martedì 18 settembre 2012

LO STATO DIA RISPOSTE AI FAMILIARI DI SALVO CANNIZZO

“Quella di Salvo Cannizzo è una storia emblematica che dimostra come lo Stato può essere sordo e insensibile anche di fronte a gesti estremi di protesta, nel tentativo di far sentire la propria voce, come quello dello sciopero della chemioterapia, messo in atto dall’ex militare nei mesi scorsi”. Lo afferma in una nota Bruno Ciarmoli, legale dell’Associazione Vittime Uranio. “Ai suoi familiari – continua l’avvocato - vanno le nostre sentitecondoglianze, ci aspettiamo almeno adesso delle risposte concrete da parte degli organi competenti. A tal proposito – ricorda Ciarmoli - dallo scorso luglio giace senza risposta alla Camera un’ interrogazione al ministro della Difesa Di Paola (numero 4-16918)”. Il minino che lo Stato possa fare è quello di garantire vicinanza e aiuto concreto alla famiglia di Salvo Cannizzo, costretto ad una pensione da fame”.

MORTO MARO' A CATANIA, AVEVA TUMORE AL CERVELLO DENUNCIO' DI AVERE CONTRATTO LA MALATTIA NEL 2006 IN KOSOVO

''Non posso scegliere come vivere, pero' posso scegliere come morire: per questo ho deciso di non sottopormi piu' a chemioterapia''. Aveva scelto la sua strada da solo, il sergente Salvo Cannizzo, 36 anni, morto ieri per un cancro al cervello. Una malattia che riteneva di aver contratto respirando uranio impoverito mentre era in servizio in Kosovo. La notizia del decesso del maro' e' pubblicata dal quotidiano La Sicilia di Catania. Padre di tre bambini, da sempre impegnato nel sociale nel suo rione, il popoloso quartiere di Librino, aveva scoperto di avere un tumore gia' dal 2006, cosi' come altri quattro dei nove commilitoni della sua squadra. Il 2 luglio scorso aveva inscenato una protesta plateale incatenandosi davanti l'ufficio di rappresentanza della Regione Siciliana a Catania.