Dopo lo stanziamento di fondi qualche malato ha ricevuto notizia che potrà avere un indennizzo per stress, cioè per “paura” da sentinella, per “stress” da ipervigilanza, insomma l’uranio non c’entra. Nelle missioni di pace il militare risulterebbe soggetto ad altissima tensione emotiva che a sua volta genera una riduzione della difesa immunitaria a cui sarebbe legata l’insorgenza di tumori. Insomma il militare si sarebbe ammalato, in linguaggio casermistico, da “strizza per servizio”, una tesi poco accettabile se si tiene conto delle visite mediche psico-fisiche a cui è soggetto il volontario nell’arruolamento, e periodicamente, nei periodi di attività.
Inoltre una tesi che non si applica alle migliaia di civili abitanti in Irak, Bosnia, Kossovo, ecc. che si sono ammalati in condizioni analoghe a quelle dei nostri militari. Ed è anche inapplicabile ai militari che hanno svolto servizio nei poligoni in normale tempo di pace e dove sicuramente non c’è stress da vigilanza.
Se si pensa poi che questi casi di malattia, ormai si parla più di un migliaio (1991, secondo il GOI, il Gruppo Operativo Interforze della Sanità Militare) si sono verificati in tempo di pace c’è da chiedersi a cosa potrebbe accadere in tempo di guerra. Inoltre si tratta di una tesi che getta un’ombra sulla professionalità dei nostri militari e sulle fattibilità delle operazioni di pace all’estero. E’ comunque più probabile che i tumori causino stress piuttosto che lo stress causi i tumori (anche se nel campo dei tumori nessuna ipotesi in assoluta può essere esclusa).
Falco Accame
Presidente Anavafaf