Gli ultimi casi di possibili contaminazioni da uranio impoverito, segnalati da GrNews.it, che si riferiscono alla crocerossina e al tenente colonnello della provincia di Lecce, oltre alla testimonianza di un ex militare impegnato in Kosovo, hanno riaperto sul tema un dibattito destinato a proseguire a lungo, visto che sono in arrivo altre segnalazioni di casi analoghi che non esiteremo a denunciare nei prossimi giorni.
Questo testimonia che la politica e una parte del mondo militare hanno archiviato troppo presto il problema, sul quale non è stata fatta la dovuta chiarezza. Solo l'11 maggio del 2005 l'allora Ministro della Difesa Antonio Martino - sulla falsariga dei risultati della commissione parlamentare - aveva escluso senza mezzi termini ogni pericolosità della sostanza, smentendo di fatto la stessa Difesa che il 6 dicembre del 1999 inviava una circolare dello Stato Maggiore sui provvedimenti cautelativi da adottare in Kosovo.
Dal primo caso segnalato in Italia, quello relativo al maresciallo Marco Mandolini impegnato in Somalia sono passati 14 anni, oltre 350 interrogazioni, interpellanze, mozioni parlamentari. Sull'argomento sono stati scritti tre libri tra cui quello del nostro amico e insostituibile collaboratore Falco Accame, principale esperto della materia in Italia.("Uranio impoverito: la verità" edizioni Malatempora, Roma, 2006)
"Anche dell'amianto - scive Accame nel libro - si disse per anni che era assolutamente innocuo", poi si giunse tra innumerevoli difficoltà alla verità, la stessa che ancora manca sulla vicenda uranio in cui entrano in gioco troppi interessi e precise responsabilità sui circa 52 decessi e oltre 400 casi di malattia. Molti ritengono che la sede adatta per fare finalmente luce sarà la nuova Commissione parlamentare. Staremo a vedere, intanto i casi si susseguono e gli interrogativi aumentano.
Un coinvolgimento dell’opinione pubblica in queste dinamiche è essenziale, e per farlo occorre che i media prestino la necessaria attenzione e si dimostrino liberi di poter affrontare il problema senza condizionamenti esterni. Siamo di fronte ad un argomento che paradassalmente rischia di perdere notiziabilità proprio quando i casi e le segnalzioni aumentano.
La nostra ultima segnalazione ha trovato spazio oltre che su tutte le agenzie di stampa sui quotidiani nazionali come L’Avvenire, Il Manifesto, Liberazione, La Padania, Il Giorno- Il Resto del Carlino – La Nazione, Corriere.it, e sui media della Puglia, dove da alcuni giorni rimbalzano interventi e particolari sull’accaduto. Oltre al Tg regionale della Rai stanno seguendo il caso con particolare attenzione i colleghi del Quotidiano di Lecce e delle emittenti televisive locali come L’ATV, ma la notizia è apparsa anche sull’edizione di Bari di Repubblica e sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Questo testimonia che la politica e una parte del mondo militare hanno archiviato troppo presto il problema, sul quale non è stata fatta la dovuta chiarezza. Solo l'11 maggio del 2005 l'allora Ministro della Difesa Antonio Martino - sulla falsariga dei risultati della commissione parlamentare - aveva escluso senza mezzi termini ogni pericolosità della sostanza, smentendo di fatto la stessa Difesa che il 6 dicembre del 1999 inviava una circolare dello Stato Maggiore sui provvedimenti cautelativi da adottare in Kosovo.
Dal primo caso segnalato in Italia, quello relativo al maresciallo Marco Mandolini impegnato in Somalia sono passati 14 anni, oltre 350 interrogazioni, interpellanze, mozioni parlamentari. Sull'argomento sono stati scritti tre libri tra cui quello del nostro amico e insostituibile collaboratore Falco Accame, principale esperto della materia in Italia.("Uranio impoverito: la verità" edizioni Malatempora, Roma, 2006)
"Anche dell'amianto - scive Accame nel libro - si disse per anni che era assolutamente innocuo", poi si giunse tra innumerevoli difficoltà alla verità, la stessa che ancora manca sulla vicenda uranio in cui entrano in gioco troppi interessi e precise responsabilità sui circa 52 decessi e oltre 400 casi di malattia. Molti ritengono che la sede adatta per fare finalmente luce sarà la nuova Commissione parlamentare. Staremo a vedere, intanto i casi si susseguono e gli interrogativi aumentano.
Un coinvolgimento dell’opinione pubblica in queste dinamiche è essenziale, e per farlo occorre che i media prestino la necessaria attenzione e si dimostrino liberi di poter affrontare il problema senza condizionamenti esterni. Siamo di fronte ad un argomento che paradassalmente rischia di perdere notiziabilità proprio quando i casi e le segnalzioni aumentano.
La nostra ultima segnalazione ha trovato spazio oltre che su tutte le agenzie di stampa sui quotidiani nazionali come L’Avvenire, Il Manifesto, Liberazione, La Padania, Il Giorno- Il Resto del Carlino – La Nazione, Corriere.it, e sui media della Puglia, dove da alcuni giorni rimbalzano interventi e particolari sull’accaduto. Oltre al Tg regionale della Rai stanno seguendo il caso con particolare attenzione i colleghi del Quotidiano di Lecce e delle emittenti televisive locali come L’ATV, ma la notizia è apparsa anche sull’edizione di Bari di Repubblica e sulla Gazzetta del Mezzogiorno.
Francesco PALESE
Pubblichiamo una delle numerose mail giunte alla redazione in questi giorni. E' quella scritta da Massimiliano Garofalo, fratello di Alessandro, morto 14 anni fa a Mantova.
14 ANNI DI SILENZIO SULLA MORTE DI MIO FRATELLO
Volevo segnalarle la vicenda di mio fratello Alessandro, morto nel 1993, in seguito al possibile utilizzo di uranio impoverito.Su internet digitando "garofolo alessandro uranio" è possibile rintracciare le due interrogazioni parlamentari su mio fratello, una dell'onorevole Ballaman e una del senatore Malabarba.Sono passati sei anni dalla prima interrogazione e cinque anni da un servizio della RAI su mio fratello...da allora il buio, non ho più saputo nulla, un silenzio assordante non solo dai militari ma anche da chi mi dovrebbe tutelare (politica,giornalisti,...).Glielo segnalo...perchè a mio parere la vicenda di mio fratello è segnata da molte ingiustizie.
Garofolo Massimiliano
Mantova
Pubblichiamo una delle numerose mail giunte alla redazione in questi giorni. E' quella scritta da Massimiliano Garofalo, fratello di Alessandro, morto 14 anni fa a Mantova.
14 ANNI DI SILENZIO SULLA MORTE DI MIO FRATELLO
Volevo segnalarle la vicenda di mio fratello Alessandro, morto nel 1993, in seguito al possibile utilizzo di uranio impoverito.Su internet digitando "garofolo alessandro uranio" è possibile rintracciare le due interrogazioni parlamentari su mio fratello, una dell'onorevole Ballaman e una del senatore Malabarba.Sono passati sei anni dalla prima interrogazione e cinque anni da un servizio della RAI su mio fratello...da allora il buio, non ho più saputo nulla, un silenzio assordante non solo dai militari ma anche da chi mi dovrebbe tutelare (politica,giornalisti,...).Glielo segnalo...perchè a mio parere la vicenda di mio fratello è segnata da molte ingiustizie.
Garofolo Massimiliano
Mantova