Una tragedia ha colpito un piccolo centro in provincia di Frosinone. Eddi Pallone, giovane sgurgolano di 25 anni è morto nella prime ora della notte tra mercoledì e giovedì presso l'ospedale Regina Elena di Roma. La morte è stata causata da un male incurabile, anche se i familiari sono convinti sia dovuto ai contatti che il ragazzo avrebbe avuto in Kosovo con l'uranio impoverito.
Il giovane dopo aver terminato gli studi decide da subito di arruolarsi nell'esercito e nel 2002 e inviato in Kosovo per una missione di pace. La famiglia è sicura che la causa della morte sia da imputare all'uranio poiché confortata dal fatto che il caso di Eddi non è un fatto isolato, anzi molti sono stati i casi di morte sospetta da parte di militari, che come per il giovane ciociaro, si erano ammalati ben presto dopo essere tornati dalla ex Jugoslavia.
Il calvario del giovane inizia a gennaio dello scorso anno quando inizia da subito ad accusare dolori all'altezza dell'inguine, da lì si susseguirà un lunghissimo percorso tra interventi chirurgici e consulti medici in vari ospedali nazionali sino ad arrivare alla notte di giovedi scorso quando è spirato nell'ospedale capitolino.
In paese era conosciuto e tutti lo ricordano come un ragazzo semplice, solare e simpatico, Piero, suo amico: «Eddi era una persona buona, tutti a Sgurgola gli volevano bene, con lui abbiamo trascorso molto tempo insieme, poiché suonavamo nella stessa banda, io il clarinetto, lui la tromba". Sgomento e rabbia nel paese, hanno accompagnato una triste giornata di febbraio che, purtroppo, verrà ricordata da tutti, e farà molto discutere.
Tutti a Sgurgola parlano dell'ipotesi che il male sia stato contratto dall'uranio impoverito, anche il referto medico parla di neoplasia. «Un ragazzo semplice, che sapeva farsi voler bene» ci dice un signore. «Nel giro di sei mesi se n'è andato» fa subito eco una signora con il viso tirato. Sembra che già prima di Natale i medici avevano avvisato i genitori del periodo critico che stava attraversando il giovane riducendo così le poche speranze da parte dei familairi.
Eddi lascia madre, padre, ed un fratello di ventitrè anni.
«La famiglia ha sete di verità e di giustizia, la parola al Ministero»
Studi e documentazioni portati avanti in tal senso, ha riferito il legale, hanno dimostrato che c’è un nesso tra questa forma tumorale e la sostanza radioattiva LINFOMA di Hodgkin, questa la forma terribile di leucemia che ha portato al decesso di Eddi Pallone. La grave patologia tumorale del sangue, è causata da una contaminazione con l’uranio impoverito. Fino a questo momento sono 267 i militari italiani che hanno prestato servizio nei teatri di guerra e che si sono ammalati di leucemia.
Di questi oltre 40 sono morti. Resta da capire se a quei decessi va aggiunto quello del venticinquenne che aveva prestato servizio in Kosovo nel 2002. L’avvocato Anita Corsi dello studio «Cammarota» nella capitale, che sta rappresentando i familiari, si sta occupando del caso di questo sfortunato ragazzo. Il legale ha già inviato una lettera al Ministero della Difesa comunicando che l’ex militare ha perso la vita a causa di questa letale patologia. Patologia che potrebbe essere riconducibile all’inalazione dell’uranio impoverito. Va da sè che da parte dei familiari verrà chiesto il risarcimento per aver perso un figlio a soli 25 anni.
«Questa denuncia - ha riferito il legale - non è stata presentata soltanto per Eddi ma per tutti quei ragazzi che hanno perso la vita per assolvere il loro dovere. Il ministero dal canto suo ha già risposto che il caso verrà sottoposto alla direzione sanitaria militare».
Studi effettuati su questo materiale hanno dimostrato che i residui dell’impatto dei missili possono rimanere nelle regioni colpite, per lunghi periodi e che possono essere assorbiti attraverso l’inalazione di polvere depositata o l’ingestione di acqua potabile.
Da sottolineare poi che le sostanze radioattive come l’uranio impoverito possono avere un effetto mutageno. «In Bosnia, Kosovo, Afganistan ed Iraq - ha continuanto l’avvocato Corsi - giungono notizie devastanti. I decessi da radioattività hanno raggiunto un numero spaventoso. Ecco perchè ho ragione di pensare che la morte di Eddi sia riconducibile all’uranio impoverito».
Il ragazzo aveva cominciato ad accusare i primi sintomi nel febbraio del 2006. Ma le analisi e gli esami diagnostici effettuati fino a quel momento non avevano fatto emergere nulla di allarmante. Soltanto nel luglio dello stesso anno, e quindi dopo cinque mesi, è arrivata la sconvolgente verità: Eddi aveva sviluppato una forma di tumore chiamato Linfoma di Hodgkin, la stessa neoplasia che aveva portato alla morte tanti militari che erano andati in missione nella ex Iugoslavia».
Da quel momento è iniziato il calvario per i genitori del ragazzo e per Cristian, il fratello minore di 23 anni. L’altra sera presso l’ospedale Regina Elena di Roma, il tragico epilogo. Inizialmente Eddi aveva deciso di intrapredendere la carriera militare ed a soli venti anni era partito in missione per il Kosovo.
Papà Domenico, che svolge attività di operaio, non aveva mai osteggiato i desideri e le aspirazioni del figlio. Così aveva accettato di buon grado quella scelta di partire per una missione che sarebbe durata sei mesi. Ma poi al ritorno, il giovane aveva avuto dei ripensamenti ed aveva preferito mettere al chiodo la divisa per intraprendere altre attività.
Non sapeva il ragazzo che partendo per il Kosovo forse aveva firmato la sua condanna a morte. I familiari e lo stesso avvocato sono convinti che a causare il decesso di Eddi sia stato proprio il contatto con quella sostanza radiottiva. Oggi chiedono giustizia. Vogliono che sia fatta luce sulla morte del loro figliolo. Una morte che li ha gettati nella più totale disperazione.