domenica 14 febbraio 2010

FERMIAMO IL DECRETO SULL'IMPUNITA'

(di Adele Parrillo da Terranews) Con il D.L. 1/2010 Art. 9, con cui lo scorso primo gennaio il governo ha rifinanziato le missioni internazionali di peacekeeping, il legislatore ha modificato le responsabilità dei militari in relazione ai problemi di inquinamento e salute.

Recita il D.L. 1/2010 Art. 9 al comma 4 : «...non è punibile a titolo di colpa per violazione di disposizioni in materia di tutela dell’ambiente della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro per fatti connessi nell’espletamento di attività e operazioni o addestramento svolte nel corso di missioni internazionali, il militare dal quale non poteva esigersi un comportamento diverso da quanto tenuto, avuto riguardo alle competenze ai poteri e ai mezzi di cui disponeva in relazione ai compiti affidatigli». Con il suddetto articolo 9 con cui lo scorso 1° gennaio il governo ha rifinanziato le missioni internazionali di peacekeeping, il legislatore ha modificato le responsabilità dei militari in relazione ai problemi di inquinamento e salute.

Tutto ciò può riguardare la mancata applicazione delle norme di protezione nei riguardi dell’uranio impoverito e delle nano-particelle. Infatti in Somalia (1992-94) e poi in Bosnia e Kossovo (dal 1995 al 99) non sono state applicate norme di protezione, mentre è noto che i militari Usa si proteggevano con tute, occhiali e maschere. Forse qualcuno si è preoccupato delle sentenze che sempre più, negli ultimi tempi, si pronunciano a favore del risarcimento a militari, tornati dalle missioni ammalati, o deceduti a seguito di patologie ricondicibili a contaminazione da uranio impoverito.

Nel caso di Giambattista Marica, per esempio, risarcito con 545.061 euro, nella motivazione della sentenza, emessa dal tribunale di Firenze a dicembre 2008, i giudici hanno sostenuto le responsabilità del Ministero della Difesa. “Non ha disposto” si legge nella sentenza, “l’adozione di adeguate misure protettive per i partecipanti alla missione in Somalia. Nonostante fosse sotto gli occhi dell’opinione pubblica internazionale la pericolosità specifica di quel teatro di guerra, e nonostante l’adozione da parte di altri contingenti di misure di prevenzione particolari”. Secondo Falco Accame, presidente Anavafaf, Associazione nazionale vittime arruolate nelle forze armate, «la norma dell’art.9 del D.L. 1/2010, è del resto in contrasto con quanto stabiliscono i codici militari, circa i doveri dei comandanti riguardo alla tutela della salute del personale dipendente. Ed è anche in contrasto con quanto riguarda la legislazione nazionale sulla tutela della salute nei posti di lavoro (legislazione valida anche in campo militare).

L’adozione della norma su citata, porterebbere ad una gravissima de-responsabilizzazione dei comandanti, in quanto non prevede alcun controllo su comportamenti (che non possono essere a priori considerati ineccepibili). Basti pensare a quanto accadde in Somalia nell’Operazione Ibis, (1992-94) con lo stupro delle donne somale da parte di militari del Tuscania». Secondo Accame «è da tener presente che gli ormai oltre duemila casi di malattia, per possibile contaminazione da uranio impoverito dipendono, in larga misura, dalla non adozione di misure di protezione e dal non aver adottato il ‘principio di precauzione’. La norma su citata potrebbe diminuire l’attenzione sull’esigenza di assicurare, per quanto possibile, protezione al personale dipendente».

«Infatti - conclude Falco Accame - non è chiaro cosa significhi ‘..non poter esigersi un comportamento diverso da quanto tenuto’, il che potrebbe rimandare al concetto di cieca obbedienza agli ordini, in contrasto con quanto stabilito dalla L382/78 sui ‘principi della disciplina’». Era solo poco più di un anno fa. Nella finanziaria 2008, con la legge n°244 del 24 dicembre 2007, si arrivava al riconoscimento della causa di servizio e all’erogazione di risarcimenti, a chi avesse contratto infermità o patologie tumorali legate all’esposizione di proiettili all’uranio impoverito.. Una spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2008-2010. Il D.L. 1/2010 è stato approvato alla Camera il 9 febbraio di quest’anno ed è stato trasmesso al Senato dove sarà discusso, con il numero 2002. Sarà legge?

venerdì 12 febbraio 2010

Dl Missioni: Pd, governo fa carta straccia vittime uranio impoverito

Ferranti, Touadi, Calipari: Governo crea area irresponsabilità e fa carta straccia diritto salute

“Il governo fa carta straccia dei diritti di salute dei militari, compresi quelli che svolgendo il proprio lavoro hanno perso la vita o hanno visto gravemente compromessa la propria salute per le patologie connesse all’uso di sostanze nocive, come l’uranio impoverito. E’ un vero e proprio scandalo, un grave colpo di mano nei confronti di migliaia di vittime (per l'Associazione Vittime Uranio sono 216 morti e oltre 2500 i malati, e si tratta di dati parziali!)”.

Lo dichiarano i deputati del Pd della commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, Jean Leonard Tuoadi e la vicepresidente del gruppo Rosa Villecco Calipari che spiegano: ‘il comma 4 dell’articolo 9 del decreto che proroga il finanziamento delle missioni all'estero esclude la punibilità di chiunque abbia responsabilità nel garantire il rispetto della normativa sulla sicurezza del lavoro per ‘fatti commessi nell’espletamento del servizio connesso ad attività operative o di addestramento svolte nel corso di missioni internazionali’.

Si tratta di una norma che contiene una formulazione furbesca per creare una vera e propria area di irresponsabilità: chiunque davanti ad un incidente di lavoro potrà dire di non essere responsabile, in quanto, si trattava di attività legate a missioni internazionali anche future. Per non parlare delle centinaia di cause per lesioni e risarcimento danni relative alle malattie legate all’utilizzo di sostanze nocive nelle missioni internazionali. Pensiamo ai tanti militari morti per leucemia a seguito dell’uso dell’uranio impoverito nelle missioni dei Balcani. Ebbene, nessuno dei responsabili verrà punito per legge. Siamo davanti ad un ‘tana libera tutti’. E inoltre stupefacente che il relatore Scelli e il presidente della commissione Giustizia, Giulia Bongiorno non abbiano fatto sentire in aula la propria voce dopo che la II commissione di Montecitorio aveva approvato all’unanimità parere favorevole condizionato proprio alla abrogazione di questa norma”.
Roma, 9 febbraio 2010