La proposta avanzata dal Sen. Ramponi di togliere dalla denominazione della Commissione Senatoriale d’Inchiesta il riferimento diretto all’uranio impoverito, desta non poche preoccupazioni.
Si sostiene che ciò è dovuto al fatto che “è ormai accertato che l’esposizione da uranio impoverito è trascurabile” e che quindi è inopportuno che “si continui ad esprimere preoccupazione per la salute del personale militare impiegato nei poligoni e nei siti di stoccaggio...” viene inoltre precisato che “si tratta di questioni ormai appurate per cui occorrerebbe evitare di alimentare pregiudizio sulla pericolosità dei siti militari che se esaminati oggettivamente non pongono condizioni particolari di rischio per la salute umana”.
E tutto ciò in concomitanza col fatto che il Comando militare del poligono di Salto di Quirra, accogliendo quanto è emerso dall’indagine del magistrato Fiordalisi sull’inquinamento del Poligono, ha deciso di effettuare un’azione di bonifica. E mentre qualche mese fa è stato scoperto da analisi effettuate in Francia che nel corpo di un militare (Ludovic Acaries), per il quale le analisi fatte in Italia non risultava la presenza di uranio impoverito, tale presenza è invece risultata. Ma la cosa che più stupisce, ritenere che i circa 3 mila ammalati di tumore, che attualmente abbiamo in Italia, la malattia sia derivata da tutti altri fattori fuorché quello dell’uranio impoverito sembra quanto meno azzardata. E’ una forma di negazionismo certamente non accettabile almeno da parte dell’Associazione Anavafaf.
Falco Accame
Presidente Anavafaf