BARI, 13 MAG - Dagli atti dell'indagine sui militari italiani che furono in missione in Bosnia e Kosovo durante la guerra nei Balcani (1993-1999), e che si sono ammalati e, in alcuni casi, morti dopo essere stati esposti alle radiazioni dell'uranio impoverito, emerge 'la insussistenza di fattispecie colpose sotto il profilo della omissione della comunicazione e della precauzione' da parte del ministero della Difesa italiano.
Lo scrive il pm del tribunale di Bari Ciro Angelillis, nella richiesta di archiviazione dell'inchiesta avviata per verificare il rispetto della normativa antinfortunistica del '91.Il magistrato basa la sua conclusione sul fatto che 'il primo avvertimento sulla pericolosita' dell'uranio da parte del Pentagono e' del luglio 1999' e 'la prima direttiva del governo italiano del dicembre 1999'.
Quindi, e' il ragionamento della pubblica accusa, il governo italiano si e' adeguato alla direttiva del ministero della Difesa statunitense. Inoltre - scrive Angelillis - se 'la prima direttiva tecnico-operativa del ministero risale al dicembre 1999 (...), e' evidente che le omissioni non potevano che essere di data precedente e che trattandosi di reati contravvenzionali prescrivibili al massimo in tre anni, nella migliore ipotesi accusatoria, il reato sarebbe prescritto a partire dal novembre/dicembre 2002'.
Nell'atto il pm cita anche la missiva inviata, su richiesta della procura di Bari, dal ministero della Difesa italiano il 30 novembre 2007. Nella lettera il capo di gabinetto del ministero, gen.Biagio Abrate, allega una relazione dalla quale emerge che, 'pur esistendo fin dagli anni precedenti il 1999 una copiosa e complessa documentazione di origine Nato sui rischi Nbcr (nuclerare, batteriologico, chimico e radiologico), essa era di natura dottrinale e generica, non riferita a particolari territori, mentre l'unica comunicazione di fonte alleata sull'impiego di munizionamento all'uranio impoverito, per il Kosovo, e' stata resa dagli Stati Uniti nel maggio 1999 (il pm scrive invece luglio '99, ndr), con conseguente adozione sia da parte Nato che dell'Italia delle misure necessarie a protezione del personale impiegato in missione'.
Per quanto riguarda la Bosnia - scrive Abrate - la notizia sull'uso dell'uranio impoverito 'pervenne in data 21 dicembre 2000'. Anche in base a questa relazione, Angelillis ha ritenuto che 'non vi sia davvero spazio per ulteriori attivita' di indagine'.Prima di indagare sulle misure antinfortunistiche, Angelillis aveva chiesto l'anno scorso al gip l'archiviazione dell'indagine, nella quale vengono ipotizzati i reati di lesioni e omicidi colposi.
Il pm ritenne mancante il nesso di causalita' tra l'utilizzazione di munizioni all'uranio impoverito (da parte di Usa e Gran Bretagna) e l'insorgenza delle malattie nei militari. Il gip, nell'aprile 2007, rigetto' la richiesta di archiviazione ordinando al pm di verificare se non fossero stati violati obblighi informativi e precauzionali da parte dei responsabili del ministero della Difesa.