lunedì 29 agosto 2011

L'APPELLO AI PARLAMENTARI. "SOSTENERE L'EMENDAMENTO A FAVORE DELLE VITTIME"

Sostenere l’emendamento alla finanziaria presentato da Adriana Poli Bortone ed altri in merito ai risarcimenti per militari e civili malati o deceduti per possibile contaminazione da uranio impoverito. Lo chiedono a tutti i parlamentari l’Associazione Vittime Uranio, l’Anavafaf di Falco Accame, l’Associazione nazionale ruolo d’onore Carlo Calcagni, i portali Vittimeuranio.com e Grnet.it


IL TESTO

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S 2887

Conversione in legge del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, recante ulteriori misure urgenti per la stabilizzazione finanziaria e per lo sviluppo

Emendamento

Dopo l'articolo 12, inserire il seguente:

"Art. 12-bis

(Contributo aggiuntivo speciale)

  1. Agli appartenenti, ed ex appartenenti, alle Forze Armate e di Polizia, nonché al personale della Croce Rossa italiana e delle Ong nazionali, che hanno operato all’Estero nell’ambito di missioni internazionali svoltesi a partire dal 1990, o nei poligoni, nei depositi, e nelle officine militari, presenti sul territorio nazionale, lo Stato riconosce un contributo speciale di euro 20.000 in tutti quei casi in cui durante o dopo la missione o il servizio siano insorte gravi patologie, di carattere neoplastico, neurologico o genetico, e di euro 40.000 per i casi in cui le patologie in questione abbiano portato alla morte.
  2. Un elenco dettagliato delle patologie sarà contenuto in un Regolamento che sarà emanato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
  3. Il contributo speciale è da ritenersi aggiuntivo ai benefici, risarcimenti, indennizzi, o altre forme di assistenza, già previsti da altre leggi. Il contributo viene inoltre riconosciuto ai civili residenti in un raggio di 5Km dai poligoni militari presenti sul territorio nazionale, nonché agli allevatori che hanno operato nelle aree circostanti ai poligoni presenti in Sardegna.

Conseguentemente, all'onere derivante dall'attuazione del presente comma si provvede mediante riduzione, fino al 5 per cento, a decorrere dall'anno 2011, delle dotazioni di parte corrente, relative alle autorizzazioni di spesa di cui alla Tabella C della legge 13 dicembre 2010, n. 220, i cui stanziamenti sono iscritti in bilancio come spese rimodulabili.

POLI BORTONE, CASTIGLIONE, FLERES, VIESPOLI


Motivazione
L’emendamento si propone di garantire un minimo di assistenza a tutti quei soggetti gravemente malati o deceduti che nonostante l’esistenza di alcune leggi (legge finanziaria 2006, legge finanziaria 2008 art. 2 commi 78 e 79, legge 308/81, legge 280/91, DPR 37/2009) non riescono ad ottenere nessun contributo dallo Stato perché è molto difficile dimostrare le cause che generano le loro malattie (ad es. casi di cancro dei reduci militari dalle missioni in Kossovo, Somalia, Iraq, Bosnia, Afghanistan, Libano ecc.) e quindi non ottengono nessun indennizzo e sono costretti a lunghe lotte contro la burocrazia. L’emendamento si propone quindi di facilitare l’accesso ad una forma minima di vicinanza dello Stato a queste persone.

sabato 27 agosto 2011

POLI BORTONE, EMENDAMENTO PER RISARCIRE MILITARI MALATI

“Vincolare una parte delle risorse che si stanno recuperando dal taglio dei costi della politica e dalla lotta agli sprechi al risarcimento dei militari italiani gravemente malati e ai familiari di quelli deceduti, anche a causa della possibile contaminazione da uranio impoverito o da altre sostanze dannose.” E’ quanto prevede un emendamento alla manovra finanziaria che sarà presentato da Adriana Poli Bortone, presidente di Io Sud.

“In Italia, - spiega la senatrice - come ricorda il sito Vittimeuranio.com, e per stessa ammissione del ministro della Difesa Ignazio La Russa, ci sono almeno tremila militari affetti da patologie neoplastiche dopo essere stati in missione all’Estero o dopo aver prestato servizio nei confini nazionali e quindi anche nei poligoni di tiro. La stragrande maggioranza di questi malati non ha ricevuto nessuna forma di assistenza e si trova a dover combattere oltre che con la malattia anche con una miriade di leggi e regolamenti che sembrano essere fatti apposta per negare un minimo riconoscimento perché si chiede di dimostrare il nesso di causalità e quindi il riconoscimento della causa di servizio. Cosa molto difficile quando si tratta di patologie come quelle tumorali. Quindi chiediamo che come condizione essenziale per ottenere i risarcimenti sia sufficiente l’essere gravemente malati. Questo mi sembra il minimo che si possa fare”.

"Ho un cancro a 28 anni. Voglio la verità su quel poligono e sulla mia malattia" La denuncia di una donna soldato

Salve, mi trovavo per caso in questo sito dopo una serie di ricerche sulla mia malattia. Mi presento, mi chiamo XXXXX e sono un caporal maggiore dell’Esercito Italiano. Ho 28 anni e da qualche mese ho scoperto di avere un linfoma di Hodgkin. Sono in cura presso l’ospedale oncologico di Cagliari. Per circa due anni e mezzo ho prestato servizio al poligono interforze di Perdasdefogu, e non nego che tutti i medici alla scoperta della mia malattia mi hanno chiesto proprio se fossi stata in quella zona. Ebbene si, in quella zona ci sono stata e sono stata anche a Teulada per delle esercitazioni, visto il mio incarico da missilista controcarri ho sparato
anche io i “famosi” missili che non ho ancora capito se sono tossici oppure no.
Alla luce di tutto questo ora vorrei delle risposte. Vorrei sapere se la mia malattia dipende dal lavoro che faccio e che ho fatto. Lotto con tutte le mie forze per combattere questa malattia ma voglio le mie soddisfazioni e le risposte che è giusto che io abbia. Spero che tra di voi ci sia qualcuno che mi possa aiutare.

Grazie per l’attenzione, XXXXXXXX

venerdì 19 agosto 2011

Sentenza Melis: lettera alla Commissione di inchiesta

Al Presidente della Commissione Uranio Impoverito

e ai componenti della Commissione

Il 13 agosto 2011 si è appreso della sentenza del Tribunale Civile di Cagliari che ordina al Ministero della Difesa di pagare un risarcimento di 584 mila euro per la morte del Caporal Maggiore Valery Melis. Si legge in merito sul quotidiano L’Unione Sarda che: “Valery Melis è morto per colpa dello Stato. E’ questa la verità scritta nero su bianco nella sentenza con cui il Tribunale di Cagliari ha condannato il Ministero della Difesa a risarcire i familiari del Caporal Maggiore di Quartu Sant’Elena (Ca), ammalatosi durante la missione nei Balcani e deceduto nel 2004 dopo una lenta agonia”. Secondo il giudice del Tribunale di Cagliari, Vincenzo Amato “Deve ritenersi che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell’esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben più che attendibilmente causato alterazioni gravi delle cellule del sistema immunitario, come rilevato con frequenza di gran lunga superiore alla media per i militari rientrati dai Balcani. Nonostante fosse stato preavvertito da alto comando alleato, l’Esercito da un lato non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall’altra non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, così esponendo Valery Melis alla contaminazione”. Secondo il Tribunale quindi i vertici dell’Esercito sapevano che i Balcani erano “disseminati di minuscole polveri potenzialmente nocive provocate dall’esplosione di bombe e proiettili tra cui quelli all’uranio impoverito. Erano stati avvertiti dagli alleati che operavano in quelle terre martoriate da anni di guerra civile. Eppure non informarono del pericolo i propri militari mandati lì in missione di pace, né soprattutto – riferisce il quotidiano, fecero nulla per dotarli di protezione in grado di metterli al riparo dal rischio di contrarre malattie mortali”.

La sentenza del Tribunale Civile di Cagliari, che viene dopo la sentenza del Tribunale Civile in data 18 dicembre 2008 relativa al paracadutista G.B. Marica (1), deve fare profondamente riflettere: a) sulla pericolosità dell’uranio impoverito; b) sulla mancata informazione circa i rischi che il personale correva; c) sulla mancata adozione di misure di protezione specifiche (tute, maschere, guanti, occhiali) e dunque deve far riflettere sulle responsabilità connesse.

E’ bene tener presente che le prime misure di protezione da adottare per l’uranio impoverito sono, per quanto a nostra conoscenza, quelle inviate dagli Usa all’Italia il 20 dicembre 1984, seguono le norme emanate in Somalia dagli Usa il 14 ottobre 93 e poi le norme emanate da SACEUR il 2 agosto 1996 per le radiazioni a bassa intensità, per giungere poi alle norme emanate dalla KFOR ( la Forza Multilaterale nei Balcani) il 22 novembre 1999.

A suo tempo ai genitori era stata concessa una indennità di 258 euro al mese, una cifra che suscitò molte perplessità. Così come gravi perplessità suscitò anche l’assistenza che il Caporal Maggiore aveva ricevuto. Si legge in merito sul quotidiano L’Unione Sarda del 6 febbraio 2004 in un articolo dal titolo “Valery è rimasto solo fino alla fine”, che il fratello afferma: “Valery è rimasto solo fino all’ultimo, solo quando era già in coma, dopo 4 anni di inutili richieste l’Esercito ci ha messo a disposizione un aereo per trasferirlo negli Stati Uniti”. .

Si legge sul quotidiano La Nazione del 6 febbraio 2004 la dichiarazione del fratello: “Le istituzioni ci hanno abbandonato”, Non dissimilmente si legge sul quotidiano “Metro”: “Lo Stato mi abbandona”.

Valery Melis, 26 anni, il soldato malato di linfoma di Hodgkin aveva partecipato a 4 missioni nei Balcani. Ma non sono solo queste riflessioni sulla mancanza di cure da parte delle istituzioni e le mancate informazioni circa i rischi che correva il personale nei Balcani ed anche la mancanza di protezione, occorre anche riflettere sulle valutazioni espresse del Ministero della Difesa - Direzione Generale del Personale (e in particolare vedi il DGPM/20/463 in data 15 dicembre 2004) in cui viene negata la “speciale elargizione” in base alle Leggi 308/81 e 280/91.

Tale negazione viene basata sul fatto che il Melis ha prestato servizio nel ruolo di VOLONTARIO DI TRUPPA IN SERVIZIO PERMANENTE DELL’ESERCITO ITALIANO: si è trattato di un grave errore perché la “speciale elargizione” deve essere concessa non solo a personale di leva ma anche a quello volontario.

Si precisa, nel documento ministeriale, che la speciale elargizione non compete in base a quanto stabilito dalla Legge 308/81 in quanto il decesso si è verificato per una causa diversa da quella espressamente indicata dagli Art. 5 e 6 della legge medesima.

Si tratta di altri due gravi errori. Infatti non si è tenuto conto del fatto che durante il servizio il Melis ha svolto attività di vigilanza e di guardia alle infrastrutture militari dei reparti di cui faceva parte e quindi gli sarebbero dovuti i riconoscimenti previsti per le “vittime del dovere”.

Anche il DPR 243/2006 ribadisce che chi svolge attività di vigilanza alle infrastrutture deve essere considerato “vittima del dovere”. Tali risarcimenti sarebbero comunque dovuti perché sono stati riconosciuti alle vittime dell’amianto per il personale deceduto o che ha contratto infermità permanentemente invalidanti.

Il Melis doveva essere risarcito anche in base all’Art.6 della Legge 308, contrariamente da quanto affermato dal Ministero della Difesa in quanto il decesso è dovuto dalla infermità costituita dal tumore che lo ha portato in pochi anni alla morte. Il tumore è previsto tra le infermità da risarcire in base alla Legge 308 allegata (lesioni e infermità che danno diritto a pensione vitalizia e ad assegno rinnovabile: vedi punto 25 di detta Legge). Da notare che il caso Melis è del tutto analogo al caso Fabio Porru di cui al Foglio MDGREV/13354/ex 20, in data 11.4.2006 .

Lo scrivente ritiene che sui gravi errori che sono stati compiuti nella valutazione del caso Melis (così come purtroppo di moltissimi altri: esclusione dai risarcimenti del personale VOLONTARIO in spe), esclusione dai risarcimenti perché la voce infermità non è compreso insieme ai termini ferite e lesioni, pur procurando un tumore lesioni interiori e esteriori al corpo, vedi Art.5 Legge 308/81, esclusione dai risarcimenti e in particolare dalla categoria “vittime del dovere” vedi Art.6 Legge 308/81, non tenendo presente che tutti i militari svolgono attività di vigilanza e di guardia alle infrastrutture che debba essere svolta una accurata inchiesta. Si tratta di centinaia di casi erroneamente non risarciti.

Per quanto riguarda il personale che si reca all’estero è ovviamente sottoposto a maggiori rischi (basti pensare alle vaccinazioni straordinarie a cui è costretto) e maggiori fatiche e disagi rispetto alle normali attività addestrative svolte in patria (infatti percepisce una diaria superiore a quella del personale non in missione e gode di una specifica assicurazione).

Solo recentemente gravissimi errori interpretativi nelle Leggi sono stati corretti, ma ora occorre indagare sui gravissimi danni che questi errori hanno prodotto negli anni, a parte per quanto si riferisce per le vittime dell’uranio, la questione riguarda migliaia di casi per vittime di gravi infortuni nelle Forze Armate, a partire dal 69. Tema che riguarda più specificamente le Commissioni Difesa della Camera e del Senato. La questione è stata ampliamente illustrata nello studio dello scrivente “Errori del Parlamento, del Ministero Difesa e dello Stato Maggiore Esercito” inviato alle Commissioni del Parlamento.

Nota 2 – Condizioni di vita all’estero.

Maggiori rischi e disagi.

Scrive la figlia del Caporal Maggiore del carabiniere Giuseppe Bernardo, ammalatosi di un tumore al polmone e poi deceduto, che aveva prestato servizio a Serajevo nel 1995: “Spesso mi ha raccontato delle condizioni disastrose e disagevoli in cui erano a lavorare, oltre che a vivere (dormivano in una tenda sotto metri di neve con i topi che camminavano praticamente sulle loro gambe .. . . “

Falco Accame

Presidente Anavafaf

domenica 14 agosto 2011

SENTENZA MELIS: MANCATA ADOZIONE DI NORME PROTETTIVE. LA COMMISSIONE DI INCHIESTA ACCERTI LE CAUSE

Anche se ci sono voluti ben 7 anni per una valutazione del caso Melis da parte della magistratura, questa ora vi è stata ed ha messo in evidenza che, pur essendo noti i pericoli dell’uranio impoverito non vennero adottate le misure di protezione necessarie. Il pericolo era stato segnalato da molti militari italiani che già in Somalia (1992-94) avevano visto indossare ai militari USA (anche a 40 gradi all’ombra) tute pesanti e maschere ed avevano anche segnalato che i militari USA lavavano ogni sera le tute.

Così era accaduto anche in Bosnia dal 1995 in poi e di seguito in Kossovo. Le predette segnalazioni però non hanno dato luogo alla emanazione di misure di protezione. Tali misure (tute guanti, maschere, occhiali) erano state già rese note all’Italia dal 20 dicembre 84. Altra normativa è quella del 14 ottobre 93 emanata dagli USA in Somalia. Vi è poi la normativa del 2 agosto 1996 nei riguardi di radiazioni a bassa intensità emanata dal Comando alleato in Europa e quella del 22 novembre 99 emanata dalla KFOR, la Forza Multilaterale nei Balcani, a firma del colonnello Osvaldo Bizzari.

Potrà essere la Commissione di inchiesta del Senato ad appurare perché quanto sopra è potuto accadere. Certo è che l’adozione tempestiva del “principio di precauzione” avrebbe potuto evitare molte dolorose conseguenze.

Falco Accame

sabato 13 agosto 2011

Nuova condanna alla Difesa. Risarcimento per i familiari di Valery Melis

Il Ministero della Difesa dovra' risarcire 584 mila euro ai familiari di Valery Melis (foto), il militare originario di Quartu Sant'Elena (Cagliari) morto nel 2004 dopo una lunga malattia che lo aveva colpito al rientro da una missione in Kosovo. A stabilire il risarcimento, dopo che l'inchiesta penale era stata archiviata, e' stato il Tribunale civile di Cagliari che ha ritenuto responsabile l'Esercito perche' conosceva i rischi cui i soldati andavano incontro nelle missioni nei Balcani degli anni Novanta.

'Deve ritenersi - si legge nella sentenza scritta dal giudice Vincenzo Amato - che il linfoma di Hodgkin sia stato contratto dal giovane Valery Melis proprio a causa dell'esposizione ad agenti chimici e fisici potenzialmente nocivi durante il servizio militare nei Balcani, atteso che proprio i detriti reperiti nel suo organismo hanno ben piu' che attendibilmente causato alterazioni gravi alle cellule del sistema immunitario come rilevato con frequenza di gran lunga superiore della media per i militari rientrati dai Balcani'.

Per il risarcimento il giudice ha stabilito che lo Stato dovra' pagare 233.776 euro a testa ai genitori del militare e 55.444 ad ognuno dei due fratelli, piu' 23 mila euro di spese processuali.

Dura la critica del Tribunale civile verso l'Esercito: 'Nonostante fosse stato preavvertito da altro comando alleato - scrive il giudice Vincenzo Amato - non aveva fornito alcuna informazione del pericolo e dall'altro non aveva adottato alcuna misura protettiva per la salute, cosi' esponendo Valery Melis alla contaminazione'. Il militare mori' a 27 anni il 4 febbraio 2004 dopo aver a lungo combattuto contro il linfoma che lo aveva colpito: nel 1997 e nel 1999 aveva partecipato alle missioni in Albania e Kosovo, nel contingente internazionale schierato Balcani.

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Accogliamo con grande soddisfazione la notizia della nuova condanna inflitta alla Difesa in relazione al risarcimento per i familiari di Valery Melis, uno dei tanti militari, almeno 200, che hanno perso la vita per possibile contaminazione da uranio impoverito.La sentenza di Cagliari è la quarta sentenza di condanna in questo senso, quindi sulla vicenda si sta affermando una incoraggiante giurisprudenza, anche se solo nel campo civile. Adesso c’è da augurarsi che il Ministero della Difesa non si opponga alla sentenza anche in questo caso e che riconosca ai familiari del giovane militare morto quel che gli è dovuto. Al di là di chi trova il coraggio di intraprendere delle lunghe cause ci sono tantissimi ragazzi che continuano a soffrire nel silenzio. Si parla di almeno 1500 malati, sparsi in tutta Italia, in particolare al Sud. Che questa ultima sentenza serva a loro come un segnale, un invito a venire allo scoperto e a pretendere i diritti.

F.P.