioni che durerebbero molti anni. Occorre, inoltre, che coloro che sono destinati alle verifiche, possano recarsi, in condizioni di sicurezza, e quindi generalmente con adeguate scorte, in prossimità degli obiettivi colpiti. Queste sono alcune delle premesse affinchè si possa effettuare un controllo sui possibili rischi.
Non dobbiamo, in particolare, dimenticare ciò che accadde in Bosnia. Il Ministro della Difesa pro tempore, On. Mattarella, dichiarò in Parlamento, nel settembre del 2000, in base alle risultanze del lavoro esplorativo delle squadre NBC, che in Bosnia non era stato usato l’uranio impoverito. La NATO dovette smentirlo dichiarando che in Bosnia erano stati gettati oltre 10.000 proiettili all’uranio impoverito.
Purtroppo, i nostri strumenti di misura non erano stati in grado di rivelare la presenza dei proiettili. In merito, il rappresentante del CRESAM (Centro Ricerche Esperienze e Studi per le applicazioni militari, ex CISAM, ex CAMEN, Centro applicazioni militari energia nucleare) Dott. Benedetti, dichiarò, audito dalla Commissione Senatoriale di Inchiesta dell’Uranio impoverito il 1° giugno 2006: “Abbiamo un rammarico dal punto di vista scientifico: per vicissitudini interne al CRESAM, a sua volta erede del CAMEN, non ci siamo accorti dell’uranio depleto in Bosnia”.
Circa lo strumento di rilevazione impiegato, l’RA 141, il Dott. Benedetti affermò che: “può rilevare proiettili di uranio solo nelle immediate vicinanze, diciamo qualche centimetro”.
Naturalmente il fatto che gli esperti non si fossero accorti, prima di iniziare le operazioni, che lo strumento di misurazione era del tutto inidoneo, è un fatto di enorme gravità, anche perchè ha indotto il Ministro della Difesa a esprimere false valutazioni in Parlamento.
Il fatto, tuttavia, dimostra che occorre personale altamente esperto, qualificato e addestrato per fare eseguire queste misurazioni. Oggi esistono degli strumenti migliori dell’RA 141 ma comunque la possibilità di rilevazione è sempre vincolata da brevi distanze dall’obiettivo.
Dunque, se non si conoscono preventivamente le posizioni degli obiettivi, è impossibile eseguire verifiche, almeno in termini ragionevoli. Bisogna, dunque, che gli Israeliani ci rendano note le mappe degli obiettivi colpiti prima di poter iniziare qualsiasi operazione.
Occorre, poi, che il personale che dovrebbe effettuare queste misurazioni, sia scelto da personale altamente competente anche più, vista l’esperienza negativa passata, di quello finora impiegato con profonde competenze in fatto di radioprotezioni e adeguate conoscenze di fisica nucleare.
Devono essere, inoltre, autorizzati e pianificati a livello internazionale, tutti gli spostamenti occorrenti, data la condizione di possibile ostilità esistente nel teatro.
Il problema non è certo solo quello di vedere se nella zona di operazione vi sono discariche fumanti, le quali per fortuna si vedono ad occhio nudo, senza bisogno di alcuno strumento.
Purtroppo il problema è più complesso e riguarda una serie di sfaccettature, tra cui alcune delle quali sopraindicate.
Falco Accame
Presidente ANAVAFAF
Presidente ANAVAFAF