giovedì 21 febbraio 2008

NESSUNA RISPOSTA DALLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE URANIO IMPOVERITO

La relazione della Commissione non dà sufficienti risposte ai problemi che pure erano stati individuati nelle conclusioni della precedente Commissione Senatoriale di Inchiesta sull’uranio impoverito e accetta, tra l’altro, la tesi formulata dal Ministro della Difesa nella sua audizione, secondo cui, in base a valutazioni statistiche non meglio precisate, risulterebbe che su 100.000 casi di infermità riscontrate, quelle relative all’ambito della società civile sarebbero 754, mentre quelle relative all’ambito dei militari impiegati sarebbero 380, da che si deduce che l’esposizione all’uranio non solo non è pericolosa, ma è salutare. Tesi che, peraltro, poi viene contraddetta nella stessa relazione, quando si afferma che l’uranio è sicuramente genotossico.

Non vengono fornite risposte ai seguenti quesiti:

1) perchè per almeno sei anni, cioè dall’ottobre 1993 al novembre 1999, non sono state rese note, nè ai militari nè ai nostri civili, le norme di protezione, mandando quindi ad operare allo sbaraglio tutto il personale;

2) perchè venne affermato che non vi era stato l’impiego di uranio in Bosnia, quando poi risultò che invece vi erano stati gettati più di 10.000 proiettili, e perchè le apparecchiature di rilevazione, che vennero impiegate dalle nostre squadre NBC in Bosnia, avevano una fascia di esplorazione di 10 centimetri e cioè praticamente inesistente;

3) perchè i conteggi presentati iniziano dal 1996 e tralasciano quanto accaduto nel 1991 durante la guerra del Golfo (dove il quantitativo di armi all’uranio impiegato è stato 100 volte superiore a quello nei Balcani) e quanto accaduto in Somalia nel 1993 e all’inizio delle operazioni in Bosnia nel 1995;

4) perchè non si è conteggiato il personale civile che ha operato in zone contaminate, ma solo quello militare;

5) perchè si adotta il numero di 56.000 missioni, come equivalente al numero delle persone esposte, mentre c’è chi ha eseguito anche 48 e più missioni (un enorme errore di valutazione);

6) perchè il Ministro della Difesa nelle sue due relazioni ha parlato di 37 (e 77 morti) e di 255 (e 312 malati), mentre la Sanità Militare (GOI) indica 158 morti e 1833 malati;

7) perchè quando si citano gli indennizzi non si menziona quanto accaduto realmente, e cioè che la vita di un militare è stata valutata 17.000 euro complessivi o alternativamente, 258 euro di pensione o alternativamente, 0 euro;

8) perchè sono stati presi in considerazione solo casi di tumore e non le altre gravissime patologie comprese quelle che hanno portato alla nascita di figli malformati;

9) perchè non è stato effettuato alcun controllo sulle ditte straniere nei poligoni, e viene richiesta solo l’autocertificazione. Per cui non si sa assolutamente quali armi siano state utilizzate da queste ditte nei poligoni.

Le conclusioni della relazione cancellano il passato, non venendo formulata neppure una critica rispetto a quanto accaduto, né alcun cenno alle responsabilità che vi sono state. Vengono formulati, per il futuro, auspici e raccomandazioni. Ma purtroppo si sa che questi, in Parlamento, valgono poco più di lettere a Babbo Natale o alla Befana.

Falco Accame
Presidente ANAVAFAF