I problemi esposti qui di seguito sono supportati da fatti e documenti certi ed inoppugnabili e per la loro rilevanza meritano di essere affrontati con decisione e con la massima urgenza.
Ne và della coscienza di ciascuno e della salute di tutti.
L’ URANIO IMPOVERITO
Alcuni dati sull’ uranio impoverito (UI) noto pure come depleted uranium o uranio depleto:
1- L’ UI è lo scarto del processo produttivo di arricchimento dell’ uranio destinato al funzionamento dei reattori nucleari. In ambito militare l’ UI è impiegato soprattutto per “corazzare” i carri armati e per le munizioni anti carro.
2- Oltre ad essere tossico, radioattivo e piroforico, è fonte di inquinamento e contaminazione tanto che, a novembre 2007, la prima commissione Disarmo e Sicurezza Internazionale dell’ONU, ha approvato, a stragrande maggioranza, una risoluzione che considera le armi all’UI pericolose per le persone e per l’ambiente.
Anni prima, nel 2001, la dr.ssa Carla Del Ponte all’ epoca a capo del Tribunale Speciale Penale per l’ex Jugoslavia, dichiarò che l’uso da parte della Nato di armi all’UI poteva configurarsi come crimine di guerra.
3- Il proiettile all’UI quando colpisce il bersaglio sviluppa un’altissima temperatura (circa 3000°) che fonde tutto quel che si trova intorno al punto di esplosione, liberando nell’aria un aerosol di polveri finissime, cento volte più piccole delle PM 10, le c.d. polveri sottili che tanto giustificato allarme destano nelle nostre città.
Dette polveri, di dimensioni nanometriche possono entrare nel corpo per inalazione o ingestione alimentare o contatti con ferite aperte, superando barriere biologiche sino a poco tempo fa ritenute invalicabili (ad es: quelle polmonari e intestinali). Esse sono facilmente trasportabili lontano dal luogo di esplosione e, oltre alle leucemie e altre forme tumorali, possono generare infarti ed ictus, statisticamente tre volte più frequenti dei tumori.
4- La Dott.ssa Antonietta Gatti, coordinatrice dal 2002 al 2005 di un progetto di ricerca cofinanziato dall’Unione Europea, con un suo articolo, tra migliaia, ci aiuta a comprendere meglio l’intera materia, compreso ciò che succede ad una donna che viene contaminata. (all.1)
5- L’UI, dunque, è il principale (non l’ unico) imputato della Sindrome dei Balcani e, se non è il KILLER è certamente il MANDANTE di decessi, malattie, inquinamento e contaminazione di uomini, animali e territori.
Lo afferma la Dott.ssa Gatti, lo conferma la sen. Lidia Menapace. (all.2)
STATO INGRATO
Un esempio vivente di contaminazione bellica è il Salentino Carlo Calcagni, quarantenne maggiore dell’ E.I. che si “racconta” al CO.CE.R. nell’audizione del luglio del 2007 (all.3), oggi riconosciuto “Vittima del Dovere” con invalidità permanente del 100% per causa di servizio “per le particolari condizioni ambientali ed operative”.
Di mio aggiungo qualche considerazione. Le visite mediche ed i continui controlli ad un certo punto lo portano proprio dalla Dott.ssa Gatti che gli trova il fegato ed il midollo infarciti di metalli pesanti, detriti tossici sia dal punto di vista chimico che fisico ed altre simili “quisquilie”.
Il quadro clinico che precipita col passar del tempo costringe Carlo Calcagni ad indebitarsi, coinvolgendo familiari, parenti ed amici, per acquistare i costosissimi medicinali che gli servono SOLO PER CONTENERE le malattie da cui sa che è difficile, anzi impossibile, guarire completamente.
Se avesse aspettato lo Stato a quest’ora sarebbe morto!
Tant’è che, pur avendo lo status di Vittima del Dovere (all.4), della cui Associazione Nazionale è referente per Esercito, Marina ed Aeronautica (all.5), attende ancora il risarcimento cui ha diritto, come conferma la recente lettera inviata dai suoi avvocati al Ministero della Difesa. (all.6)
Se le lungaggini burocratiche sono sempre deprecabili, in casi del genere sono INAMMISSIBILI, VERGOGNOSE !!! DELITTUOSE!!!
Lo sa bene anche la Vedova di un altro Salentino, Alberto Di Raimondo, deceduto a soli 26 anni per un linfoma dopo una missione nei Balcani. All’ uopo, nel 2005 la Vedova Di Raimondo ha presentato regolare domanda corredata dai due quintali e mezzo di documenti ma siccome al Ministero risulta smarrita tutta la documentazione, ne ha dovuto presentare un’ altra!
Intanto il tempo passa…il disagio cresce…e non resta che sperare nella DIVINA PROVVIDENZA, atteso che nessun mortale muove un dito per abbattere i tempi biblici della burocrazia di uno Stato che ripaga con ingratitudine e indifferenza proprio Coloro che più di altri lo hanno servito fedelmente.
Mi chiedo a che serve la retorica patriottarda del 4 novembre, il Grazie Ragazzi, le solenni esequie e via dicendo! Quando si comporta in questo modo, lo STATO non merita più rispetto poiché è diventato il participio passato del verbo essere!!!
Casi simili a quelli testè citati, purtroppo ormai se ne contano a migliaia e perciò sottopongo alle Autorità politiche, nel caso specifico ai parlamentari Salentini, le seguenti, semplici proposte di SALENTO LIBERO REGIONE:
a- accellerare l’iter di equiparazione totale dello status di Vittime del Dovere a quello di vittime del terrorismo, prevista dalla legge n. 266 del 2005 (legge finanziaria 2006). Non sono tollerabili le disparità tra chi è deceduto, è stato ferito o si è ammalato per il diretto effetto del fuoco nemico o l’esplosione di una bomba ( vedasi le Vittime di Nassiria ) e chi ha subito la stessa sorte per gli effetti delle bombe, subendo una contaminazione letale.....da fuoco amico.
b- stabilire in 30 giorni, a partire dalla data di riconoscimento dell’ infermità per causa di servizio, il termine massimo entro cui erogare l’eventuale risarcimento ed altri benefici agli aventi diritto.
c- porre a totale carico dello Stato le costose spese di cura sostenute per rimanere in vita, per evitare a coloro che ne hanno bisogno di scegliere se morire per le malattie contratte o di fame !!!
d-fissare in due-tre mesi, a far tempo dalla data di presentazione della domanda, il termine massimo entro cui evadere almeno le domande di riconoscimento d’infermità per causa di servizio presentate dagli ammalati militari e civili e dai Familiari dei Caduti.
e- favorire un incontro tra il Ministro della Difesa ed una delegazione di soldati, civili e Familiari di Caduti per consentire a quest’ultimi di svicerare direttamente e senza intermediari i loro problemi, che spesso non sono noti a Chi deve sapere.
Signori Parlamentari, quelle succitate sono proposte che potete fare vostre e presentare alla Camera e al Senato. Non vi sarà difficile trovare una corsia preferenziale per farle approvare al più presto; Servono a rendere un tantino migliore la vita di chi, ricordatelo sempre, facendo il proprio dovere, ha difeso anche le Istituzioni di cui siete autorevoli membri.
IL PRINCIPIO di PRECAUZIONE
L’ ingratitudine e l’ indifferenza, tuttavia, sono sovrastate dalle sconcertanti omissioni dei vertici civili e militari del Ministero della Difesa. Quasi a giustificarne le gravissime responsabilità, in ogni vicenda inerente l’UI entra in ballo il cosiddetto nesso di causalità: vale a dire l’ assenza di prove scientifiche certe sul rapporto causa-effetto tra UI e la Sindrome dei Balcani.
E’ vero che il nesso di causalità non è accertato, però è altrettanto vero che non è escluso e, perciò, la logica e il buonsenso, se non il dovere, suggeriscono l’adozione di adeguate misure precauzionali sino a che non si dimostra che l’UI non provoca danni.
Nel caso in questione tanto più doverose se si pensa che la NATO, già nel 1996 aveva informato i vertici della difesa italiana sulla necessità di fornire adeguate attrezzature protettive ai soldati inviati nelle zone teatro dell’impiego di armi all’ UI, pena effetti nefasti per l’organismo.(all.7)
Per inciso, vorrei sapere chi ha stabilito scientificamente il nesso di causalità tra le PM10 (le c.d. polveri sottili) e danni alla nostra salute…. eppure scatta l’ allarme generale quando una qualsiasi centralina segnala lo sforamento del livello di guardia.
E’ evidente, quindi, che i nostri Soldati inviati in Bosnia e altrove dovevano essere informati sui pericoli cui andavano incontro e muniti di un equipaggiamento atto a proteggerli.
Invece, non ebbero né l’una né l’altra cosa, mentre tutti gli altri contigenti erano ben protetti e gli americani con le loro maschere, tute, guanti etc. sembravano addirittura dei marziani!!
Solo a novembre 1999 le autorità militari emanarono le direttive precauzionali che, peraltro, a dire di molti non sono mai state attuate. Roba da corte marziale!
I nostri ragazzi mandati allo sbaraglio da gente che, nella più benevola delle ipotesi, andrebbe processata per strage: ATTUATA! NON TENTATA!
Ecco perché, nel ravvisare l’opportunità di accertare le responsabilità dei ritardi nella emanazione delle norme di protezione e quelle, ancor più gravi, di chi eventualmente non le ha attuate, rinnovo ai Parlamentari Salentini l’invito a recarsi dal Procuratore delle Repubblica per chiedere l’apertura di una inchiesta in materia. La Procura di Bari lo ha già fatto!
RELAZIONE FINALE
Anche per avere certezza che almeno in Afghanistan e in Iraq i nostri Soldati abbiano in dotazione un adeguato equipaggiamento protettivo, atteso che in queste due aree belliche sono state impiegate quantità impressionanti di armi all’ UI.
Una raccomandazione in tal senso è contenuta anche nella relazione finale della CP, Commissione Parlamentare d’ inchiesta etc. etc... il titolo completo è più lungo dell’arco di tempo in cui ha funzionato. (all.8).
Dalla sua lettura traggo almeno due motivi d’ interesse:
- l’ introduzione del criterio di probabilità che sostituisce il nesso di causalità favorendo, almeno sulla carta, l’accesso dei malati e dei Familiari dei Caduti ai benefici previsti dalle vigenti leggi.
- la estensione dei controlli sanitari ed ambientali alle zone adiacenti i poligoni di tiro, sui quali la CP si esprime testualmente così:
“ La Commissione ribadisce la necessità di un attento controllo delle attività condotte e dei materiali impiegati nei poligoni di tiro in Italia, sia da parte delle Forze armate che di eventuali soggetti terzi, pubblici e privati, riservando una particolare attenzione ai controlli di tipo sanitario ed ambientale, all’ interno delle strutture e nelle zone ad esse adiacenti ”.
Dunque, a parte il noioso elenco delle difficoltà incontrate e l’ autocelebrazione delle attività svolte, tra le quali sono incluse persino le “ segnalazioni ” al Ministero della Difesa, attribuite dai soliti maligni al Salentino sen. Rosario Giorgio Costa, uno dei due V.Presidenti della CP, la relazione contiene seri elementi di riflessione.
Peccato che sia stata totalmente ignorata, o quasi, dagli organi d’ informazione; forse perché finisce col giustificare tutto e tutti, dai vertici civili e militari del Ministero ai vaccini iniettati ai soldati o, forse, per avallare indirettamente la convinzione tutta italiana che quando si vogliono insabbiare temi ed argomenti “scottanti”, la cosa migliore da fare è costituire una commissione parlamentare d’inchiesta.
Comunque sia una cosa è certa! La Puglia, insieme alla Sardegna ed al Friuli-Venezia-Giulia è la Regione italiana che “ vanta” il maggior numero di poligoni di tiro e di servitù militari in genere e perciò, non mi spiego i motivi per cui la CP ha inviato i suoi consulenti scientifici due volte in Sardegna, una volta addirittura in Libano e MAI in Puglia.
TORRE VENERI
In compenso, a Lecce su “ sollecitazione ” del sen. Costa (non poteva essere altrimenti) è venuta una delegazione politica della CP accompagnata solo da un esperto balistico. (all.9)
Sebbene i consulenti scientifici della CP non abbiano MAI messo piede a Torre Veneri e nessuno ha notizia di analisi effettuate su uomini, animali e territorio, i Salentini possono dormire sonni tranquilli, perché c’è sempre il sen. Costa a vegliare su di loro, a proteggerli, a risolvere qualunque problema. Infatti, l’amato senatore di Matino, intervistato da Telerama il 16 novembre 2008 li ha resi edotti di due sensazionali novità :
1- non è accertato il nesso di causalità tra l’UI e la Sindrome dei Balcani.
2- a Torre Veneri non è mai stato usato UI.
Santa Madonna! Non è stata proprio la CP a dire che tale nesso non è accertato ma non è neppure escluso? Ed ai fini dell’accesso dei benefici di legge non è stato addirittura “ cassato ”? Allora perché Costa ne parla ancora? Se nella relazione è scritto a chiare lettere che Ministri e vertici militari hanno sempre negato l’uso di armi all’UI nei poligoni di tiro italiani, a che pro il nostro senatore lo ribadisce? Che Torre Veneri e il Salento non facciano parte dell’Italia?
Siccome il senatore è tutt’altro che uno sprovveduto, mi riesce difficile credere che affermazioni così scontate non siano state “buttate” lì a bella posta per menare il can per l’aia e distogliere l’ attenzione dei Salentini dai problemi veri.
Perché, caro senatore, UI o no, un fatto è certo! Morti e malati ci sono davvero ed in particolare nelle zone vicine a Torre Veneri, come rimarcato dall’ on. Bellanova in una sua interrogazione del novembre 2007. (all.10)
Or dunque, illustri Autorità, muovetevi e almeno fateci sapere:
- se, da chi ed in quale periodo sono stati effettuati i controlli sollecitati dalla stessa CP;
- quali materiali, oltre a tric-trac, scattagnole, tronetti et similia, sono impiegati nelle esercitazioni a Torre Veneri;
- di quale tipo di equipaggiamento protettivo sono dotati i militari;
- chi provvede al recupero (e in che modo) dei “bossoli” e dove gli stessi vengono portati o stoccati o smaltiti;
- se nel poligono operano o hanno operato soggetti terzi, pubblici o privati, italiani o stranieri;
- se i carri armati presenti in loco sono “corazzati” con UI e chi effettua la manutenzione.
Mi fermo qui per carità di patria e alle Autorità, in questo caso soprattutto al Sindaco di Lecce, al Presidente della Provincia e ai rispettivi assessori al ramo, a nome di SALENTO LIBERO REGIONE propongo di:
1- organizzare una tavola rotonda o convegno o conferenza o altro con esperti in materia al fine di approfondire i problemi, conoscere e divulgare eventuali sistemi di prevenzione a tutela della nostra salute e della salubrità del territorio;
2- affidare a tecnici specializzati il compito di effettuare subito (e poi periodicamente) tutti i necessari controlli ambientali e sanitari a Torre Veneri e nelle zone adiacienti, in primis i borghi rurali e le marine leccesi. Le ASL e l’ ARPA non dispongono, purtroppo, degli strumenti scientifici all’ uopo necessari.
3- adottare il principio di precauzione per chiedere la sospensione delle esercitazioni nel poligono di tiro sino all’ esito degli accertamenti e delle analisi commissionate.
Illustri Autorità, queste proposte sono fattibilissime e, nell’ interesse di tutti, spero vivamente che vengano accolte, anche per evitare che la proposta Rotundo di dismettere il poligono militare ed i successivi interventi del Consigliere Regionale Buccoliero e del sen. Ruggeri portino fuori binario la discussione.(3)
Di riqualificazione della fascia costiera, sviluppo turistico, dismissioni e di quant’ altro se ne può discutere soltanto dopo aver acquisito precise garanzie e l’ assoluta certezza sull’ inesistenza di inquinamento e contaminazione di uomini, animali e territori.
Alle Autorità il compito di intraprendere ogni iniziativa atta a garantire la nostra salute e la salubrità dell’ ambiente, entrambe già pesantemente “attaccate” dai veleni dell’ Ilva, dai fumi di Cerano e altre realtà minori, ai Salentini quello di far sentire loro “il fiato sul collo” e di tenere alta la guardia chiedendo costantemente conto del loro operato.
Lecce, 10 dicembre 2008 Mario De Cristofaro
SVEGLIA SALENTINI
AIUTATECI A DIFENDERVI
UNITEVI A SALENTO LIBERO REGIONE
(1) La prima è stata la conferenza stampa tenuta il 14 novembre 2008 dal maggiore Calcagni e dal sottoscritto nell’ accogliente trattoria tipica leccese “Frati de Diu” sita in via D’ Annunzio.
Tra i presenti, poche (ma buone) testate giornalistiche, la Vedova DI RAIMONDO che ringrazio ora per allora di cuore, il prof. Franco Candido animatore del comitato Acqua Rossa di Melendugno ed i rappresentanti di vari altri gruppi e movimenti spontanei operanti nel Salento.
(2) Per Sindrome dei Balcani s’ intende l’ insieme delle patologie contratte dai soldati italiani inviati in missioni di pace internazionali e anche da militari mai andati all’estero o civili residenti in zone adiacenti i poligoni di tiro e basi militari in genere.
(3) Chiedo scusa anticipatamente per l’ eventuale, possibile, sebbene assolutamente involontaria, omissione di altri Salentini intervenuti sul tema.
AIUTATECI A DIFENDERVI
UNITEVI A SALENTO LIBERO REGIONE
(1) La prima è stata la conferenza stampa tenuta il 14 novembre 2008 dal maggiore Calcagni e dal sottoscritto nell’ accogliente trattoria tipica leccese “Frati de Diu” sita in via D’ Annunzio.
Tra i presenti, poche (ma buone) testate giornalistiche, la Vedova DI RAIMONDO che ringrazio ora per allora di cuore, il prof. Franco Candido animatore del comitato Acqua Rossa di Melendugno ed i rappresentanti di vari altri gruppi e movimenti spontanei operanti nel Salento.
(2) Per Sindrome dei Balcani s’ intende l’ insieme delle patologie contratte dai soldati italiani inviati in missioni di pace internazionali e anche da militari mai andati all’estero o civili residenti in zone adiacenti i poligoni di tiro e basi militari in genere.
(3) Chiedo scusa anticipatamente per l’ eventuale, possibile, sebbene assolutamente involontaria, omissione di altri Salentini intervenuti sul tema.