martedì 13 maggio 2008
URANIO:PM BARI,NESSUNA COLPA. FU SEGUITA DIRETTIVA PENTAGONO
Lo scrive il pm del tribunale di Bari Ciro Angelillis, nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta avviata per verificare il rispetto della normativa antinfortunistica del '91.Il magistrato basa la sua conclusione sul fatto che 'il primo avvertimento sulla pericolosita' dell'uranio da parte del Pentagono e' del luglio 1999' e 'la prima direttiva del governo italiano del dicembre 1999'.
Quindi, e' il ragionamento della pubblica accusa, il governo italiano si e' adeguato alla direttiva del ministero della Difesa statunitense. Inoltre - scrive Angelillis - se 'la prima direttiva tecnico-operativa del ministero risale al dicembre 1999 (...), e' evidente che le omissioni non potevano che essere di data precedente e che trattandosi di reati contravvenzionali prescrivibili al massimo in tre anni, nella migliore ipotesi accusatoria, il reato sarebbe prescritto a partire dal novembre/dicembre 2002'.
Nell'atto il pm cita anche la missiva inviata, su richiesta della procura di Bari, dal ministero della Difesa italiano il 30 novembre 2007. Nella lettera il capo di gabinetto del ministero, gen.Biagio Abrate, allega una relazione dalla quale emerge che, 'pur esistendo fin dagli anni precedenti il 1999 una copiosa e complessa documentazione di origine Nato sui rischi Nbcr (nuclerare, batteriologico, chimico e radiologico), essa era di natura dottrinale e generica, non riferita a particolari territori, mentre l'unica comunicazione di fonte alleata sull'impiego di munizionamento all'uranio impoverito, per il Kosovo, e' stata resa dagli Stati Uniti nel maggio 1999 (il pm scrive invece luglio '99, ndr), con conseguente adozione sia da parte Nato che dell'Italia delle misure necessarie a protezione del personale impiegato in missione'.
Per quanto riguarda la Bosnia - scrive Abrate - la notizia sull'uso dell'uranio impoverito 'pervenne in data 21 dicembre 2000'. Anche in base a questa relazione, Angelillis ha ritenuto che 'non vi sia davvero spazio per ulteriori attivita' di indagine'.Prima di indagare sulle misure antinfortunistiche, Angelillis aveva chiesto l'anno scorso al gip l'archiviazione dell'indagine, nella quale vengono ipotizzati i reati di lesioni e omicidi colposi.
Il pm ritenne mancante il nesso di causalita' tra l'utilizzazione di munizioni all'uranio impoverito (da parte di Usa e Gran Bretagna) e l'insorgenza delle malattie nei militari. Il gip, nell'aprile 2007, rigetto' la richiesta di archiviazione ordinando al pm di verificare se non fossero stati violati obblighi informativi e precauzionali da parte dei responsabili del ministero della Difesa.
lunedì 12 maggio 2008
URANIO: SINDROME BALCANI; PM BARI CHIEDE NUOVA ARCHIVIAZIONE
La richiesta di archiviazione e' firmata dal pm inquirente, Ciro Angelillis, che aveva in corso un supplemento di indagine per verificare il rispetto della normativa antinfortunistica del '91 in relazione a casi di leucemie e tumori contratti da numerosi militari italiani che hanno operato in Bosnia e Kosovo durante la guerra nei Balcani (nel periodo 1993-1999).
Prima di procedere al supplemento di indagine, Angelillis aveva chiesto al gip l'archiviazione del fascicolo nel quale vengono ipotizzati i reati di lesioni e omicidi colposi. Il pm ritenne mancante il nesso di causalita' tra l'utilizzazione di munizioni all'uranio impoverito (da parte di Usa e Gran Bretagna) e l'insorgenza delle malattie nei militari.
Alla richiesta di archiviazione si opposero i sindacati Uil e Ital Uil Puglia. Nell'aprile 2007, il giudice Chiara Civitano respinse la richiesta ordinando al pm di compiere, entro 90 giorni, nuove indagini relativamente alla verifica delle misure antinfortunistiche. Le nuove indagini compiute hanno indotto Angelillis a sostenere che anche in questa vicenda non vi sono reati contestabili.
Nella prima richiesta di archiviazione il pm Angelillis motivava la sua decisione anche in base ai risultati a cui era giunta la commissione presieduta dal prof.Franco Mandelli (l'ematologo che ha coordinato un gruppo di ricerca istituito dal ministro della Difesa) che nel 2002 'assolse' i proiettili all'uranio impoverito.Quella parte dell'inchiesta riguardava anche la presunta presenza di proiettili e bombe all'uranio impoverito in terra di Bari e nel Basso Adriatico e le eventuali conseguenze sull'ambiente.
L'indagine fu avviata negli anni scorsi dopo il deposito di un esposto firmato dall'allora deputato dei Verdi Vito Leccese, all'epoca dei fatti vicepresidente della commissione esteri alla Camera.Leccese chiese ai magistrati penali e militari di Bari (anche questi ultimi avviarono un'inchiesta conoscitiva) di compiere accertamenti sul rilascio in mare, per motivi di sicurezza, di proiettili e bombe all'uranio impoverito dagli aerei che tornavano, dopo le missioni di guerra nei Balcani, nelle basi militari pugliesi.
Aveva chiesto, inoltre, di verificare se nei due aeroporti militari di Gioia del Colle (Bari) e Amendola (Foggia) fossero stati custoditi proiettili all'uranio impoverito.Nel corso delle indagini la magistratura avrebbe stabilito che effettivamente proiettili all'uranio impoverito sarebbero stati caricati sui 22 aerei A-10 americani, decollati dalla base di Gioia del Colle, durante il conflitto in Kosovo.
mercoledì 7 maggio 2008
URANIO: PRONTO IL RICORSO ALLA CORTE DI STRASBURGO
Roma, 6 mag. - (Adnkronos) - "Le norme di protezione che al personale italiano sono state rese note solo nel 1999, testimoniano per la loro stessa esistenza che non si puo' escludere il rischio da contaminazione da uranio impoverito". Lo afferma Falco Accame, presidente dell'Associazione Nazionale di assistemza alle vittime delle Forze Armate, annunciando un ricorso alla Corte di Strasburgo."
Il principio di precauzione stabilisce che occorre adottare misure precauzionali in tutte le situazioni in cui non si puo' escludere che vi sia un rischio. Non e' appropriato quindi ritenere che vi debba essere la certezza di un pericolo. Del resto anche il prof. Mandelli, autore della ben nota relazione, ha scritto sulla rivista 'Epidemiologia e prevenzione' che non si puo' escludere che l'uranio impoverito sia la causa dei linfomi di Hodgkin. Le norme di protezione -aggiunge Accame- dovevano essere emanate fin da quando, dopo la guerra del Golfo, ci si e' resi conto in modo indubitabile del rischio".
Il presidente dell'Anavavaf ricorda inoltre che "l'Italia peraltro era in possesso delle norme di protezione fin dal 1984, data in cui vennero trasmesse all'Italia dalla Nato. Nell'elenco di casi di morte compilato dalla Anavavaf, e reso disponibile su Internet, si possono reperire i dati anteriori al 1996 a conoscenza della stessa Anavafaf che sono ovviamente solo una piccola parte dei casi verificatisi."
lunedì 5 maggio 2008
CASSAZIONE: MORTI URANIO, NIENTE PROCESSO ALLA DIFESA
- ROMA, 5 MAG - Non ci sara' - almeno per ora - alcun processo ai vertici del Ministero della Difesa in relazione alla morte, a seguito di tumori, di militari italiani impegnati in missioni di pace all'estero durante le quali sarebbero entrati in contatto con l'uranio impoverito. Lo ha stabilito la Cassazione che ha confermato l'archiviazione della denuncia dei familiari di Salvatore Vacca (23 anni) - il caporalmaggiore del 151/mo Reggimento della Brigata Sassari morto nel settembre 1999 per leucemia acuta, dopo 150 giorni dal rientro dalla Bosnia - presentata alla Procura di Cagliari. Il Gip, il 26 settembre 2005, aveva archiviato il fascicolo per omicidio colposo aperto contro ignoti. Nell'ordinanza che metteva fine all'inchiesta si escludeva che ci fossero gli estremi per sostenere la responsabilita' per ''condotta colposa omissiva impropria'' dei vertici dell'Amministrazione militare. In particolare, la Cassazione - con la sentenza 17693 della Quarta sezione penale - ha dichiarato ''inammissibile'' il ricorso presentato dai parenti del caporalmaggiore di Naxis (Cagliari) contro l'archiviazione. I supremi giudici hanno infatti ritenuto corretto il provvedimento del Gip che evidenziava come ''le incertezze emerse sia sul piano fattuale che sotto il profilo epidemiologico, in ordine alla possibilita' di individuare un nesso causale prevalente ed esclusivo tra la contaminazione da uranio impoverito ed il decesso di Salvatore Vacca, impediscono di sostenere che la condotta colposa omissiva impropria dei rappresentanti di vertice dell'Amministrazione militare e del Ministero della Difesa abbia potuto avere una efficacia condizionante nella produzione della morte del militare''. Senza successo, dunque, i familiari del giovane hanno sostenuto - davanti ai magistrati di Piazza Cavour - che l'archiviazione era ''abnorme'' perche' aveva ''un contenuto assolutorio adottato da un giudice, come il Gip, che non ha alcun potere in tal senso, dovendosi solo occupare della fondatezza della notizia di reato''. Ma la Cassazione ha risposto che l'operato del Gip e' corretto perche' ''non ha fatto altro che prendere atto della impossibilita' di accertare la sussistenza dell'elemento oggettivo del reato ipotizzato dai denuncianti, sulla base delle attivita' investigative, peraltro approfondite ed agevolate dalla collaborazione dell'amministrazione militare, e confortate dai risultati delle analisi sui reperti biologici''. Ad ogni modo le indagini per la morte dei militari (quattro solo in Sardegna) - sottolinea la Suprema Corte - si possono riaprire ''in qualsiasi momento su richiesta del Pm, sollecitato anche dai familiari delle vittime''.
venerdì 25 aprile 2008
Nuovo caso sospetto in Sardegna
Si tratta di un muratore di 47 anni affetto da un tumore al sistema emolinfatico, residente a Ballao, 'comune - sottolinea l'associazione - dove finora non si erano mai verificati casi di linfoma'.
L'uomo, attualmente in ospedale dopo diversi cicli di chemioterapia risultati inefficaci, aveva prestato il servizio di leva a Capo Teulada - ricostruisce il Comitato -, mentre dal 1990 al 1996 aveva lavorato con un'impresa edile all'interno del poligono di Quirra.
'La triste conta dei lavoratori ammalati o morti di tumore attorno al poligono sale dunque a 17 - sottolinea Mariella Cao, portavoce di 'Gettiamo le basi' -. A questi si aggiungano i 20 civili tra morti e malati residenti a Quirra, una frazione di 150 abitanti, i 17 militari colpiti da linfoma che hanno prestato servizio nel poligono e i 14 bambini nati con gravi malformazioni a Escalaplano'.
In Sardegna uranio e piombo nei capelli dei bambini
I risultati sull'uranio, scrive il giornale, sono emersi ufficiosamente. Gli universitari hanno analizzato il sangue e i capelli di gruppi di bambini della zona sospetta di contaminazione in Ogliastra e di altri studenti di Jerzu. E' emerso che i valori nei primi bambini sono superiori rispetto agli altri. Superiori e basta, non significa cioè che sia stato superato un livello di guardia o che ci sia una situazione di pericolo imminente.
Appare invece sufficientemente chiara la situazione emersa nel Sulcis, dove è ben noto il diffuso inquinamento da piombo che ha effetti negativi sulla crescita dei bambini. Nel 1998 sono state eseguite analisi sul sangue e nei capelli di 413 ragazzini delle scuole medie (tra gli 11 e i 14 anni) di Portoscusu, Sant'Antioco e Sestu. Nel 2002 gli esami hanno riguardato solo i capelli di 250 ragazzini di Carbonia, Gonnesa, San Giovanni Suergiu e Sinnai. Nel 2007 la stessa indagine è stata eseguita anche a Perdasdefogu ed Escalaplano. I risultati sono che nel Sulcis il piombo avrebbe un effetto negativo sulla crescita in rapporto a diversi livelli di concentrazione rilevati. Tutto normale invece a Sinnai, Sestu, Perdasdefogu ed Escalaplano dove la piomboemia non esiste.
La ricerca ha dimostrato le conseguenze negative dell'impatto ambientale delle industrie metallifere del Sulcis e l'affidabilità dell'esame dei capelli dei bambini fatto con il consenso dei genitori.