“Le analisi spettrometriche – aggiunge il sito - sono state effettuate nell’ottobre del 2010 in un laboratorio di Reims su mandato del Tribunale di Cergy-Pontoise che aveva disposto l’esumazione della salma. Alcuni resti del corpo erano stati analizzati nel 2005 in Italia, ma in quell’occasione non erano state riscontrate tracce della sostanza incriminata, ma solo metalli pesanti come cromo e ferro. Questo per dire che per trovare l’uranio occorre cercarlo”.
“Per quanto riguarda gli indennizzi – continua Vittimeuranio.com - finora sono state accolte solo una piccolissima parte delle circa 600 domande presentate. La stragrande maggioranza sono state respinte per “assenza del nesso causa-effetto” tra le malattie e il servizio, ignorando le norme che prevedono che per assegnare i benefici previsti debba essere sufficiente il criterio probabilistico legato alle particolari condizioni ambientali ed operative. Per questo sarebbe auspicabile una nuova valutazione delle domande scartate. In definitiva non c'è nessun motivo per essere soddisfatti delle "prime conclusioni" della Commissione di inchiesta".
QUESTA LA NOSTRA REPLICA ALLE DICHIARAZIONI RILASCIATE DA COSTA OGGI IN CONFERENZA STAMPA
DIFESA: COMMISSIONE INCHIESTA, NO URANIO IN CORPI DEI MALATI 9 MILIONI RISARCIMENTI A TITOLO DI INDENNIZZO PER 98 PERSONE
(ANSA) - ROMA, 20 DIC - Non si puo' stabilire un collegamento diretto tra l'uranio impoverito e i linfomi che hanno colpito alcuni militari e civili impegnati nelle missioni dei contingenti italiani dal momento che non sono state trovate tracce d'uranio nei corpi dei malati. E' una delle conclusioni del lavoro di indagine della Commissione parlamentare d' inchiesta sull'Uranio, che ha ascoltato 20 esperti (auditi a titolo gratuito, precisa la Commissione) ed effettuato visite nei poligoni di tiro, come quello di Quirra, in Sardegna. ''Al momento - ha spiegato il presidente della Commissione, Giorgio Rosario Costa, in una conferenza stampa in Senato - non si puo' dichiarare che esistano tracce di uranio ne' in persone viventi e ammalate ne' nei corpi delle persone decedute''. Causa scatenante o concausa delle gravi malattie ''puo' non essere stato l'uranio ma qualunque altro metallo''. La Commissione continuera' ''gli esami per valutare l'effetto congiunto dei vaccini, dello stress, delle polveri sottili''. Intanto gli indennizzi, per cui era stato istituito un fondo di 23 milioni (''per le vittime del dovere''), sono stati assegnati a 98 persone (tutti militari) su 355 richiedenti, per un totale di 9 milioni che dovrebbe essere liquidati nelle prossime settimane: sono differenziati per singola posizione e per danni accertati. Il fondo e' ancora capiente, per cui si continuera' l'esame delle altre richieste.(ANSA).
Uranio: Commissione parlamentare, estraneo a patologie nostri militari
Uranio: Commissione parlamentare, estraneo a patologie nostri militari
(ASCA) - Roma, 20 dic - L'Uranio impoverito sarebbe estraneo alle patologie, alcune delle quali mortali, che hanno colpito negli anni alcuni militari italiani impegnati in varie missioni all'estero, dal Kosovo all'Iraq. E' questa la principale conclusione alla quale e' giunta, in una prima fase dei suoi lavori, la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uranio impoverito. Il presidente della Commissione, Giorgio Rosario Costa oggi, nel corso di una conferenza stampa, ha affermato che ''al momento non ci sono evidenze'' nell'attribuire all'uranio la causa di malattie e morti e che ''l'uranio non e' presente nelle persone viventi o decedute'' sulle quali la Commissione ha incentrato le proprie indagini. Tanto che lo stesso Costa ha affermato la necessita' ''di pensare se non sia giunto il momento di cambiare nome alla stessa Commissione''. Patologie e decessi, secondo l'organismo parlamentare, sarebbero, invece, da attribuire ''ai tantissimi metalli presenti nelle polveri sottili che hanno respirato, nelle missioni, i nostri militari, ma non all'uranio''. ''Prendiamo atto che forse le tante polveri sottili o i metalli determinano le malattie. Forse - ha spiegato Costa - alcune cause sono legate anche ai vaccini che i nostri soldati hanno assunto per le missioni''. ''La Commissione - ha infine aggiunto il presidente Costa - si e' fatta carico di rispondere alle aspettative di chi sta servendo la Patria all'estero e per questo ha contratto malattie permanenti. In questi anni di lavoro abbiamo ascoltato molti scienziati ed esperti di diversa estrazione e pensiero''.
Roma, 20 dic. (Adnkronos) - Novantotto vittime risarcite sulle 355 richiedenti, per un totale di poco piu' di 9 milioni di euro: 9.055.145.97 per l'esattezza. Ma nel corpo dei soldati colpiti da patologie connesse con l'esercizio della missione militare "non sono state trovate tracce di uranio impoverito". A farli ammalare, dunque, "potrebbe essere stato qualche altro metallo presente nelle polveri sottili". A spiegarlo, dopo aver elencato le cifre relative ai risarcimenti e il lavoro compiuto finora, il presidente della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito, Giorgio Rosario Costa, nel corso di una conferenza stampa oggi a Roma. Non e' detto che la partita sia definitivamente chiusa per chi invece non e' entrato nel novero dei risarciti. "La Commissione - spiega infatti Costa - intende comunque procedere a un esame dei restanti casi per i quali il Comitato di verifica si e' espresso negativamente". Anche perche' i fondi per gli indennizzi non sono esauriti. "Dei 23 milioni disponibili - precisa il presidente - ne abbiamo spesi i 9 che andranno a risarcire le 98 vittime che hanno ottenuto parere positivo. La restante somma e' stata impegnata con una norma ad hoc, per evitare che andasse perduta". Il lavoro della Commissione non si ferma qui, ma va avanti anche per individuare "l'effetto congiunto" di alcuni elementi, compresi "vaccini e stress", che hanno potuto costituire causa o concausa delle patologie dei soldati. Costa tiene inoltre a precisare - in tempi in cui il tema dei costi della politica tiene banco - che "i consulenti di cui si e' servita la Commissione hanno prestato servizio a titolo gratuito". Falco Accame, ex senatore e presidente dell'Associazione nazionale dei familiari delle vittime delle Forze Armate, punta il dito contro "l'incuria del ministero della Difesa su questo tema: ha iniziato la raccolta dei dati nel '96 - accusa - lasciando fuori i casi legati alle missioni in Somalia e alla guerra del Golfo, risalenti al '90-'91. Se i nostri soldati fossero stati protetti come quelli statunitensi - incalza - i danni sarebbero stati di gran lunga minori. Anche su questo aspetto, chiedo alla Commissione di prestare massima attenzione".