venerdì 16 marzo 2012

UN DECALOGO SULLE POSSIBILI AZIONI DA INTRAPRENDERE NEI POLIGONI. IN ATTESA DI UN POSSIBILE SMANTELLAMENTO

Circa le azioni che si possono intraprendere sin da ora per ridurre i pericoli nei poligoni, alcune possono essere le seguenti:
1) abolire le operazioni di brillamento periodicamente effettuate nei poligoni perché la nube di polvere che si genera nel brillamento e che si rideposita sul terreno, può avere effetti inquinanti (il materiale di scarto dei poligoni dovrebbe essere sistemato sotto terra, in appropriati depositi bunker); 


2) fare divieto alle ditte straniere di operare nei poligoni italiani, salvo casi eccezionali in cui la sperimentazione può essere di grande importanza per interessi nazionali e, in questi casi eccezionali, proibendo agli Enti di avvalersi di autocertificazione (in quanto impediscono i controlli sul loro operato);

3) emanare dei bandi internazionali che facciano divieto a qualsiasi ditta che chiede di operare nel poligono, di eseguire test con armi che potrebbero avere effetti nocivi (nanoparticelle di metalli pesanti);

4) esaminare i documenti relativi ai test che sono stati eseguiti almeno negli ultimi venti anni previa desegretazione della documentazione stessa (che finora è rimasta sconosciuta[1];

5) rendere note alle Autorità competenti le posizioni dei luoghi colpiti da armamenti negli ultimi 20 anni, cioè mettere a disposizione delle mappe dettagliate indicanti i luoghi ove si sono svolte le sperimentazioni eseguite;

6) rendere noti i nomi di chi ha diretto le singole sperimentazioni;

7) rendere note le procedure di verifica in merito all'esecuzione delle disposizioni impartite per l'uso del poligono, specificando tra l'altro cosa si intende per "zona bonificata" [2]e cosa si intende per “zona non più bonificabile” (come è ad esempio quella di Portoscuso presso Teulada);

8) rendere note le caratteristiche delle apparecchiature usate per controllo della sicurezza dell’ambiente e in particolare le capacità di queste apparecchiature di rivelare l'esistenza di particelle (nano o micro particelle) di metalli pesanti (di cui sono fatti i proiettili impiegati nei test e nelle esercitazioni);

9) rendere noto (in attesa di divieti) se vi è personale straniero che opera in modo permanente o semipermanente all'interno dell'area del poligono[3] e a quali controlli è sottoposto;

10) rendere noto a quali controlli è sottoposto il personale di ditte civili eventualmente impiegate nei poligoni[4].


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[1] In una visita di componenti della Commissione del Senato che venne effettuata presso il Poligono di Salto di Quirra fu affermato che non poteva essere resa nota la documentazione riguardante attività compiute prima del 1992.

[2] Va specificato se la bonifica è solo una bonifica in superficie oppure una bonifica in profondità (indicando quale profondità) per eliminare i proiettili che si sono conficcati nel terreno.

[3] Ad es. per quanto riguarda il Poligono di Quirra, nella base di San Lorenzo ha operato a lungo personale libico, che quindi è stato nelle condizioni di conoscere aspetti delle attività svolte nel poligono che magari non era possibile conoscere neppure da autorità civili italiana locali)

[4] Ad es. nel poligono di Salto di Quirra hanno operato ditte come la CISET Vitro Selenia e l’Avioelettronica Sarda)