Un militare campano, D.L.A., di 26 anni, attualmente destinato ad Udine, è tornato dall’Iraq ammalato di un tumore ed è stato operato a Napoli.
E’ in attesa di una forma di indennizzo. Avrebbe potuto usufruire, per quanto concerne l’indennizzo, della Legge 308/81 per la quale per ottenere un indennizzo non occorre la “causa di servizio” ma è sufficiente dimostrare che si è vittime di un grave infortunio, cioè un infortunio compreso nell’elenco delle infermità e lesioni gravi previsto dalla legislazione sulle pensioni di guerra. Il tumore rientra in tale elenco.
Viene invece richiesta la causa di servizio, causa di servizio che peraltro non viene concessa perché non si può provare con certezza che il tumore dipenda da contaminazione per uranio impoverito. La questione non è risolta neppure dalle recenti disposizioni del ministero della Difesa preannunciate dal Ministro nella sua audizione presso la Commissione di Inchiesta del Senato del 9 ottobre 2007.
Tali disposizioni, (che riguardano comunque solo i militari e non i civili mentre molti sono i civili che sono stati contaminati del tutto dimenticati in queste disposizioni), prevedono la possibilità di un indennizzo concesso per “stress da sentinella” (una attività che certamente i civili non svolgono).
Ma accettare la causale dello “stress” significa riconoscere per il militare la sua insufficiente idoneità psico/fisica, dote essenziale richiesta a tutti gli appartenenti ai corpi armati e che viene accertata attraverso apposite visite mediche.
A parte ciò gli indennizzi, che pare siano compresi tra i 7.000 e i 17.000 euro, non rispondono certo alla gravità dei danni biologici ed esistenziali subiti dalle vittime. Visto che molti civili dipendono dalla Presidenza del Consiglio e da altri Ministeri dovrebbe essere la Presidenza del Consiglio a emanate disposizioni valide per tutti le vittime civili e militari.
Falco Accame