“Sulla storia di nostro padre – racconta il figlio – molti elementi non tornano, dal servizio prestato alla malattia, al tipo di armamenti utilizzati nei due poligoni dove ha operato come tecnico per circa 20 anni”. “L’attività’ svolta dall’uomo – spiega l’avvocato Ciarmoli – consisteva, tra le altre cose, nella preparazione e nella posa in opera di bersagli nell’area in cui venivano collocate e fatte brillare mine da guerra in collaudo o in sperimentazione. Inoltre l’uomo ha prestato servizio presso il magazzino della sezione mine ed esplosivi”. “Sulla scorta di questa vicenda e di altre segnalazioni giunte all’associazione – conclude Ciarmoli - chiediamo quindi alla Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito di approfondire le indagini sui due poligoni interessati e di fornire all’opinione pubblica le risultanze delle indagini”.