Non si tratta del primo caso di personale italiano non militare vitima di possibile contaminazione da uranio impoverito. Mentre per i militari, anche se con ritardo e non sempre in maniera efficace, furono adottate delle misure di protezione, non si hanno notizie sulle precauzioni che i ministeri diversi da quello della Difesa (in questo caso quello delle Finanze) avevano adottato per il proprio personale, impegnato negli stessi teatri e quindi esposto agli stessi rischi delle nostre truppe.
Ma non solo, un ragazzo di 32 anni, che nel 95-96 ha prestato servizio a Decimo (Ca), combatte da due anni con un linfoma di non hodgkin. E poi c'è Stefano, 36 anni di Roma, che denuncia il fatto che gli è stato diagnosticato un osteosarcoma osteoblastico all'emibacino lato destro dopo una permanenza di sei mesi, tra il 94 e il 95, al 116° Deposito Sussidiario di Serrenti sito a circa 35 km da Cagliari. Si trattava di un deposito di armi. In seguito alla malattia il ragazzo ha subito l'asportazione totale dell'arto inferiore destro e dell'emibacino.
Infine Angelo, un altro ragazzo della provincia di Roma, precisamente di Allumiere, reduce dal Kosovo, lamenta, in una lettera al blog, il fatto che la Asl di Civitavecchia non rispetta la legge 27 del 28 Febbraio 2001 (art. 4-bis comma 1) sull'esenzione dal pagamento per gli accertamenti sanitari (analisi del sangue ecc.) che spetta di diritto ai militari che hanno operato all'Estero.