lunedì 19 febbraio 2007

Convegno a Roma mentre muore un altro militare

"Uranio: verità a confronto" è il titolo del convegno organizzato dall'Anavafaf (associazione dei familiari delle vittime) che si terrà domani 20 febbraio, con inizio alle ore 15.30 presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati a Roma. Partecipa all'incontro la presidente della nuova Commissione parlamentare di inchiesta Lidia Menapace di Rifondazione Comunista. Insieme a lei ci saranno Tana De Zulueta (Verdi) e Learco Saporito (Alleanza nazionale). Modera l'incontro Francesco Palese, direttore editoriale di GrNews.it, partner dell'evento.

>>> Scarica l'invito

Presenti inoltre: il fisico nucleare professor Evandro Lodi Rizzini, direttore del dipartimento di Fisica e Chimica della università di Brescia; il professore Gianfranco Scarsella del dipartimento di Biologia cellulare e dello sviluppo della università La Sapienza di Roma, Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef; Franco Maccari, segretario del sindacato di Polizia Coisp.
Oltre a politici e tecnici ci sarà ampio spazio per i militari. Interverranno numerosi ammalati e i familiari dei deceduti. Prevista la partecipazione dei rappresentanti del Cocer (Consiglio centrale di rappresentanza) delle forze armate, quella di Gaetano Barrella, presidente della Fiast, e quella di Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e presidente dell'Anavafaf.

L'ULTIMO DECESSO
Un militare di 24 anni, di Salerno, e' morto due giorni fa a Roma per un tumore dovuto ad una presunta contaminazione da uranio impoverito . Lo rende noto l'Osservatorio militare, secondo cui salgono cosi' a 45 le vittime della cosiddetta Sindrome dei Balcani, mentre i malati sono 513. Il giovane era un volontario dell'Esercito, piu' volte in missione nell'area balcanica, dalla quale era tornato affetto da Linfoma di Hodgkin.

mercoledì 14 febbraio 2007

Uranio: un'interrogazione parlamentare sulla nostra inchiesta

Maria Celeste Nardini, senatrice pugliese di Rifondazione Comunista, ha presentato un'interrogazione al Ministro della Difesa Arturo Parisi, sull'inchiesta di Francesco Palese relativa ai nuovi casi di possibili contaminazioni da uranio impoverito. La parlamentare chiede, tra l'altro, "se il Governo non ritenga necessario assicurare un impegno straordinario per la bonifica delle aree contaminate al largo delle coste pugliesi e per misure di protezione sanitaria delle popolazioni".

Interrogazione a risposta scritta
NARDINI -
Al Ministro della difesa -
Risultando all’interrogante che:
è in corso un’inchiesta sugli ultimi casi di possibile contaminazione da uranio impoverito portata avanti da GrNews.it; le notizie sui casi relativi a Carmine Pastore di Potenza, arruolato nella Brigata Garibaldi XI Reggimento artiglieri di Teramo e della crocerossina della provincia di Lecce, ai quali è stata diagnosticata una forma di leucemia, causata molto probabilmente da contaminazioni da uranio impoverito nel periodo in cui hanno prestato servizio nei Balcani, per la loro importanza hanno trovato spazio su tutte le agenzie stampa nonché su molti dei quotidiani nazionali come “Liberazione”, “La Padania”, “L’avvenire”, “il manifesto”, “Il Resto del Carlino”, “Il Giorno” e numerosi siti web;
della vicenda si sono interessate anche la testata regionale della RAI pugliese e le emittenti locali Telenorba, l’ATV e il “Quotidiano di Lecce” e l’edizione di Bari di “la Repubblica” e de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, mentre dal Libano si diffonde la notizia della possibile contaminazione della zona meridionale dove sono impegnate le truppe italiane;
questi due nuovi casi confermano che la Puglia e la Sardegna sono tra le regioni più colpite. Sempre in Puglia, il 6 ottobre 2005 è morto il militare Alberto Di Raimondo, dopo i casi di malattia o morte di Calcagni, Pilloni, Di Giacobbe, Antonaci, Maramarco, D’Alicandro, La Monaca: il numero delle vittime pugliesi, secondo l’inchiesta del GrNews.it, si attesterebbe a dieci, portando la regione in vetta ad una classifica poco invidiabile;
su tutta la vicenda dell’uranio impoverito è stato presentato nei mesi scorsi un esposto alla Procura della Repubblica di Bari da parte di Aldo Pugliese, segretario regionale della Uil, poiché da perte del Ministero della difesa, tenuto a fornire annualmente alle Commissioni parlamentari competenti l’elenco degli infortunati, indicandone le cause presunte o certe, ad oggi nessun caso di contaminazione da uranio impoverito è stato segnalato;
il Mare Adriatico, specialmente al largo delle coste pugliesi è tuttora infestato da centinaia di ordigni. Durante la guerra in Kosovo gli aerei statunitensi, prima di tornare nella base di Gioia del Colle, per sicurezza decidevano di “scaricare” le bombe in mare. I pescatori di Molfetta in numerose occasioni, purtroppo, con le loro reti, invece del pesce, hanno caricato sulle barche ordigni inesplosi,
si chiede di sapere:
se il Governo non ritenga necessario assicurare un impegno straordinario per la bonifica delle aree contaminate al largo delle coste pugliesi e per misure di protezione sanitaria delle popolazioni;
se il Governo intenda impegnarsi da subito per la messa al bando di tutte le armi all’uranio impoverito, iniziando unilateralmente a vietarne l’uso nei poligoni di addestramento e lo stoccaggio nelle basi militari, anche internazionali, collocate sul territorio nazionale;
se non si intenda riconoscere lo status di malattia di servizio ai volontari civili ed ai militari che abbiano contratto la malattia nei Balcani, con conseguente carico per lo Stato delle spese mediche, oltre che riconoscere un adeguato risarcimento per le famiglie colpite da una così grave disgrazia;
se non si ritenga opportuno istituire una nuova Commissione d’inchiesta medico-scientifica che appuri i reali pericoli dell’uranio impoverito.
(4-01136)

sabato 10 febbraio 2007

La storia di Eddy Pallone

Una tragedia ha colpito un piccolo centro in provincia di Frosinone. Eddi Pallone, giovane sgurgolano di 25 anni è morto nella prime ora della notte tra mercoledì e giovedì presso l'ospedale Regina Elena di Roma. La morte è stata causata da un male incurabile, anche se i familiari sono convinti sia dovuto ai contatti che il ragazzo avrebbe avuto in Kosovo con l'uranio impoverito.

Il giovane dopo aver terminato gli studi decide da subito di arruolarsi nell'esercito e nel 2002 e inviato in Kosovo per una missione di pace. La famiglia è sicura che la causa della morte sia da imputare all'uranio poiché confortata dal fatto che il caso di Eddi non è un fatto isolato, anzi molti sono stati i casi di morte sospetta da parte di militari, che come per il giovane ciociaro, si erano ammalati ben presto dopo essere tornati dalla ex Jugoslavia.

Il calvario del giovane inizia a gennaio dello scorso anno quando inizia da subito ad accusare dolori all'altezza dell'inguine, da lì si susseguirà un lunghissimo percorso tra interventi chirurgici e consulti medici in vari ospedali nazionali sino ad arrivare alla notte di giovedi scorso quando è spirato nell'ospedale capitolino.

In paese era conosciuto e tutti lo ricordano come un ragazzo semplice, solare e simpatico, Piero, suo amico: «Eddi era una persona buona, tutti a Sgurgola gli volevano bene, con lui abbiamo trascorso molto tempo insieme, poiché suonavamo nella stessa banda, io il clarinetto, lui la tromba". Sgomento e rabbia nel paese, hanno accompagnato una triste giornata di febbraio che, purtroppo, verrà ricordata da tutti, e farà molto discutere.

Tutti a Sgurgola parlano dell'ipotesi che il male sia stato contratto dall'uranio impoverito, anche il referto medico parla di neoplasia. «Un ragazzo semplice, che sapeva farsi voler bene» ci dice un signore. «Nel giro di sei mesi se n'è andato» fa subito eco una signora con il viso tirato. Sembra che già prima di Natale i medici avevano avvisato i genitori del periodo critico che stava attraversando il giovane riducendo così le poche speranze da parte dei familairi.
Eddi lascia madre, padre, ed un fratello di ventitrè anni.

«La famiglia ha sete di verità e di giustizia, la parola al Ministero»
Studi e documentazioni portati avanti in tal senso, ha riferito il legale, hanno dimostrato che c’è un nesso tra questa forma tumorale e la sostanza radioattiva LINFOMA di Hodgkin, questa la forma terribile di leucemia che ha portato al decesso di Eddi Pallone. La grave patologia tumorale del sangue, è causata da una contaminazione con l’uranio impoverito. Fino a questo momento sono 267 i militari italiani che hanno prestato servizio nei teatri di guerra e che si sono ammalati di leucemia.

Di questi oltre 40 sono morti. Resta da capire se a quei decessi va aggiunto quello del venticinquenne che aveva prestato servizio in Kosovo nel 2002. L’avvocato Anita Corsi dello studio «Cammarota» nella capitale, che sta rappresentando i familiari, si sta occupando del caso di questo sfortunato ragazzo. Il legale ha già inviato una lettera al Ministero della Difesa comunicando che l’ex militare ha perso la vita a causa di questa letale patologia. Patologia che potrebbe essere riconducibile all’inalazione dell’uranio impoverito. Va da sè che da parte dei familiari verrà chiesto il risarcimento per aver perso un figlio a soli 25 anni.

«Questa denuncia - ha riferito il legale - non è stata presentata soltanto per Eddi ma per tutti quei ragazzi che hanno perso la vita per assolvere il loro dovere. Il ministero dal canto suo ha già risposto che il caso verrà sottoposto alla direzione sanitaria militare».
Studi effettuati su questo materiale hanno dimostrato che i residui dell’impatto dei missili possono rimanere nelle regioni colpite, per lunghi periodi e che possono essere assorbiti attraverso l’inalazione di polvere depositata o l’ingestione di acqua potabile.

Da sottolineare poi che le sostanze radioattive come l’uranio impoverito possono avere un effetto mutageno. «In Bosnia, Kosovo, Afganistan ed Iraq - ha continuanto l’avvocato Corsi - giungono notizie devastanti. I decessi da radioattività hanno raggiunto un numero spaventoso. Ecco perchè ho ragione di pensare che la morte di Eddi sia riconducibile all’uranio impoverito».
Il ragazzo aveva cominciato ad accusare i primi sintomi nel febbraio del 2006. Ma le analisi e gli esami diagnostici effettuati fino a quel momento non avevano fatto emergere nulla di allarmante. Soltanto nel luglio dello stesso anno, e quindi dopo cinque mesi, è arrivata la sconvolgente verità: Eddi aveva sviluppato una forma di tumore chiamato Linfoma di Hodgkin, la stessa neoplasia che aveva portato alla morte tanti militari che erano andati in missione nella ex Iugoslavia».
Da quel momento è iniziato il calvario per i genitori del ragazzo e per Cristian, il fratello minore di 23 anni. L’altra sera presso l’ospedale Regina Elena di Roma, il tragico epilogo. Inizialmente Eddi aveva deciso di intrapredendere la carriera militare ed a soli venti anni era partito in missione per il Kosovo.

Papà Domenico, che svolge attività di operaio, non aveva mai osteggiato i desideri e le aspirazioni del figlio. Così aveva accettato di buon grado quella scelta di partire per una missione che sarebbe durata sei mesi. Ma poi al ritorno, il giovane aveva avuto dei ripensamenti ed aveva preferito mettere al chiodo la divisa per intraprendere altre attività.

Non sapeva il ragazzo che partendo per il Kosovo forse aveva firmato la sua condanna a morte. I familiari e lo stesso avvocato sono convinti che a causare il decesso di Eddi sia stato proprio il contatto con quella sostanza radiottiva. Oggi chiedono giustizia. Vogliono che sia fatta luce sulla morte del loro figliolo. Una morte che li ha gettati nella più totale disperazione.

venerdì 9 febbraio 2007

Dal Lazio alla Puglia: ancora un morto e due ammalati

Un tumore al sistema linfatico che potrebbe essere stato causato dallo stretto contatto che Eddy Pallone, militare dell'Esercito Italiano di venticinque anni, originario di Sgurgola in provincia di Frosinone, ha avuto in Kosovo con l'uranio impoverito. Il giovane e' deceduto la notte scorsa nell'ospedale 'Regina Elena' di Roma e i genitori, nonostante il dolore e la sofferenza, hanno voluto rendere pubblica la notizia per evitare che "altre famiglie soffrano e patiscano lo stesso nostro calvario".

"Eddy ha iniziato a manifestare la malattia nel febbraio del 2006 - ha spiegato la dottoressa Anita Corsi, dello studio legale di Massimo Cammarota del Foro di Roma. E' iniziato un calvario senza precedenti, da un medico all'altro, da un centro specializzato all'altro. La diagnosi, pero', non ha lasciato scampo".
La famiglia Pallone ha inviato due denunce: una alla Direzione Provinciale del Lavoro di Frosinone e l'altra alla Direzione Sanitaria Militare. "I soldi che otterrano per il risarcimento verranno utilizzati per la ricerca - proseguono dalla studio legale.
Quando Eddy e' andato in Kosovo per una missione di tre mesi nel 2003 ancora non era a conoscenza di quanto fosse pericoloso entrare in contatto con l'uranio impoverito.
Nelle cartelle cliniche rilasciate tutti i medici accostano la sua malattia con l'avvenuto contatto alla sostanza radioattiva". I funerali del giovane militare si terrano oggi alle 15 nella chiesa di Santa Maria Assunta a Sgurgola.

ALTRI DUE CASI SOSPETTI IN PUGLIA
La notizia ci giunge nel momento in cui Falco Accame, predidente dell'Anavafaf denuncia altri due casi di militari ammalati in Puglia. Si tratta, scrive Accame in una nota, di un giovane di Palagiano (Taranto) che «si cura con un farmaco senza il quale rischia di morire ed ha quindi un grave danno esistenziale». Accame aggiunge che il militare «è stato sottoposto a visite all’ospedale di San Giovanni Rotondo (Foggia, ndr). Gli è stata concessa la causa di servizio in primo grado ma non in secondo, e quindi è rimasto senza i dovuti risarcimenti».
L'ex parlamentare lamenta il fatto che «il dato lo si sarebbe dovuto conoscere dal ministro della Difesa e non da "radio Fante"». Ieri lo stesso presidente dell’Anavafaf aveva segnalato un altro caso di presunta contaminazione da uranio impoverito riguardante un militare che opera nel territorio di Martina Franca (Taranto).

Francesco PALESE

mercoledì 7 febbraio 2007

Lidia Menapace guiderà la Commissione di inchiesta

Come avevamo con largo anticipo annunciato, ieri, la senatrice di Rifondazione, Lidia Menapace è stata eletta presidente della commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. La stessa parteciperà il prossimo 20 Febbraio, con inizio alle ore 15.30 presso la Sala del Cenacolo della Camera, al convegno organizzato dall'Anavafaf sull'argomento.

Insieme a lei ci saranno Tana De Zulueta (Verdi) e Learco Saporito (An). Il prof. Evandro Lodi Rizzini, membro del Cnr di Ginevra, il dr. Gianfranco Scarsella del Dipartimento di biologia cellulare e dello sviluppo de La Sapienza di Roma e ancora Don Giovanni Franzoni, Elio Lannutti, presidente dell'Adusbef, Maurizio Torrealta autore dell'inchiesta di Rainews24.

Oltre a politici e tecnici ci sarà ampio spazio per i militari. Interverranno numerosi ammalati tra i quali l'Ufficiale dell'Esercito Italiano Carlo Calcagni, reduce dalla Bosnia e i familiari dei caduti.
Prevista la partecipazione dei rappresentanti del Cocer (Consiglio centrale di rappresentanza) delle Forze Armate, quella di Gaetano Barrella, presidente della Fiast, e naturalmente quella di Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e presidente dell'Anavafaf.
Introduce e modera Francesco Palese, direttore editoriale di GrNews.it.

venerdì 2 febbraio 2007

Uranio in Libano? Per lo Stato Maggiore nessun problema

In Libano non sono state riscontrate tracce di uranio impoverito. Lo afferma il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito rispondendo ad una richiesta di chiarimento avanzata nei mesi scorsi dal Cocer. “Un ‘accurata verifica, condotta da unità NBC, a premessa del dispiegamento del Contingente italiano in Libano, non ha rilevato rischi epidemici/endemici o situazioni di inquinamento post- bellico da uso di uranio impoverito o altri aggressivi”. Ha precisato lo Stato Maggiore.

Aggiungendo, inoltre, che “le citate risultanze sono state formalmente comunicate dal Ministero della Difesa al Parlamento a seguito di uno specifico sindacato ispettivo” e che “il Sottosegretario di Stato, rispondendo ad un’analoga interrogazione parlamentare, ha sottolineato che alle stesse conclusioni è giunta anche la componente tecnico-sanitaria di UNIFIL, che opera in Libano ai fini della valutazione del rischio ambientale”. Quindi, nessun pericolo di contaminazione per i nostri militari in missione.

A presentare l'interrogazione era stata, lo scorso 25 Ottobre, la deputata dei Verdi Tana De Zulueta. La risposta è relativa invece al 9 Novembre, quando ancora non era noto lo studio di alcune Ong inglesi ripreso dall'ultima inchiesta di Rainews24, sulle tracce di uranio riscontrate nel filtro d'aria di un'ambulanza operante nella zona di Beirut.

Intanto nuovo stop alla partenza della nuova Commissione parlamentare di inchiesta. Lo scorso 24 Gennaio doveva essere la data per la prima convocazione da parte del Presidente del Senato Franco Marini. In quella sede si sarebbe dovuto procedere all'elezione della senatrice di Rifondazione Comunista Lidia Menapace alla carica di Presidente, ma ciò non è avvenuto, ed il tutto è stato nuovamente rimandato a data da destinarsi.

Ci sarebbero – da quanto è apparso su alcuni organi di stampa – forti resistenze da parte di Alleanza Nazionale, proprio sul nome della Menapace. Ma non solo. Sembra infatti che anche alcuni esponenti dei Democratici di Sinistra, tra i quali spiccherebbe il nome del viceministro Minniti, stiano facendo il possibile per ritardare l'insediamento della nuova Commissione.
La stessa Menapace, ai nostri microfoni, pochi giorni fa aveva assicurato che la sua nomina sarebbe stata imminente, ma oggi afferma che “esiste una lobby che teme che si scopra qualcosa. Tutto induce a dire che bisogna fare presto e seriamente, evitando di trattare come un nemico della Patria chiunque voglia sapere qualcosa dai militari.”

Francesco PALESE