Al Presidente della Commissione Uranio Impoverito
e ai componenti della Commissione
Il 13 agosto 2011 si è appreso della sentenza del Tribunale Civile di Cagliari che ordina al Ministero della Difesa di pagare un risarcimento di 584 mila euro per la morte del Caporal Maggiore Valery Melis. Si legge in merito sul quotidiano L’Unione Sarda che: “Valery Melis è morto per colpa dello Stato. E’ questa la verità scritta nero su bianco nella sentenza con cui il Tribunale di Cagliari ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire i familiari del Caporal Maggiore di Quartu Sant’Elena (Ca), ammalatosi durante la missione nei Balcani e deceduto nel 2004 dopo una lenta agonia”. Secondo il giudice del Tribunale di Cagliari, Vincenzo Amato “Deve ritenersi che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell’esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben più che attendibilmente causato alterazioni gravi delle cellule del sistema immunitario, come rilevato con frequenza di gran lunga superiore alla media per i militari rientrati dai Balcani. Nonostante fosse stato preavvertito da alto comando alleato, l’Esercito da un lato non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall’altra non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, così esponendo Valery Melis alla contaminazione”. Secondo il Tribunale quindi i vertici dell’Esercito sapevano che i Balcani erano “disseminati di minuscole polveri potenzialmente nocive provocate dall’esplosione di bombe e proiettili tra cui quelli all’uranio impoverito. Erano stati avvertiti dagli alleati che operavano in quelle terre martoriate da anni di guerra civile. Eppure non informarono del pericolo i propri militari mandati lì in missione di pace, né soprattutto – riferisce il quotidiano, fecero nulla per dotarli di protezione in grado di metterli al riparo dal rischio di contrarre malattie mortali”.
La sentenza del Tribunale Civile di Cagliari, che viene dopo la sentenza del Tribunale Civile in data 18 dicembre 2008 relativa al paracadutista G.B. Marica (1), deve fare profondamente riflettere: a) sulla pericolosità dell’uranio impoverito; b) sulla mancata informazione circa i rischi che il personale correva; c) sulla mancata adozione di misure di protezione specifiche (tute, maschere, guanti, occhiali) e dunque deve far riflettere sulle responsabilità connesse.
E’ bene tener presente che le prime misure di protezione da adottare per l’uranio impoverito sono, per quanto a nostra conoscenza, quelle inviate dagli Usa all’Italia il 20 dicembre 1984, seguono le norme emanate in Somalia dagli Usa il 14 ottobre 93 e poi le norme emanate da SACEUR il 2 agosto 1996 per le radiazioni a bassa intensità, per giungere poi alle norme emanate dalla KFOR ( la Forza Multilaterale nei Balcani) il 22 novembre 1999.
A suo tempo ai genitori era stata concessa una indennità di 258 euro al mese, una cifra che suscitò molte perplessità. Così come gravi perplessità suscitò anche l’assistenza che il Caporal Maggiore aveva ricevuto. Si legge in merito sul quotidiano L’Unione Sarda del 6 febbraio 2004 in un articolo dal titolo “Valery è rimasto solo fino alla fine”, che il fratello afferma: “Valery è rimasto solo fino all’ultimo, solo quando era già in coma, dopo 4 anni di inutili richieste l’Esercito ci ha messo a disposizione un aereo per trasferirlo negli Stati Uniti”. .
Si legge sul quotidiano La Nazione del 6 febbraio 2004 la dichiarazione del fratello: “Le istituzioni ci hanno abbandonato”, Non dissimilmente si legge sul quotidiano “Metro”: “Lo Stato mi abbandona”.
Valery Melis, 26 anni, il soldato malato di linfoma di Hodgkin aveva partecipato a 4 missioni nei Balcani. Ma non sono solo queste riflessioni sulla mancanza di cure da parte delle istituzioni e le mancate informazioni circa i rischi che correva il personale nei Balcani ed anche la mancanza di protezione, occorre anche riflettere sulle valutazioni espresse del Ministero della Difesa - Direzione Generale del Personale (e in particolare vedi il DGPM/20/463 in data 15 dicembre 2004) in cui viene negata la “speciale elargizione” in base alle Leggi 308/81 e 280/91.
Tale negazione viene basata sul fatto che il Melis ha prestato servizio nel ruolo di VOLONTARIO DI TRUPPA IN SERVIZIO PERMANENTE DELL’ESERCITO ITALIANO: si è trattato di un grave errore perché la “speciale elargizione” deve essere concessa non solo a personale di leva ma anche a quello volontario.
Si precisa, nel documento ministeriale, che la speciale elargizione non compete in base a quanto stabilito dalla Legge 308/81 in quanto il decesso si è verificato per una causa diversa da quella espressamente indicata dagli Art. 5 e 6 della legge medesima.
Si tratta di altri due gravi errori. Infatti non si è tenuto conto del fatto che durante il servizio il Melis ha svolto attività di vigilanza e di guardia alle infrastrutture militari dei reparti di cui faceva parte e quindi gli sarebbero dovuti i riconoscimenti previsti per le “vittime del dovere”.
Anche il DPR 243/2006 ribadisce che chi svolge attività di vigilanza alle infrastrutture deve essere considerato “vittima del dovere”. Tali risarcimenti sarebbero comunque dovuti perché sono stati riconosciuti alle vittime dell’amianto per il personale deceduto o che ha contratto infermità permanentemente invalidanti.
Il Melis doveva essere risarcito anche in base all’Art.6 della Legge 308, contrariamente da quanto affermato dal Ministero della Difesa in quanto il decesso è dovuto dalla infermità costituita dal tumore che lo ha portato in pochi anni alla morte. Il tumore è previsto tra le infermità da risarcire in base alla Legge 308 allegata (lesioni e infermità che danno diritto a pensione vitalizia e ad assegno rinnovabile: vedi punto 25 di detta Legge). Da notare che il caso Melis è del tutto analogo al caso Fabio Porru di cui al Foglio MDGREV/13354/ex 20, in data 11.4.2006 .
Lo scrivente ritiene che sui gravi errori che sono stati compiuti nella valutazione del caso Melis (così come purtroppo di moltissimi altri: esclusione dai risarcimenti del personale VOLONTARIO in spe), esclusione dai risarcimenti perché la voce infermità non è compreso insieme ai termini ferite e lesioni, pur procurando un tumore lesioni interiori e esteriori al corpo, vedi Art.5 Legge 308/81, esclusione dai risarcimenti e in particolare dalla categoria “vittime del dovere” vedi Art.6 Legge 308/81, non tenendo presente che tutti i militari svolgono attività di vigilanza e di guardia alle infrastrutture che debba essere svolta una accurata inchiesta. Si tratta di centinaia di casi erroneamente non risarciti.
Per quanto riguarda il personale che si reca all’estero è ovviamente sottoposto a maggiori rischi (basti pensare alle vaccinazioni straordinarie a cui è costretto) e maggiori fatiche e disagi rispetto alle normali attività addestrative svolte in patria (infatti percepisce una diaria superiore a quella del personale non in missione e gode di una specifica assicurazione).
Solo recentemente gravissimi errori interpretativi nelle Leggi sono stati corretti, ma ora occorre indagare sui gravissimi danni che questi errori hanno prodotto negli anni, a parte per quanto si riferisce per le vittime dell’uranio, la questione riguarda migliaia di casi per vittime di gravi infortuni nelle Forze Armate, a partire dal 69. Tema che riguarda più specificamente le Commissioni Difesa della Camera e del Senato. La questione è stata ampliamente illustrata nello studio dello scrivente “Errori del Parlamento, del Ministero Difesa e dello Stato Maggiore Esercito” inviato alle Commissioni del Parlamento.
Nota 2 – Condizioni di vita all’estero.
Maggiori rischi e disagi.
Scrive la figlia del Caporal Maggiore del carabiniere Giuseppe Bernardo, ammalatosi di un tumore al polmone e poi deceduto, che aveva prestato servizio a Serajevo nel 1995: “Spesso mi ha raccontato delle condizioni disastrose e disagevoli in cui erano a lavorare, oltre che a vivere (dormivano in una tenda sotto metri di neve con i topi che camminavano praticamente sulle loro gambe .. . . “
Falco Accame
Presidente Anavafaf