CASSATO IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE, I DATI VANNO CONTEGGIATI DAL 1991
Roma, 6 mag. - (Adnkronos) - "Le norme di protezione che al personale italiano sono state rese note solo nel 1999, testimoniano per la loro stessa esistenza che non si puo' escludere il rischio da contaminazione da uranio impoverito". Lo afferma Falco Accame, presidente dell'Associazione Nazionale di assistemza alle vittime delle Forze Armate, annunciando un ricorso alla Corte di Strasburgo."
Il principio di precauzione stabilisce che occorre adottare misure precauzionali in tutte le situazioni in cui non si puo' escludere che vi sia un rischio. Non e' appropriato quindi ritenere che vi debba essere la certezza di un pericolo. Del resto anche il prof. Mandelli, autore della ben nota relazione, ha scritto sulla rivista 'Epidemiologia e prevenzione' che non si puo' escludere che l'uranio impoverito sia la causa dei linfomi di Hodgkin. Le norme di protezione -aggiunge Accame- dovevano essere emanate fin da quando, dopo la guerra del Golfo, ci si e' resi conto in modo indubitabile del rischio".
Il presidente dell'Anavavaf ricorda inoltre che "l'Italia peraltro era in possesso delle norme di protezione fin dal 1984, data in cui vennero trasmesse all'Italia dalla Nato. Nell'elenco di casi di morte compilato dalla Anavavaf, e reso disponibile su Internet, si possono reperire i dati anteriori al 1996 a conoscenza della stessa Anavafaf che sono ovviamente solo una piccola parte dei casi verificatisi."