mercoledì 15 novembre 2006

Uranio: rischi anche negli aeroporti? Diagnosticato Linfoma Hodgkin a poliziotto

“Ad un poliziotto che non ha mai prestato servizio all'estero, ma che lavora in un aeroporto dove spesso è impegnato in operazioni di ispezione delle stive degli aerei civili, è stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin. L'uomo, inoltre, in passato, stazionò sul luogo di schianto di un grosso elicottero da carico della Forestale”. Lo rende noto il sito del network radiofonico della sicurezza GrNews.it.

>>> La denuncia sulle agenzie di stampa >>> La segnalazione a GrNews.it


“La patologia – secondo Falco Accame, presidente dell'Anavafaf (associazione dei familiari delle vittime appartenenti alle forze armate) - che si è spesso occupato di casi di possibile contaminazione da uranio impoverito, è riconducibile al lavoro svolto dal poliziotto”.
“Il pericolo negli aeroporti – spiega Accame - è costituito dal fatto che in alcuni aeromobili vengono usate barre di uranio impoverito nei timoni di direzione dei velivoli. In effetti il primo grande allarme sulla pericolosità di questa sostanza venne dal Giappone quando un aereo cadde dopo il decollo e si incendiò. La violenza dell'incendio sembrò a tutti inspiegabile, ma poi si scoprì che la causa era dovuta alle barre di uranio impoverito custodite nei timoni di direzione”.
“Il fatto – continua Accame - è che l'uranio impoverito è altamente piroforo e sviluppa, se impatta temperature che vanno oltre i tremila gradi, la polvere sottilissima di ossido di uranio, la cui pericolosità è nota. Anche all'aeroporto di Malpensa si verificò un incidente del genere e furono coinvolti alcuni vigili del fuoco impegnati nello spegnimento delle fiamme.”
“Ma il metallo – conclude l'ex presidente della Commissione Difesa - è pericoloso anche a freddo per via della patina d'ossido che si forma sulla sua superficie. Le prime norme di sicurezza emanate nel 1984 e conosciute anche in Italia (che prevedono l'uso di guanti, occhiali, maschere, tute speciali) si riferiscono infatti al maneggio a freddo delle barre di uranio impoverito.”

>>> La circolare diramata negli USA nel 1984

>>> La normativa Italiana - Decreto Legislativo 230/1995

Sulla vicenda – fa sapere ancora il sito GrNews.it - il deputato di Alleanza Nazionale Fabio Rampelli presenterà un'interrogazione parlamentare per sapere “se nei nostri aeroporti militari e civili vengano eseguiti controlli e adottate misure di protezione riguardo all'impiego di uranio impoverito nei velivoli e nelle operazioni di manutenzione degli stessi”.
Il sindacato della Polizia Coisp, inoltre, chiederà l'adozione di misure di protezione preventive, qualora si accertasse l'impiego della sostanza nei luoghi di lavoro degli agenti.


Che cos'è il linfoma di Hodgkin?
Il linfoma di Hodgkin - detto anche linfogranuloma maligno, sarcoma mieloide o linfosarcoma - è un tumore maligno del sistema linfatico. Le affezioni maligne che colpiscono il sistema linfatico vengono convenzionalmente suddivise in due tipi principali: il linfoma di Hodgkin, da una parte, e i linfomi non Hodgkin, dall'altra. Il linfoma di Hodgkin, come altre forme di cancro, è una malattia delle cellule. Benché le cellule che costituiscono le varie parti dell'organismo abbiano aspetto diverso e funzionino anche in modo diverso, la maggior parte si ripara e si riproduce nello stesso modo. Di norma, la divisione delle cellule avviene in maniera ordinata e controllata, ma se, per un qualsiasi motivo, questo processo impazzisce, le cellule continueranno comunque a dividersi, formando una massa che si definisce 'tumore'.
Nel caso del linfoma, le cellule tumorali crescono nei linfonodi, o linfoghiandole, che fanno parte del sistema linfatico. A volte le cellule tumorali possono diffondersi invadendo altri linfonodi e a volte possono infiltrarsi nel circolo ematico che le trasporta ad altri organi. Di solito, però, il linfoma di Hodgkin invade i distretti linfonodali, ossia i gruppi di linfonodi, più vicini. Il medico è in grado di stabilire se un linfoma è del tipo Hodgkin o non Hodgkin asportando un linfonodo ed esaminandolo al microscopio. Quest'esame prende il nome di biopsia. Il trattamento del linfoma di Hodgkin, anche quando si è diffuso dal sito primitivo, ossia ha formato metastasi, ottiene risultati molto positivi e sono molti i malati che oggi guariscono, o che riescono a tenere la malattia sotto controllo per molti anni.
Linfoma di Hodgkin - Informazioni per i pazienti
Autore: Vincenzo Cordiano
Divisione di Medicina Generale, O.C. Valdagno (VI)

Per saperne di più..
Il linfoma di Hodgkin è un tumore abbastanza raro e dalle cause sconosciute. Può presentarsi in soggetti di tutte le età, ma è più frequente in quelli fra 20 e 30 anni e fra 65 e 70. Sconosciute sono le cause; non è stata dimostrata in modo definitiva un'origine infettiva della malattia, anche se in molti casi è possibile dimostrare la presenza del virus di Epstein-Barr (il virus della mononucleosi infettiva) all'interno delle cellule neoplastiche. Sono in corso ricerche in molti laboratori per poter comprendere i meccanismi con i quali il virus provochi la trasformazione neoplastica; quando ciò sarà avvenuto è probabile che si riuscirà a realizzare anche farmaci più efficaci e meno tossici.
Sconosciuto è anche il tipo di cellula in cui prende origine il tumore: in molti casi è un linfocita B, a volte un linfocita T. In alcuni casi non si riesce tuttavia ad identificare il tipo cellulare interessato alla trasformazione neoplastica.
Nonostante queste incertezze, il morbo di Hodgkin rappresenta oggi il prototipo dei tumori curabili con i moderni approcci terapeutici. Questo tumore è stato infatti il primo a poter essere curato con la chemioterapia e/o radioterapia nella maggioranza dei soggetti affetti. Un contributo fondamentale a questi progressi è stato fornito da studiosi italiani, particolarmente dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, che hanno proposto negli anni 70 un protocollo di polichemioterapia, l'ABVD, che oggi è divenuto il protocollo standard nei maggiori centri mondiali, soprattutto perché meono tossico di altri e di efficacia almento pari o superiore.
I sintomi della malattia di Hodgkin
La malattia si manifesta generalmente con un ingrossamento di uno o più linfonodi del collo, che è la zona più frequentemente interessata. Con il passare del tempo il tumore può diffondersi ad altri linfonodi o organi linfatici; l'interessamento extranodale è raro. A volte può esserci febbre, diminuzione del peso corporeo, sudorazioni notturne; raramente la malattia può presentarsi con disturbi respiratori tipo tosse, dispnea, rigonfiamento del viso e del collo: in questi casi è probabile che i sintomi siano dovuti ad ingrossamento dei linfonodi del mediastino.
Al giorno d'oggi è comunque sempre più frequente la presentazione con il solo ingrossamento linfonodale; la presenza di altri sintomi indica generalmente una fase più avanzata della malattia, ed i pazienti che arrivano all'osservazione del medico in uno stadio avanzato sono per fortuna sempre più rari, grazie ad una diagnosi sempre più precoce. É fondamentale riferire al medico la presenza di altri sintomi e la loro durata. La presenza di alcuni di essi:
* febbe superiore a 38 °C senza altri motivi
* dimagrimento superiore al 10% negli ultimi sei mesi non altrimenti giustificabile
* sudorazioni notturne
comporta il passaggio della malattia nel sottostadio B e può influenzare notevolmente la scelta del tipo di terapia. Oggi non è più riconosciuto come sintomo B il prurito senza altra causa, ma molti Autori continuano a ritenerlo importante, soprattutto se generalizzato e persistente nel tempo.
Sintomo da non trascurare è anche la tosse, specie se persistente e senza catarro: potrebbe indicare la presenza di grosse masse linfonodali nel mediastino che provocano una sindrome della vena cava superiore.
A volte la malattia può essere scoperta casualmente, per esempio nel corso di una visita di leva o per assunzione.
Diagnosi e stadiazione della malattia di Hodgkin
Le procedure per la diagnosi e la stadiazione del linfoma di Hodgkin sono identiche a quelle in uso per gli altri linfomi. Poiché lo stadio della malattia rappresenta probabilmente il fattore principale che condiziona la scelta del tipo di terapia (chemioterapia e/o radioterapia), la stadiazione deve essere molto accurata in tutti i casi. Il sistema utilizzato per la stadiazione del morbo di Hodgkin è quello di Ann Arbor, oppure la sua versione modificata di Cotswold.
Oggi è caduta quasi in disuso la laparotomia esplorativa dell'addome, un tempo effettuata per per prelevare campioni bioptici di tessuto; nel corso dell'intervento era spesso asportata la milza per evidenziare l'eventuale presenza di noduli neoplastici.
La TAC, ed altre metodiche radiologiche, consentono infatti di valutare bene lo stato degli organi profondi, che possono anche essere sottoposti ad agobiopsia mediante l'introduzione di appositi aghi dall'esterno, senza effettuare dei veri e propri interventi chirurgici molto più invasivi

Francesco PALESE