I DATI Nel dettaglio, si tratta di 233 militari, 173 dei quali hanno partecipato alle missioni all'Estero sotto la bandiera della Nato, mentre gli altri 60 si sono ammalati di cancro dopo aver prestato servizio nei poligoni di tiro come quelli di Quirra, Perdasdefogu e Teulada. Ventitré richieste sono state presentate da dipendenti civili dell'amministrazione militare che hanno lavorato al seguito del contingente italiano impiegato nelle missioni nei Balcani, in Somalia, in Iraq e in Afganistan. Dodici riguardano militari deceduti: a inoltrare la richiesta al Ministero della Difesa sono stati gli eredi, i genitori oppure i fratelli e le mogli dei soldati morti.
NELL'ISOLA L'ultimo dato è quello che più riguarda la Sardegna: sessanta cittadini civili residenti nelle zone nei pressi dei poligoni hanno chiesto di essere risarciti dallo Stato per i tumori causati dall'esposizione alle sostanze radioattive cancerogene contenute in certi armamenti utilizzati per le esercitazioni e le sperimentazioni belliche. Tutti questi sessanta casi di tumore registrati dal Ministero della Difesa riguardano cittadini sardi che abitano a ridosso di Quirra o Teulada. Un dato choc che assegna all'Isola questo primato, anzi, addirittura l'esclusiva: in nessuna altra parte d'Italia che pure ospita poligoni militari di una certa estensione (Ravesio in Friuli, Carpegna nelle Marche, Monte Rotondo Viterbo e Civitavecchia) ci sono ammalati di tumore che hanno presentato una domanda di risarcimento al Ministero.
LA SCADENZA La Difesa precisa che si tratta di un dato aggiornato al 27 novembre scorso. «Entro il 7 novembre - precisa il tenente colonnello Ciro Esposito - potevano presentare domanda di risarcimento in base al decreto del presidente della Repubblica numero 37 del 2009 i militari o i civili che si sono ammalati dopo aver preso parte alle missioni all'Estero oppure dopo aver lavorato o vissuto nelle aree dei poligoni militari e che sapevano della loro malattia alla data di pubblicazione del decreto. Gli altri che si sono ammalati dopo il 5 maggio hanno tempo sino al 31 dicembre». Il Ministero precisa che ogni domanda dovrà essere sottoposta al parere di una speciale commissione medica.
IN TRIBUNALE I dati ufficiali si prestano a una serie di riflessioni. Innanzitutto si tratta di numeri parziali. I malati a causa della guerra vera o simulata sarebbero molti di più. Tanti hanno seguito altre strade nella loro battaglia per ottenere giustizia dallo Stato. Per esempio in diversi casi ci si è rivolti a un Tribunale civile per il risarcimento dei danni. Ottenendo in alcuni processi cifre record: un milione e 400 mila euro sono stati assegnati ai familiari di un militare di Lecce malato di tumore dopo una missione nei Balcani e deceduto nel 2005 proprio a causa del mancato utilizzo da parte delle forze armate italiane delle protezioni per l'esposizione all'uranio impoverito in dotazione invece per esempio nell'esercito statunitense impiegato nelle stesse zone di guerra.
ALTRI NUMERI Secondo le associazioni a tutela dei soldati come Osservatorio militare, Vittimeuranio.com e Anavafaf, sono migliaia i militari malati dopo le missioni di pace o le esercitazioni nei poligoni italiani e sardi in particolare e centinaia di morti. Numeri molto superiori se confrontati a quelli delle persone che hanno presentato in questi giorni la richiesta di una speciale elargizione al Ministero.
I PACIFISTI Anche secondo Mariella Cao, portavoce del gruppo di pacifisti sardi “Gettiamo le basi”, impegnato da anni nella lotta civile per la chiusura dei poligono di Quirra, Teulada e Capo Frasca, si tratta comunque di dati raccapriccianti. «Solo la Sardegna paga un tributo in termini di malati di tumore per la presenza dei poligoni. Noi lo denunciamo dal 1999, dopo i primi casi di soldati morti per le esposizioni a sostanze radioattive, Giuseppe Pintus e Salvatore Vacca. In questi anni abbiamo tenuto una triste statistica: solo nella zona di Quirra, secondo noi, sono morti almeno venti militari e cinquanta civili. Il nuovo decreto, poi, esclude dalla possibilità di ottenere un risarcimento chiunque abiti in un paese distante più di un chilometro e mezzo dai poligono. Eppure a noi risulta che tante persone di Escalaplano, Villagrande e di altri paesi del Sarrabus, del Gerrei, dell'Ogliastra e del Sarcidano si sono ammalate per aver frequentato per lavoro le zone attorno a Quirra».
Articolo di Paolo CARTA - L'Unione Sarda - 8 Dicembre 2009