martedì 29 dicembre 2009

Lunedi 4 Gennaio. Conferenza stampa dell'Associazione Vittime Uranio a Lecce

Le denunce di nuovi casi di militari morti e malati per probabile contaminazione da uranio impoverito. Il bilancio sul numero delle vittime, molto più preoccupante di quello fornito dall'allora ministro della Difesa Parisi in Commissione di inchiesta. Un dossier sul poligono salentino di Torre Veneri. Le testimonianze di alcune vittime pugliesi, tra cui quella del salentino Carlo Calcagni, Capitano dell'Esercito reduce dalla Bosnia, in procinto di affrontare l'ennesimo intervento, questa volta in Inghilterra, senza il sostegno di nessuno, e della madre di un altro ex militare ora malato di cancro.

Sono gli argomenti della conferenza stampa che l'Associazione Vittime Uranio terrà a Lecce, lunedì 4 Gennaio 2010. Appuntamento alle ore 12.00 presso la sala delle conferenze di Palazzo Adorno, sede della presidenza della Provincia, in via Umberto I. Con la partecipazione dei rappresentanti e dei legali dell'associazione, dei familiari delle vittime, dei militari malati, del Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, del leader del movimento "Salento Libero Regione" Mario De Cristofaro, dei parlamentari Teresa Bellanova (Pd), e Maurizio Turco (Radicali - PDM, partito per la tutela dei diritti dei militari e delle forze di polizia), primo firmatario di una recente proposta di legge per l'istituzione di una nuova commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio.

mercoledì 23 dicembre 2009

Interrogazione al ministro La Russa: fare chiarezza su numero vittime

Su invito dell'Associazione Vittime Uranio, ieri, alcuni deputati radicali hanno presentato la seguente interrogazione al ministro Ignazio La Russa.

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI.

- Al Ministro della difesa.

- Per sapere - premesso che:

l'Associazione vittime uranio ha pubblicato sul suo sito http://www.vittimeuranio.com/ un elenco riportante 76 nomi di militari italiani morti per presunta contaminazione da uranio impoverito, citando solo i casi resi pubblici dai familiari attraverso le associazioni;

esistono documenti dai quali risultano 174 casi di militari morti e oltre 2.500 casi di militari affetti dalle citate patologie;

tali dati non comprenderebbero il personale non più in servizio al momento della morte e della malattia perché congedato o in pensione nonché mancherebbero i reduci della guerra del Golfo, della missione in Somalia, della missione in Bosnia e tutto il personale impiegato nei poligoni, su tutti quelli della Sardegna (Capo Frasca, Capo Teulada, Salto di Quirra);

il giorno 11 novembre 2009 è stata presentata la proposta di legge n. 2912 con la quale gli interroganti intendono promuovere l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia;

questi dati sono preoccupanti già solo nella loro incompletezza e parzialità -:

quanti siano i militari italiani morti e malati per le patologie connesse all'uranio impoverito, reduci da tutte le missioni internazionali che si sono svolte dal 1980 ad oggi, e quanti morti o malati per le stesse patologie abbiano invece prestato la loro opera nei poligoni presenti sul territorio nazionale;

se il ministro interrogato in attesa che la proposta di legge in premessa compia il suo iter parlamentare, intenda effettuare una verifica sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e a quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia.(4-05560)

lunedì 21 dicembre 2009

Proposta di legge dei Radicali per una nuova Commissione di inchiesta

Una commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei ministeri della Difesa e dell'Interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a partire dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico. A proporne l'istituzione il drappello di radicali presenti a Montecitorio ed iscritti al gruppo del Pd.

In base alla proposta, la commissione dovrà occuparsi anche degli effetti e delle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e di quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia. Secondo i promotori la commissione potrà "proseguire proficuamente il lavoro, talvolta frettoloso, degli organi inquirenti e delle autorità militari, al fine di svelare i fatti e di accertare le responsabilità di queste tragiche morti". I genitori e i familiari di questi ragazzi - spiegano i parlamentari - "attendono ancora con fiducia che si faccia chiarezza sulle cause di morte che li hanno privati per sempre dei loro figli e dei loro affetti o che li hanno resi vittime inconsapevoli di gravi patologie invalidanti". L'atto, che vede come primo firmatario Maurizio Turco, è stato assegnato il 15 dicembre all'esame delle commissioni riunite Affari Costituzionali e Difesa.

venerdì 18 dicembre 2009

Altri due militari malati in Sardegna. Avevano operato in Bosnia e a Teulada

Ancora due casi di malattia da possibile contaminazione da uranio impoverito. Riguardano un militare e un ex militare, entrambi della provincia di Cagliari, entrambi malati di tumore. Li denuncia il legale dell’Associazione Vittime Uranio, Bruno Ciarmoli.

“Un sottufficiale dei Carabinieri di 45 anni - spiega l’avvocato - sta combattendo con un linfoma non Hodgkin che gli è stato diagnosticato al rientro da una missione in Bosnia nel 2001-2002. L’uomo ha presentato la domanda per il riconoscimento della causa di servizio nel 2004, ma non ha ancora ricevuto risposta”.

“Ad un ex militare dell’Aeronautica di 32 anni - continua Ciarmoli - nel 2003 è stato diagnosticato un un linfoma di Hodgkin maligno alle vie respiratorie. Il ragazzo era stato impegnato nel 97/98 presso il poligono di Capo Teulada dove ha svolto diverse mansioni all’interno della polveriera, effettuando i servizi di guardia armata e sparando ai poligoni.”

“Nel mese di Febbraio Marzo 1998 – ha raccontato il ragazzo a Vittimeuranio.com - c'e' stata una grande concentrazione di trasporto e deposito armi e munizioni presso tutta la base. I militari venivano così a contatto con casse di munizioni abbandonate. I medici hanno supposto che la mia malattia può essere stata provocata dalle micropolveri inalate nel poligono”.

martedì 15 dicembre 2009

Aggiornato il "Libro Nero". 25 morti denunciati solo negli ultimi due anni. Ma è caos sui dati "ufficiali"

Era il 2007 quando compilammo il "Libro Nero", cercando, in assenza di dati ufficiali, di dare un quadro della dimensione del fenomeno. Allora, insieme al presidente dell'Anavafaf Falco Accame, contammo 50 morti e presentammo le loro storie in una conferenza stampa il 19 giugno alla Casa del Cinema a Roma. Da quel giorno sono stati 25 i nuovi casi di morte segnalati.

Discordanza nei dati relativi al numero delle vittime
Il Ministro della Difesa Arturo Parisi nelle sue due audizioni del 9 ottobre 2007 e del 6 dicembre 2007, ha indicato rispettivamente in 37 e 77 i casi di morte e in 255 e 312 i casi di malattia, dunque delle cifre sensibilmente discordanti tra loro, mentre la Sanità Militare (GOI, Gruppo Operativo Interforze) ha indicato in 158 i casi di morte e in 1833 i casi di malattia (vedi audizione del Senato del 4 ottobre 2007).

>>> IL LIBRO NERO

venerdì 11 dicembre 2009

“Una leucemia fulminante ha ucciso mio marito a 29 anni". La lettera della vedova di un reduce dalla Somalia

Buongiorno, sono la moglie di un ragazzo di 29 anni della provincia di Bari morto a settembre 2004, per colpa di una malattia maledetta "Leucemia Fulminante". E' successo tutto in tre giorni, senza neanche capire cosa stesse accadendo. Nel 1992 ha svolto il servizio militare nella Folgore come paracadutista, circa 2 anni dopo e' andato in missione in Somalia, sempre come paracadutista.

La mia triste e brutta storia inizia nel settembre del 2004, in vacanza. Da premettere che la mia attuale figlia era nata da 40 giorni. Mio marito si svegliò una mattina dicendo che aveva la febbre, andò dal dottore che gli diede un antibiotico generico. Verso sera la febbre calò, la mattina seguente si svegliò dicendomi che urinava sangue e così di corsa andammo all’ospedale di Andria (Puglia). Qui lo tennero in pronto soccorso fino alle 11.30, una infermiera mi disse che non era niente, anzi mi accennò solo che erano delle vene che erano "impazzite". Mi disse anche che bisognava trasportarlo in un altro ospedale, quello di Trani. Ci fecero andare in macchina, perchè lui poteva guidare. Quando arrivammo all'ospedale di Trani c'era già ad aspettarci il primario, il quale, avendo saputo che non avevamo preso l'ambulanza, si arrabbiò, perchè in quel contesto mio marito non poteva assolutamente guidare, visto la gravità della situazione di cui noi però non sapevamo ancora nulla.

Lo ricoverarono subito e fecero svariati esami, compresa l'aspirazione del midollo dallo sterno, dopo ore lo rividi e lui mi disse che gli faceva molto male, ma io non capii ancora la gravità della cosa, nessuno mi diceva niente. Nessun dottore parlava, ero assorta solo dalle parole di mio marito il quale con voce pacata e quasi di rassegnazione mi raccomandava di dare il latte ad Angelica e mi consolava LUI, dicendomi di non piangere. Mio marito aveva una grande forza d'animo, queste furono le sue ultime parole, perchè poi ebbe un’emorragia e entrò in coma.

A questo punto il dottore finalmente si presentò al mio cospetto, dalla sua bocca uscirono queste testuali parole: “suo marito ha avuto una leucemia fulminante che gli ha provocato la paralisi del lato destro”. Ma neanche loro sapevano quanto potesse andare avanti così. Iniziò un vero calvario con trasfusioni, esami ecc. Chiedendo il perché di tutto ciò mi dissero che forse la causa scatenante poteva essere nella missione di mio marito in Somalia.

Sabato 10 settembre alle 14.30 ci chiamarono per dirci che lui non c'era più. Io mi porto ancora oggi una rabbia alla quale non riesco a dare sfogo e tregua perchè mi chiedo sempre: “perchè a me?”, “perchè a lui? alla nostra famiglia, alla nostra figlia appena nata?”

Il ricordo di mio marito è sempre vivo in me e negli occhi di mia figlia, lui vive non solo dentro i nostri cuori ma è presente con le sue immagini ovunque, in casa, a lavoro. Questo per non scordare mai l'uomo che ho amato e che sempre amerò e per ricordare anche a mia figlia l'amore che quest'uomo ha donato, se pur per breve tempo, a tutti noi. So che ci sono tante altre storie come la mia, chiedo se e' possibile far qualcosa per evitare che giovani e meno giovani paghino per gli errori degli altri.

"La Difesa non ha tutelato i suoi dipendenti". Le motivazioni della sentenza del Tribunale di Roma

"In capo al ministero della Difesa si configura una responsabilità ex articolo 2043 Cc ("fatto illecito") per non aver tutelato abbastanza i suoi dipendenti.Si configura un nesso eziologico fra la missione in Kosovo e il linfoma di Hodgkin diagnosticato al militare, da mettere in relazione all'uranio impoverito contenuto nelle munizioni utilizzate sul teatro delle operazioni".

È quanto emerge dalla sentenza 10413/09, emessa dal Tribunale civile di Roma, depositata lo scorso 1 Dicembre.
La sentenza ha condannato la Difesa al risarcimento con 1,4 milioni di euro ai familiari di un militare della Provincia di Lecce, scomparso nel 2005, a soli 26 anni, dopo diverse missioni in Kosovo, teatro dal quale era rientrato nel 2003.

"Un nuovo precedente - ha commentato il legale barese Bruno Ciarmoli - che ci sarà utile per le citazioni in giudizio che ci stiamo apprestando a presentare, così come la sentenza del tribunale di Firenze di appena un anno fa, che condannò lo stesso ministero al risarcimento di 545 mila euro di un militare ammalatosi dopo una missione in Somalia".

Per il ctu medico-legale il caporal maggiore contrae la patologia durante la missione nell'ex Yugoslavia. Né la commissione medica del Ministero esclude la dipendenza della malattia da causa di servizio. Dopo i bombardamenti, spiegano gli scienziati, l'uranio impoverito contagia l'ambiente e di qui passa all'uomo. Le analisi ai raggi X condotte dall'Università di Reggio Emilia e Modena sul militare rivelano "corpi estranei", che non essendo "biodegrabili né biocompatibili", possono avere determinato "manifestazioni patologiche": si tratta, in particolare, di "particelle di forma sferica che sono tipiche di una formazione ad alta temperatura.

"È evidente", scrive il giudice Corrado Cartoni, il nesso eziologico fra la missione e la malattia. Il militare, pur volontario, non era stato messo al corrente dei rischi connessi alle operazioni nelle zone in cui sarebbe stata presente la sostanza "incriminata". Il Tribunale decide perciò risarcimenti ai congiunti per una somma complessiva di 1,4 milioni circa. Circa 254 mila euro alla vedova del caporal maggiore, quasi 229 mila ciascuno ai genitori, 127 mila alla sorella. Il danno patrimoniale è liquidato alla moglie, purtroppo ormai rimasta da sola, in 450 mila euro.

giovedì 10 dicembre 2009

"La mia esperienza in Kosovo". Scrive un carabiniere

Salve, sono un maresciallo dei Carabinieri, nel 2003 ho partecipato ad una missione in Kossovo durata 8 mesi. Al mio arrivo ricordo di aver notato dei carri armati abbandonati, cimeli della guerra da poco finita. Incoscientemente feci delle foto vicino quei carri armati che sembravano intatti ad accezione della torretta che appariva separata dal carro.

Solo dopo mi spiegarono dei commilitoni che quei carri erano stati bombardati con proiettili all'uranio impoverito e per quello apparivano intatti ma con la torretta staccata, infatti i proiettili penetravano in un foro piccolissimo e facevano esplodere il carro staccando la torretta ma lasciando intatto lo scafo. Premesso cio', nel 2005 mi diagnosticarono un Gozzo Tiroideo che ho monitorato fino ad oggi. Considerato che è cresciuto fino a quasi 7 centimetri, pochi giorni fa ho subito un intervento di tiroidectomia totale.

Preciso che dal 2005 al 2008 sono stato monitorato col protocollo MANDELLI a cui avevo aderito al rientro in Patria, ma non mi sono mai stati riscontrate alterazioni nei valori tiroidei, per questo nulla è stato fatto a livello medico dalla mia amministrazione.

E' di questo giorni la notizia che, come me, tanti militari rientrati dai Balcani, hanno subito l'asportazione preventiva della tiroide (si parla del 70% dei casi esaminati). Vorrei sapere se tali notizie trovano fondamento.

Sono stato sconsigliato di intentare un riconoscimento di causa di servizio in quanto avendo i valori tiroidei nella norma (prima dell'intervento) non ci sono indicazioni cliniche circa la correlazione tra il gozzo quale causa di servizio o comunque legato a inquinamento da radiazioni nel caso specifico "sindrome dei Balcani". Vorrei avere da voi un parere o delle indicazioni sulle strade da percorrere. Sono comunque in attesa di avere l'esame istologico del gozzo asportato, unitamente ad altro nodulo piu' piccolo presente anch'esso nell'altra ala della tiroide.

Mi ritengo al momento fortunato per non aver contratto malattie piu' gravi come quelle che hanno visto anche il decesso di alcuni militari reduci da tali missioni. Ma rimango comunque convinto che la mia, anche se pur minima, menomazione sia da attribuire alla "sindrome di Balcani" che a causa di mancanza di informazione, e di idonei strumenti di protezione, ha fatto così tante vittime. Molti pensano ai risarcimenti che comunque non restituiscono la vita o la buona condotta di essa, ma per quei quattro soldi che danno nelle missioni non mi sembra che possiamo essere considerati "carne da macello".

Vi ringrazio anticipatamente per il tempo dedicatomi.

martedì 8 dicembre 2009

La Difesa: 328 le domande di risarcimento presentate. Record in Sardegna

Per i pacifisti è una strage di Stato, per il Ministero della Difesa una serie di pratiche da esaminare in tempi stretti. Sono 328 le persone che hanno presentato la domanda di risarcimento per i tumori provocati dall'esposizione all'uranio impoverito e a nanoparticelle di metalli pesanti pervenute negli uffici del Ministero entro il 7 novembre scorso. Lo comunica la segreteria del ministro Ignazio La Russa con una nota ufficiale.

I DATI Nel dettaglio, si tratta di 233 militari, 173 dei quali hanno partecipato alle missioni all'Estero sotto la bandiera della Nato, mentre gli altri 60 si sono ammalati di cancro dopo aver prestato servizio nei poligoni di tiro come quelli di Quirra, Perdasdefogu e Teulada. Ventitré richieste sono state presentate da dipendenti civili dell'amministrazione militare che hanno lavorato al seguito del contingente italiano impiegato nelle missioni nei Balcani, in Somalia, in Iraq e in Afganistan. Dodici riguardano militari deceduti: a inoltrare la richiesta al Ministero della Difesa sono stati gli eredi, i genitori oppure i fratelli e le mogli dei soldati morti.

NELL'ISOLA L'ultimo dato è quello che più riguarda la Sardegna: sessanta cittadini civili residenti nelle zone nei pressi dei poligoni hanno chiesto di essere risarciti dallo Stato per i tumori causati dall'esposizione alle sostanze radioattive cancerogene contenute in certi armamenti utilizzati per le esercitazioni e le sperimentazioni belliche. Tutti questi sessanta casi di tumore registrati dal Ministero della Difesa riguardano cittadini sardi che abitano a ridosso di Quirra o Teulada. Un dato choc che assegna all'Isola questo primato, anzi, addirittura l'esclusiva: in nessuna altra parte d'Italia che pure ospita poligoni militari di una certa estensione (Ravesio in Friuli, Carpegna nelle Marche, Monte Rotondo Viterbo e Civitavecchia) ci sono ammalati di tumore che hanno presentato una domanda di risarcimento al Ministero.

LA SCADENZA La Difesa precisa che si tratta di un dato aggiornato al 27 novembre scorso. «Entro il 7 novembre - precisa il tenente colonnello Ciro Esposito - potevano presentare domanda di risarcimento in base al decreto del presidente della Repubblica numero 37 del 2009 i militari o i civili che si sono ammalati dopo aver preso parte alle missioni all'Estero oppure dopo aver lavorato o vissuto nelle aree dei poligoni militari e che sapevano della loro malattia alla data di pubblicazione del decreto. Gli altri che si sono ammalati dopo il 5 maggio hanno tempo sino al 31 dicembre». Il Ministero precisa che ogni domanda dovrà essere sottoposta al parere di una speciale commissione medica.

IN TRIBUNALE I dati ufficiali si prestano a una serie di riflessioni. Innanzitutto si tratta di numeri parziali. I malati a causa della guerra vera o simulata sarebbero molti di più. Tanti hanno seguito altre strade nella loro battaglia per ottenere giustizia dallo Stato. Per esempio in diversi casi ci si è rivolti a un Tribunale civile per il risarcimento dei danni. Ottenendo in alcuni processi cifre record: un milione e 400 mila euro sono stati assegnati ai familiari di un militare di Lecce malato di tumore dopo una missione nei Balcani e deceduto nel 2005 proprio a causa del mancato utilizzo da parte delle forze armate italiane delle protezioni per l'esposizione all'uranio impoverito in dotazione invece per esempio nell'esercito statunitense impiegato nelle stesse zone di guerra.

ALTRI NUMERI Secondo le associazioni a tutela dei soldati come Osservatorio militare, Vittimeuranio.com e Anavafaf, sono migliaia i militari malati dopo le missioni di pace o le esercitazioni nei poligoni italiani e sardi in particolare e centinaia di morti. Numeri molto superiori se confrontati a quelli delle persone che hanno presentato in questi giorni la richiesta di una speciale elargizione al Ministero.

I PACIFISTI Anche secondo Mariella Cao, portavoce del gruppo di pacifisti sardi “Gettiamo le basi”, impegnato da anni nella lotta civile per la chiusura dei poligono di Quirra, Teulada e Capo Frasca, si tratta comunque di dati raccapriccianti. «Solo la Sardegna paga un tributo in termini di malati di tumore per la presenza dei poligoni. Noi lo denunciamo dal 1999, dopo i primi casi di soldati morti per le esposizioni a sostanze radioattive, Giuseppe Pintus e Salvatore Vacca. In questi anni abbiamo tenuto una triste statistica: solo nella zona di Quirra, secondo noi, sono morti almeno venti militari e cinquanta civili. Il nuovo decreto, poi, esclude dalla possibilità di ottenere un risarcimento chiunque abiti in un paese distante più di un chilometro e mezzo dai poligono. Eppure a noi risulta che tante persone di Escalaplano, Villagrande e di altri paesi del Sarrabus, del Gerrei, dell'Ogliastra e del Sarcidano si sono ammalate per aver frequentato per lavoro le zone attorno a Quirra».

Articolo di Paolo CARTA - L'Unione Sarda - 8 Dicembre 2009

lunedì 7 dicembre 2009

"Un linfoma dopo la leva a Teulada"

Tra le tante mail che ci giungono in queste ore, pubblichiamo quella di un ragazzo che ci racconta la sua storia. Anche lui ci scrive dalla Sardegna.

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Buongiorno,

Sono il signor XXXXXXXXXXX, ho 32 anni e scrivo da Cagliari.

Espongo brevemente la situazione:

Nel 1997-98 sono stato reclutato al 116° Sudepaereo di Serrenti (Cagliari) per il servizio di leva nell’Aeronautica Militare. In quei mesi ho svolto diverse mansioni all’interno della polveriera o deposito armi militare, effettuando i servizi di guardia armata, sparando ai poligoni di allenamento della base di Teulada, adempiendo al mio dovere di soldato ho anche ricevuto i gradi di Aviere Scelto (comuni ai militari di leva del periodo) e sono stato congedato con buoni voti.

Nel mese di Febbraio Marzo 1998 c'e' stata una grande concentrazione di trasporto e deposito armi e munizioni presso tutta la base. I militari venivano a contatto con casse di munizioni abbandonate, aperte presso tutta la base, in quanto al suo interno vi era una armeria.

Nel 2003 ho riscontrato un tumore, un linfoma di Hodgkin maligno ai bronchi (vie respiratorie). I medici hanno supposto che la mia malattia poteva essere stata provocata dalle micropolveri inalate attraverso la normale respirazione. Dopo sei cicli di chemioterapia e un mese di radioterapia la mia situazione si è stabilizzata, ma è una malattia dalla quale è IMPOSSIBILE dichiararsi guariti, infatti devo sostenere a vita le visite mediche (un’ora ogni sei mesi) per accertare tale stabilita.

Questa malattia come potete immaginare mi ha causato una mancanza dal posto di lavoro (sono assunto dal 2001) per le cure per un tempo pari quantificabile a 8 mesi, tagliando ogni possibilità di promozione, carriera lavorativa e considerazione. Ho rischiato persino il posto di lavoro e tuttora sono considerato come una persona portatrice di handicap che non può svolgere mansioni comuni come recarmi alla sala macchine (servers) perché è una sala iperventilata a 16 gradi e questo mi potrebbe causare problemi di respirazione. Questo mi porta inevitabilmente a svolgere lavori minori.

Cordiali saluti

domenica 6 dicembre 2009

"Mio padre morto di leucemia dopo il servizio"

Ancora un caso di morte per presunta contaminazione da uranio impoverito. A rivolgersi a Vittimeuranio.com è stata la figlia di un un ex sottufficiale dell'Esercito, della provincia di Cagliari, che ha prestato servizio presso il poligono di Teulada, in Sardegna.

"Mio padre - ha detto la donna - ha sofferto per una mielodisplasia linfatica degenerata in seguito, nonostante lunghe cure, in leucemia mieloide acuta, causa tre mesi fa del suo decesso".
Secondo un bilancio del Goi (Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare) in Italia, sarebbero 158 i morti e 1991 i malati per possibile contaminazione da uranio impoverito.

Accame: rispettare le leggi in materia di assistenza

(ANSA) - ROMA, 6 DIC - ''Perche' la magistratura deve intervenire quando esistono leggi da applicare?''. E' la domanda avanzata da Falco Accame, presidente dell'Anavafaf - un'associazione che assiste i familiari delle vittime arruolate nelle forze armate - dopo la sentenza del tribunale di Roma che ha condannato la Difesa ad un risarcimento di 1,4 milioni ai parenti di un militare morto anni fa per presunta contaminazione da uranio.

''La notizia del risarcimento concesso per uno degli ormai numerosi casi di morte che possono essere causati da uranio impoverito - dice Accame - pone il problema di fondo del perche' e' necessario che intervenga la magistratura per avere il riconoscimento di cio' a cui l'amministrazione dovrebbe provvedere applicando le leggi esistenti''. Senza contare che ''le vittime debbono sobbarcarsi le spese degli atti giudiziari per ottenere cio' che dovrebbe essere loro dovuto'' e dunque ''c'e' da chiedersi come puo' ottenere giustizia chi non dispone di sufficiente denaro per ricorrere a un legale''.

mercoledì 2 dicembre 2009

Nuova condanna al Ministero della Difesa. Dovrà risarcire i familiari di una vittima con un milione e quattrocentomila euro

A meno di un anno dalla storica sentenza di Firenze un altro tribunale, quello civile di Roma, condanna il Ministero della Difesa a risarcire i familiari di un militare vittima da possibile contaminazione da uranio impoverito.

Questa volta la cifra stabilita dal giudice è di un milione e quattrocentomila euro per il danno non patrimoniale subito. La sentenza del Tribunale toscano, del dicembre 2008, aveva invece condannato il Ministero a risarcire con 545mila euro il paracadutista Gianbattista Marica, scomparso un mese dopo. Si tratta sicuramente di un altro passo avanti sulla strada della verità e della giustizia, almeno sul fronte civile.

>>> Le motivazioni della sentenza