Il Ministro della Difesa ha dichiarato (audizione 9 ottobre 2007) che: “I militari che hanno contratto malattie tumorali e che risultano essere stati impiegati all’estero nei Balcani, Afghanistan, Irak e Libano, nel periodo 1996-2006 risultano essere in totale 255. Di questi malati la Direzione di Sanità dichiara un esito letale della malattia per 37 soggetti.
A fronte di questi dati che si riferiscono agli impieghi nei teatri operativi sono quelli relativi ai militari che si sono ammalati nello stesso periodo 1996-2006 pur non avendo partecipato a missioni internazionali: si tratta di 1.427 militari”.
Tali dati differiscono da quelli dichiarati dalla Sanità Militare (vedi audizione 4 ottobre 2007, pag. 9-10, di cui è appena uscito il testo stenografico) in cui secondo il GOI il gruppo operativo Interforze della sopraccitata direzione della Sanità Militare risulta che: “Su 9.700 soggetti su cui abbiamo informazioni dal punto di vista sanitario il tumore maligno è presente in 1.991 casi (1.883 non deceduti e 158 deceduti)”.
Se si pensa che la Terza Relazione Mandelli (2.002) prese in considerazione 44 casi in tutto (16 deceduti) si notano diversità assai rilevanti e non facilmente spiegabili. A parte quanto sopra occorre precisare che per una analisi epidemiologica del fenomeno vanno presi in considerazione non solo le malattie tumorali ma anche quelle genetiche e neurologiche (molti i casi di malformazione alla nascita).
Inoltre vanno presi in considerazione non solo i militari italiani, ma anche i civili italiani impiegati non solo all’estero ma anche in Italia in luoghi dove è stata possibile la contaminazione all’uranio impoverito. All’estero questi luoghi riguardano il Kuwait durante la guerra del golfo del 91 (si sono avuti morti e malati), la operazione Restore Hope in Somalia (93) dove pure si sono avuti morti e malati.
In Italia questi luoghi dove è stata possibile la contaminazione riguardano i poligoni nei quali è stata fatta una sperimentazione sulla capacità di penetrazione dei proiettili e sulla resistenza delle corazzature, riguardano i depositi di mezzi blindati, automezzi, vestiario, in cui sono stati raccolti materiali provenienti dalle zone possibilmente contaminate. Per quanto riguarda i poligoni la data di decorrenza deve estendersi a prima dell’inizi degli anni 80.
E’ sconfortante constatare che ancora oggi non si disponga di una base attendibile necessaria per effettuare uno studio epidemiologico serio.
Falco Accame
Presidente Anafafaf