giovedì 4 gennaio 2007

Due nuovi casi in Puglia. Il silenzio della Difesa

Una crocerossina e un tenente colonnello dell'Esercito residenti in provincia di Lecce sono ammalati per probabile contaminazione da uranio impoverito. Lo rende noto al sito GrNews.it Falco Accame, ex presidente della Commissione Difesa della Camera e attuale presidente dell'Anavafaf (associazione delle vittime appartenenti alle forze armate).

“Abbiamo appreso la notizia – dice Accame – di questi due nuovi casi, che confermano la Puglia insieme alla Sardegna tra le regioni più colpite, come sempre per pura casualità. Sempre in Puglia il 6 ottobre 2005 morì il militare Alberto Di Raimondo dopo i casi di malattia o morte di Calcagni, Pilloni, Di Giacobbe, Antonaci, Maramarco, D'Alicandro, La Monaca.”

“Ciò che ci preoccupa – polemizza l'ex parlamentare - è che di tutti questi casi, ovviamente noti al Ministero della Difesa attraverso i vari distretti e comandi, si è avuta notizia solo accidentalmente, pur essendo lo stesso ministero obbligato a fornire annualmente alle commissioni parlamentari competenti l'elenco degli infortunati indicandone le cause presunte o certe. Fino ad oggi nessun caso di contaminazione da uranio impoverito è stato segnalato, il timore è quindi che quanto si conosce del fenomeno sia solo la punta di un Iceberg.”

“Su tutta la vicenda dell'uranio impoverito – conclude Accame - speriamo che almeno l'esposto presentato nei mesi scorsi alla Procura della Repubblica di Bari da parte di un sindacato contribuisca a rompere il segreto che da troppi anni impedisce una valutazione realistica del fenomeno.”

Secondo le ultime indiscrezioni alle due vittime sarebbe stato diagnosticato un linfoma di Hodgkin in seguito ad una permanenza di alcuni mesi in Kosovo nel 1999. Le condizioni della giovane appartenente alla Croce Rossa sarebbero gravi.

Come sempre succede in questi casi si è assistito al silenzio da parte degli organi della Difesa che non hanno nè commentato nè smentito la denuncia, tutto mentre i ragazzi "reduci" dalle missioni all'Estero continuano ad ammalarsi e a morire nell'indifferenza generale. In molti casi addirittura sono stati negati gli indennizzi previsti dalle leggi dello Stato ai familiari dei caduti.

Non c'è dubbio che la questione "uranio impoverito" rappresenta un tema dal quale chi ha delle precise responsabilità, in relazione alla mancata adozione delle misure di sicurezza, preferisce sfuggire. Cosa dire poi dell'imbarazzante "cancellatura" dell'ultima ora delle vittime dell'uranio dai beneficiari di un fondo annuale di 5 milioni di euro nell'ultima legge finanziaria? Sarebbe stato come ammettere l'esistenza e la gravità del problema, di cui non si deve parlare.

Francesco PALESE