sabato 23 aprile 2011

Vittime della guerra in tempo di pace. Il 5 Maggio un convegno a Roma

L'Anavafaf, in collaborazione con il sito Vittimeuranio.com e il Cesv, Centro servizi per il volontariato del Lazio, organizzano il 5 Maggio a Roma il convegno “Le Vittime della guerra in tempo di pace, dall'uranio impoverito all'amianto, dai vaccini agli incidenti”. Invitati il ministro della Difesa Ignazio La Russa e il presidente della commissione parlamentare di inchiesta Rosario Giorgio Costa.

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PROGRAMMA:
5 Maggio 2011 ore 15:30 ore 19:00
Sala del Palazzo Bologna
Via di Santa Chiara, 4 Roma

Saluti: Francesca Danese - Presidente Cesv, Centro Servizi pei Volontariato del Lazio

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15:30 - 16:30
Prima tavola rotonda: Militari, civili e i rischi del dovere

Falco Accame Presidente Anavafaf

Evandro Lodi Rizzini Professore Ordinario di Fisica Generale, Università di Brescia

Sergio Marelli Segretario Generale della Focsiv-Volontari nel mondo

Claudia Zuncheddu Consigliere della Regione Sardegna

Modera: Alberto Bobbio - Famiglia Cristiana

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16:30 - 17:30
Seconda tavola rotonda: Piccole guerre in tempo di pace, testimonianze

Aldo Barbona Presidente Lidu 1948 onlus, Associazione Italiana Diritti Umani

Carlo Calcagni Maggiore del Ruolo d’Onore reduce dei Balcani

Concetta Proietti Volontaria Anavafaf

Roberto Rossetti * Colonnello - Capo Dipartimento Immunoematologia, Direttore del Centro

Trasfusionale del Policlinico Militare di Roma

Modera: Pietro Calvisi - Giornalista freelance

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17:30 alle 18:30
Terza tavola rotonda: Le Istituzioni rispondono

On. Ignazio La Russa* Ministro della Difesa della Repubblica Italiana

Sen. Rosario Giorgio Costa* Presidente Commissione inchiesta uranio impoverito

On. Silvano Moffa Presidente della XI Commissione Lavoro della Camera

Sen. Gianpiero Scanu Capogruppo PD, Commissione Difesa del Senato

Modera: Checchino Antonini - Liberazione

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18:30 alle 19:00
Dibattito

Conclusioni: Falco Accame


*in attesa di conferma

giovedì 21 aprile 2011

Quirra: altri due indagati. Via alle prime autopsie

La procura della Repubblica di Lanusei, che indaga sull'incidenza che le esercitazioni militari effettuate nel poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra possono aver avuto sulla salute di uomini e animali, ha iscritto nel registro degli indagati altre due persone (dopo un ex ufficiale per ''disastro ambientale''), con l'accusa di ''falso ideologico in atto pubblico''. Si tratta di due tecnici chimici della societa' Sgs, incaricati per conto del Ministero della Difesa di effettuare i controlli sulla possibile presenza di sostanze nocive nel terreno del poligono. I due tecnici hanno, pero', escluso la contaminazione da uranio e da sostanze pericolose.

Ieri gli agenti della Squadra mobile di Nuoro - come hanno riportato i quotidiani sardi - hanno effettuato alcune perquisizioni nel torinese. Il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, che indaga sulla possibilita' che nel poligono sardo siano stati utilizzati armamenti con uranio impoverito, intende far piena luce su come i tecnici della societa', di cui e' presidente onorario Sergio Marchionne, e legata al Gruppo Fiat (di cui alcune aziende partecipate hanno effettuato nel poligono negli anni scorsi sperimentazioni di armamenti) abbiano svolto le indagini sul terreno. Analisi che, invece, hanno dato esito diverso per i consulenti nominati dalla magistratura che ora vuole chiarire il ruolo dei due tecnici e la veridicita' dei delle loro analisi che hanno attestato l'assenza di inquinamento antropico a Quirra.

LE PRIME AUTOPSIE

Sono state effettuate stamattina le prime tre autopsie, con prelievo di campioni di tessuti, sui corpi di tre persone, un militare e due pastori, decedute negli anni scorsi per tumori al sistema linfo-emopoietico. La procedura e' stata disposta dal procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, nell'ambito dell'inchiesta, la prima penale in Sardegna, sull'incidenza nella salute di uomini e animali delle esercitazioni militari svolte nel poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra.

Il prof. Marco Grandi, direttore della Scuola di specializzazione di Medicina legale dell'universita' di Milano, coadiuvato da un altro medico legale, ha eseguito le autopsie degli allevatori nella sala mortuaria del cimitero di Perdasdefogu, mentre quella del militare, il marinaio Paolo Mucelli, 31 anni, morto il 28 marzo scorso per una leucemia fulminante, e' stata effettuata all'ospedale di Lanusei. I tessuti prelevati verranno inviati ai laboratori del Dipartimento di chimica e fisica dell'Universita' di Brescia: spettera' al direttore del dipartimento, Esandro Lodi Rizzini, consulente della Procura, verificare l'eventuale presenza di particelle Alfa, emesse dall'uranio impoverito, e quindi accertare se esistano connessioni fra le morti e l'inquinamento nella zona del Poligono sardo.

Tracce di elementi radioattivi erano gia' stati riscontrati in un agnello nato con due teste. Le riesumazioni delle salme disposte dal procuratore Fiordalisi, destinate poi all'esame autoptico, avverranno a gruppi di tre, ogni dieci giorni. Per completare la raccolta dei tessuti dai cadaveri saranno quindi necessari alcuni mesi. Complessivamente sono infatti venti i corpi che verranno analizzati, la maggior parte di pastori che avevano le greggi vicino al Poligono.


NEGLI ANNI '80 TRENI CARICHI DI MUNIZIONI DA BRILLARE

Negli anni ottanta furono organizzati diversi convogli di treni provenienti da diverse parti d'Italia con munizioni da distruggere nel poligono interforze di Quirra, tra le province di Cagliari e Ogliastra. E' quanto emerge dalle indagini del sostituto procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, che conduce l'inchiesta per far luce sull'abnorme numero di tumori e malformazioni tra la popolazione e gli animali che vivono nei pressi della struttura militare. In alcuni periodi i carichi di munizioni non piu' utilizzabili arrivavano, secondo quanto si e' appreso, una volta al mese con convogli anche di tredici vagoni. Il carico dei treni giunti in Sardegna veniva poi trasportato con colonne di camion al poligono di Quirra dove le munizioni venivano fatte brillare. Un'operazione, secondo gli inquirenti, altamente inquinante e pericolosa per l'ambiente.

Nel frattempo hanno preso il via le riesumazioni, disposte dal procuratore Fiordalisi, delle salme di persone morte nei centri vicini al poligono fra il 2003 e il 2007 a causa linfomi o altre forme di tumore. In mattinata verranno presi in esame i corpo di due pastori sepolti nel cimitero di Perdasdefogu e di un militare di Baunei. I periti cercheranno eventuali tracce di sostanze radioattive, in particolare uranio. Sono in tutto 18 le riesumazioni disposte, nell'ambito dell'inchiesta per omicidio plurimo e danni ambientali per verificare se esista un collegamento tra i decessi e le attivita' svolte nel poligono militare.

Al momento nell'inchiesta figurano tre iscritti nel registro degli indagati. Oltre all'ex colonnello Tobia Santacroce, 66 anni di Chieti, accusato di disastro ambientale e omicidio plurimo per aver organizzato nel poligono l'esplosione di munizioni provenienti da diverse parti d'Italia, tra gli indagati vi sono anche due tecnici della societa' Sgs del gruppo Fiat. Si tratta di due chimici accusati di falso ideologico in atto pubblico. Secondo gli inquirenti nell'ambito dei controlli ambientali non avrebbero effettuato le correttamente le comparazioni tra agnelli morti a causa di inalazioni di sostanze tossiche e quelli degli ovili esterni nelle immediate vicinanze del poligono. In questo modo hanno "neutralizzato" le anomalie scoperte pochi giorni prima dai tecnici delle Asl di Cagliari e Lanusei.



lunedì 18 aprile 2011

Quirra: indagato l'ex comandante del Poligono

La procura della Repubblica di Lanusei che indaga sulla possibile presenza di uranio impoverito nelle armi usate nel poligono di Quirra ha iscritto fra gli indagati un ex ufficiale, Tobia Santacroce, 66 anni, di Chieti, colonnello all'epoca dei fatti e oggi in pensione con il grado di generale. L' accusa e' di disastro ambientale, per aver fatto brillare armi e munizioni nel poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra, con possibili danni all'ambiente e alla salute umana e animale. Il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, che indaga sulla possibilita' che nel poligono sardo siano stati utilizzati armamenti con uranio impoverito, ha appreso dei brillamenti di munizioni esauste, che giungevano da varie parti d'Italia, grazie all'intercettazione della conversazione di un ex militare che aveva prestato servizio nel poligono negli anni dopo il 1997. L'iscrizione nel registro degli indagati - resa nota dai quotidiani sardi - e' un atto dovuto dal momento che l'ex colonnello era il responsabile dei soldati di leva che hanno fatto esplodere numerose munizioni. Da qui anche la decisione di mettere sotto sequestro alcune aree interessate ai brillamenti, e che verranno analizzate per rilevare il tipo di sostanze rimaste nel terreno. Intanto Fiordalisi, che da mesi indaga sull'incidenza che le esercitazioni militari effettuate nel poligono possono aver avuto sulla salute di uomini ed animali, ha dato il via libera dal prossimo 21 aprile alla riesumazione delle salme di 20 persone, soprattutto pastori che lavoravano vicino a Quirra, morte per leucemie e malattie al sistema linfo-emopoietico. Si cerchera' di accertare anche se vi siano tracce di elementi radioattivi cosi' quelli riscontrati in un agnello nato con due teste, e nelle cui ossa sono state trovate ''tracce di uranio non naturale''

venerdì 15 aprile 2011

L' ESPRESSO', AL POLIGONO DI QUIRRA ESPLOSIONI DI ARMI E NUBI TOSSICHE

Al poligono di Quirra sarebbero stati fatti ''brillare giganteschi cumuli di armi e munizioni, con esplosioni avvolte dal silenzio dei militari''. La rivelazione e' del settimanale 'l'Espresso', secondo cui, in quei ''dodicimila ettari di meraviglia naturale sulla costa sudorientale della Sardegna, convertiti nel 1956 in area per operazioni "off limits'', nei decenni ''eserciti e aziende di mezzo mondo, incluse quelle italiane, hanno sperimentato armi e materiali segreti'''. L'ipotesi viene fuori dall'intercettazione di un ex militare: ''E' a Cagliari, in casa, e il 3 marzo scorso si sta confidando con la sua ragazza e un amico - ricostruisce il settimanale - Sapesse che c'e' un registratore, nascosto nella stanza, tacerebbe subito. Invece ignora l'interesse che gli investigatori hanno per i suoi ricordi, e racconta cio' che ha visto e fatto nel 1997, quand'era militare di leva al Pisq, il Poligono sperimentale interforze Salto di Quirra''. ''Ho fatto un giuramento per non dire niente!'', avrebbe detto l'ex militare agli amici, ma poi avrebbe svelato, spiega 'l'Espresso', ''quella che, a suo dire, era un'abitudine consolidata al poligono di Quirra: brillare giganteschi cumuli di armi e munizioni, con esplosioni avvolte dal silenzio dei militari''. "Li' hanno brillato tutte le armi di tutto, non solo della Sardegna: di tutta l'Italia", avrebbe raccontato. E ancora: "Venivano da Milano, da ogni parte arrivavano i camion...". Secondo il racconto intercettato, i mezzi ''entravano nella base e, a circa un chilometro e mezzo dagli uffici di Perdasdefogu, raggiungevano una buca profonda 80 metri: 'un vulcano', in cui scendevano mezzi articolati carichi di munizioni e armi''. "Uno scenario - riporta L'Espresso - che pone mille domande. Le stesse che muovono il 2 aprile Domenico Fiordalisi, capo della Procura di Lanusei, provincia dell'Ogliastra, il quale scrive alla Procura generale cagliaritana citando proprio, tra le testimonianze raccolte, quella sulle 'gigantesche esplosioni a Perdasdefogu che avevano provocato nubi tossiche e disperso particelle altamente nocive'". "La premessa da cui parte per ipotizzare reati che vanno dall'omicidio plurimo di pastori all'omissione di atti d'ufficio 'per ragioni di giustizia e sanita''; dall'omissione dei controlli nel demanio militare, all'omissione di provvedimenti amministrativi e sanitari. Fino al capitolo piu' delicato e importante: il sospetto, sul quale Fiordalisi indaga da mesi, di 'introduzione nello Stato, detenzione e porto illegale in Ogliastra di armi da guerra all'uranio impoverito'. Che si lega, in un crescendo inquietante, all'ipotesi del disastro ambientale per 'dispersione di materiali all'uranio impoverito e materiali radioattivi': sparsi in parte 'da vari missili', e in parte dal brillare al Pisq 'tutte le munizioni e bombe obsolete d'Italia, senza cautele per l'ambiente e la salute umana e animale'".

mercoledì 13 aprile 2011

La sindrome di Quirra e l'uranio ritrovato nelle ossa di un agnello nato con due teste

Un agnello nato con due teste, nelle cui ossa sono state trovate ''tracce di uranio non naturale'', potrebbe confermare l'ipotesi che tra Perdasdefogu e Quirra siano state utilizzate armi con materiale radioattivo. Il sospetto e' venuto attraverso le analisi rese note dal professor Massimo Zucchetti, docente di impianti nucleari al Politecnico di Torino e consulente del Procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, che da mesi indaga sull'incidenza che le esercitazioni militari effettuate nel poligono militare possano aver avuto sulla salute di uomini ed animali. Sara' lo stesso magistrato che, ricevuti gli incartamenti relativi alle analisi, decidera' se e come utilizzare i documenti all'interno della delicata inchiesta.

Il professor Zucchetti ha fornito alcuni particolari parlando sabato notte a Rai News 24 ed annunciando ulteriori e piu' precise notizie una volta che il laboratorio dove sono stati analizzati i reperti chiarira' i dettagli delle analisi. L'agnello con due teste era nato ad Escalaplano nel 2003 e da quando, anni fa, venne analizzato nel laboratorio specializzato di Bologna, il referto non venne mai ritirato. Ora il responso che non ammette dubbi: nelle ossa dell'ovino vi e' ''uranio non naturale'', in grado di creare danni ai figli degli animali che sono venuti in contatto con quella sostanza.

Si tratta di un nuovo elemento di indagine, quindi, per il procuratore Fiordalisi, che indaga sul presunto utilizzo nel Poligono sardo di armi con uranio impoverito, e che le scorse settimane ha anche deciso di far riesumare una ventina di allevatori, morti fra il 1980 ed il 2010 a causa di tumori al sistema linfo-emopoietico per accertare se vi siano contaminazioni da sostanze radioattive.

"FARE CHIAREZZA"

Il ritrovamento di isotopi radioattivi non naturali nella carcassa di un agnello con due teste nato nel 2003 in un paese del nuorese confinante con il poligono sperimentale interforze di Perdas de Fogu-Salto diQuirra, ha suscitato la reazione delpresidente della Associazione Italiana Assistenza vittime Arruolate nelle Forze Armate, Falco Accame, che da tempo chiede maggiori controlli a tutela dei militari e delle popolazioni.

''E' ora di fare finalmente chiarezza su quanto e' veramente accaduto nei poligoni - afferma Accame - e soprattutto sapere perche' un complesso militare-industriale ha potuto operare per moltissimi anni senza i dovuti controlli da parte delle Asl e dei comandi italiani''.

sabato 9 aprile 2011

Poligoni: lettera aperta al Presidente Costa

Gentile Presidente,

L’Anavafaf ha seguito con grande interesse la visita della Commissione da Lei presieduta a Salto di Quirra ed ha appreso dalla stampa alcuni degli importanti risultati conseguiti. L’Anavafaf ha cercato di riunire nello specchio seguente, al punto 1) quelli che ritiene i punti essenziali su cio so riterrebbe interessante porre l’attenzione in futuro.

Punto 1) PROBLEMATICHE DEI POLIGONI DA CHIARIRE

a) Adozione di misure di protezione – Obbligo di impiego di personale del Genio

La Legge Finanziaria 2008 (art. 2, commi 78 e 79) prevede che vi possono essere rischi per il personale esposto sia agli effetti dell’uranio impoverito sia agli effetti delle nanoparticelle di metalli pesanti.

Nei poligono vi è un’altissima concentrazione di metalli pesanti. Il personale che opera nel poligono, specie in operazioni di sgombero e bonifica, ha operato ed opera a mani nude senza alcuna protezione non tenendo quindi conto dei rischi indicati nella legge succitata. E’ auspicabile che d’ora in avanti il personale possa operare con guanti, maschere, occhiali e quant’altro necessario, per la sua protezione e che vengano impartite quindi precise normative in merito.

Occorre comunque che operazioni di sgombero e di bonifica non vengano effettuate da personale che non appartenga al Genio Militare, l’unico qualificato per tali operazioni.

b) Impedire l’autocertificazione da parte delle ditte straniere

Non deve più essere consentito alle ditte straniere di coprire con una autocertificazione le loro sperimentazioni e ancor meno deve essere consentito di bonificare in proprio l’area utilizzata per i test, sfuggendo così a qualsiasi controllo e creando rischi per il personale che potrebbe venirsi a trovare nelle aree colpite (in quanto non si può essere sicuri dell’efficacia della bonifica eseguita).

c) Impedire la commistione nella gestione dei poligoni tra autorità militari italiane e ditte private

Gli interessi finanziari di ditte private che operano nel poligono e gli interessi dell’apparato militare a cui spetta la direzione del poligono, devono essere tenuti completamente distinti.

d) Rendere obbligatoria la valutazione dell’impatto ambientale

Nelle normative in atto non è erroneamente prevista la obbligatorietà della valutazione dell’impatto ambientale, la quale quindi deve essere introdotta.

e) Stabilire i requisiti per la validità di uno studio epidemiologico

Non deve essere consentito che vengano eseguiti studi qualificati come epidemiologici se non rispondono ai requisiti necessari che peraltro debbono venire precisati. Ciò per evitare, come è accaduto per i lavori della Commissione Mandelli, che semplici studi statistici vengano considerati come studi epidemiologici.

f) Emanare un bando internazionale che faccia divieto di impiego di armi non convenzionali (uranio impoverito ed anche fosforo) nei poligoni

Ciò al fine di poter applicare sanzioni in campo giudiziario per coloro che eventualmente trasgrediscono il bando.

g) Chiarire se sia accettabile che un’area di un poligono possa essere qualificata come interdetta (cioè non più bonificabile)

Nel poligono di Teulada l’area di Porto Scudo è stata qualificata come “interdetta”. Si tratta di un’area in cui sono stati effettuati test di penetrazione dei proiettili. L’area è considerata non più bonificabile in quanto evidentemente presenta dei rischi. In merito devono essere chiariti i motivi per i quali un’area di un poligono possa diventare “inaccessibile” e quali implicazioni, anche giuridiche, ciò comporta.

L’Anavafaf, in base alle sue precedenti esperienze, e in particolare ai risultati della Commissione Mandelli, e ai tentativi di analisi di salme di personale deceduto, ha formulato anche alcune considerazioni, riportate al punto 2).

Punto 2) CAUTELE DA ADOTTARE IN RAPPORTO ALLE ULTERIORI ATTIVITÀ DI RICERCA NEI POLIGONI

Sono stati previsti ulteriori studi nei poligoni per accertare le cause di morte e di infortunio che si sono verificati. In particolare è stata proposta l’effettuazione di studi epidemiologici e di studi relativi alle analisi da eseguire su salme di personale deceduto.

Per quanto riguarda gli studi da definirsi come “epidemiologici” il problema di tale qualifica si pose già in relazione ai lavori della Commissione Mandelli che vennero presentati in un primo tempo appunto come studi “epidemiologici”. Ma in seguito si convenne che non avevano i requisiti e che potevano essere considerati quindi solo come dei semplici studi statistici. E’ da tener presente che la epidemiologia dei tumori richiede una ricerca che si protrae per decenni perché tra l’altro è assai lungo il periodo di latenza dei tumori. Purtroppo nei poligoni non c’è stata alcuna raccolta sistematica di dati nei decenni passati ed è improbabile che la si possa ricostruire ora ex post. Non esistono tra l’altro dati esatti sulla causa della morte del personale (ad esempio certificato ISTAT) e non sono possibili confronti con i registri tumori perché non esistenti per la zona considerata.

Per quanto riguarda le ricerche dell’uranio nelle salme, occorre tener presente che in passato queste analisi non hanno prodotto risultati in alcun modo probanti. Tra l’altro anche su salme di persone sicuramente esposte non si è trovato traccia di uranio, a parte forse nel caso del militare francese Ludovic Acaries, un caso che per la prima volta venne esaminato dalla “nanodiagnostics” di Modena, con esito negativo. Si è poi saputo che vi è stato, attraverso ulteriori esami in Francia, un esito positivo, ma non si hanno sufficienti conoscenze delle analisi eseguite, sulle quali occorrerebbero ulteriori precisazioni. Certo non è da escludersi che con nuovi mezzi e metodologie si potrà ora fare qualcosa di probante. Tuttavia è necessaria ogni cautela anche per evitare ripercussioni negative riguardo alle ricerche da farsi.

Con viva cordialità

Falco Accame

sabato 2 aprile 2011

LIBIA: IL MANDATO ONU E’ PROTEGGERE I LIBICI. MA NEL FRATTEMPO SONO STATI COPERTI DA BOMBE ALL’URANIO IMPOVERITO

E’di ieri la notizia della AFP che 22 missili Tomahawk sono stati sparati su obbiettivi libici portando a 214 il numero totale dei missili da crociera utilizzato dall’inizio delle operazioni. Sono stati inoltre condotti raid aerei con aerei A 10 e Harrier dotati di armamento all’uranio impoverito. La Legge Finanziaria 2008 (Art.2 commi 78 e 79) sancisce la pericolosità delle armi all’uranio che possono provocare gravi malattie tra cui tumori nei prossimi anni. Il Ministro della Difesa, On. La Russa, dette comunicazione di quanto sopra alla Presidenza del Consiglio dei Ministri il 22 dicembre 2008.


I libici non dispongono di idonee misure di rilevazione delle radiazioni e ancor meno di misure di protezione idonee tra cui maschere con filtri adeguati per la popolazione. I missili Tomahawk portano ciascuno all’incirca 300 Kg di uranio impoverito. Dunque oltre 60 tonnellate di uranio impoverito sono state gettate sulla Libia senza nemmeno alcun avvertimento per la popolazione. Ciò a parte i proiettili all’uranio lanciati dagli aerei A 10 e Harrier, di cui però non si conosce il numero delle missioni eseguite.


Incredibile ma vero il vice Ammiraglio USA William Gortney, portavoce del Pentagono, ha dichiarato di non sapere (conferenza stampa del 25 marzo) se i missili contengono uranio impoverito. Cosa già nota anche nel 1995 quando vennero impiegati oltre 100 di tali missili nei Balcani. Anche nel mandato all’Alleanza Atlantica è specificato il compito di “proteggere i libici”. C’è da chiedersi se all’Ammiraglio italiano che, messo al Comando della flotta di coalizione NATO, siano state impartite disposizioni per non usare armi che, all’opposto della protezione, per i cittadini libici, ne provochino la morte negli anni a venire




Falco Accame