mercoledì 21 dicembre 2011

La Commissione di inchiesta sottovaluta la questione

Quanto si legge su varie agenzie di stampa circa le affermazioni nella conferenza stampa di ieri, del Presidente della Commissione d’Inchiesta del Senato, Sen. Costa, circa la non esistenza di legami tra uranio impoverito e tumori sorti dopo missioni all’estero e attività nei poligoni, credo sia dovuto a dei fraintendimenti. Del resto sicuramente tale frase non è stata pronunciata nel corso della conferenza stampa a cui lo scrivente ha assistito, insieme a una trentina di altre persone, conferenza nella quale il Presidente Costa ha letto un comunicato, la cui visione è certamente disponibile a chi ne faccia richiesta.

Il fenomeno dell’uranio impoverito non riguarda comunque solo l’Italia, che vi ha avuto un limitatissimo ruolo e che si è occupata del fenomeno solo dopo il primo caso verificatosi in Bosnia (il caso del militare Salvatore Vacca, in Sardegna, nel 1999), cioè più di mezzo secolo dopo che della problematica si sono occupati ampiamente gli Stati Uniti e altri Paesi, soprattutto anglosassoni.

L’uranio impoverito è stato rintracciato nei morti di Camp Doha (11 luglio 1991), come facilmente verificabile sui vari siti web in cui si possono ritrovare articoli in merito già dal 12 luglio 1991 su “The Stars and Stripes”; il 18 luglio 1991 sul “Wall Street Journal”; il 1 agosto 1991 sulla rivista “Black Horse”; l’11 agosto 1991 su “The State” (Columbia, S.C.); il 10 novembre 1991 su “The Independent” e così via per decine di articoli, che si sviluppano negli anni almeno fino al 1998.

Ma ancor prima dell’incidente di Camp Doha vi sono le sperimentazioni eseguite in Australia su oltre mille soldati negli anni ’50 e ’60 a Marilinga e alla Christmas Island, in cui è stata sperimentata la pericolosità dell’uranio impoverito, anch’esse ampiamente rinvenibili sui siti web.

Peraltro anche in seguito alla Commissione Mandelli, lo stesso Prof. Mandelli, in un articolo a firma congiunta con il Prof. Mele sulla rivista “Epidemiologia” dell’ottobre 2001, ha scritto che non si può escludere che l’uranio impoverito sia stato la causa dei linfomi di Hodgkin e il Prof. Grandolfo, della Commissione stessa, in un’intervista a Metro ha affermato “non si può escludere che l’uranio sia letale”.

Quanto ai vaccini somministrati ai soldati italiani, certamente non si possono considerare come unica causa delle malattie. Basti pensare alle migliaia di residenti civili in Iraq, Balcani, Somalia, ecc. ammalatisi di tumori, non certo a causa di vaccini italiani a loro somministrati! E’ pur vero che ai nostri soldati sono stati praticati in numerosi casi vaccini scriteriatamente in modo massiccio, ma nessuno ad oggi ha individuato i responsabili.

Quanto alle nanoparticelle di metalli pesanti possono essere nocive. Piombo e altri metalli pesanti sono stati usati nei proiettili almeno dall’epoca di Napoleone e Garibaldi. La nocività chimica dei metalli pesanti è conosciuta da almeno un secolo, ma Madame Curie e il marito non sono morti probabilmente per le particelle ma per le radiazioni.

D’altra parte la Sanità Militare Italiana nella conferenza tenutasi al Cern il 2 ottobre 2011 ha addirittura escluso, a mio parere erroneamente, qualsiasi nocività delle nanoparticelle.

La questione di fondo, almeno allo scrivente, sembra questa, perché non sono state adottate le misure di protezione previste per i pericoli dell’uranio (e delle nanoparticelle) e dei vaccini? Chi sono i responsabili delle migliaia di casi di gravi malattie che si sono verificate? Una tragedia non può essere trasformata in farsa. L’ultima sentenza in merito all’uranio è del Tribunale di Firenze del 15 novembre 2011 e riguarda il militare Stefano Del Vecchio.


Falco Accame