Il Ministro Zaia ha recentemente ripreso il suggerimento del Commissario Europeo Fischer Boel (di cui si legge su Il Corriere della Sera del 21 marzo 2009) che prevede che l’euro burocrate faccia degli stage nei campi. Il suggerimento ha una valenza anche per quanto riguarda le superiori autorità militari, che specie da quando è stata eliminata la leva sono sempre più lontane dalla base militare e dalle caserme.
Di questa distanza dai problemi della base, che non sono stati intesi a livello di vertice delle Forze Armate, è una prova quanto è accaduto per gli ammalati per possibile contaminazione da uranio impoverito. Per il vertice delle Forze Armate si è parlato di 37 casi di morte nell’ottobre 2007 (dichiarazione del Ministro della Difesa pro tempore, Arturo Parisi, alla Commissione di Inchiesta al Senato) e nel dicembre del doppio, cioè di 77 casi. Quanto ai malati si è passati ai 255 ai 312, ma contemporaneamente secondo dati forniti dal GOI (il Gruppo Operativo Interforze della Sanità militare) i casi, come appaiono dalla relazione della su citata Commissione di Inchiesta, sempre riferiti al 2007, sarebbero 1991. Dunque una enorme incertezza nella conoscenza del fenomeno. Quanto accade nella “base” sembra assai scarsamente noto al vertice.
Sarebbe perciò importante che le autorità militari a livello superiore svolgessero dei periodi di aggiornamento nelle caserme, “rituffandosi” così in ciò che accade nella base e cogliendo dalla viva voce della “truppa”, senza mediazioni, i problemi che vi si agitano.
Come dice Zaia: “Basta convegni, meglio sporcarsi le scarpe”. Questa è anche la raccomandazione di “Radio scarpa” che è l’unica voce libera del personale militare. Zaia ha organizzato dei “question time contadini”. Domande e risposte dirette. Potremmo farli anche nelle caserme.
Forse così si potrebbe evitare in futuro ciò che è accaduto per l’uranio impoverito. E cioè che il nostro personale si venisse a trovare senza misure di protezione stando, in Somalia e altrove, fianco a fianco con il personale USA che queste norme invece adottava. In fondo non c’è differenza con quanto accadde nell’Epiro dove i nostri soldati avevano le scarpe con le suole di cartone. E quando venne la neve, restarono con i piedi congelati. Le montagne dell’Epiro erano molte lontane da via XX settembre a Roma, non solo fisicamente.
Falco Accame
Presidente Anavafaf